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Sto per terminare e per pubblicare “Fondamenti della grafica simbolizzata”: sono obbligato a trarre delle conclusioni, un bilancio rispetto a quanto ho scritto in precedenza.
La dispensa dedicata al corsivo sopra citata, pur non contenendo errori, è datata, indiscutibilmente. Per quanto riguarda le singole lettere, però, anticipo che in questo post potrò trattare solamente la “o”: è sufficiente ai fini di evidenziare l’importanza del balzo in avanti compiuto negli ultimi tempi.
“Iconografia ed iconologia…” ha costituito il libro di testo di un corso specifico, tenuto nel 2019 (dal 9 marzo al 29 giugno di quell’anno). Ne è stata anche autorizzata una pubblicazione che costituisce una sintesi molto semplificata, per scopi prettamente divulgativi. Una sintesi che ha trascurato le maiuscole del corsivo (nella dispensa del 2019 vi erano dedicate 65 pagine). Una sintesi che, peraltro, benché sia stata pubblicata nel 2020, non ha potuto tener conto dei progressi che sono avvenuti subito dopo la pubblicazione della dispensa del 2019. Nel merito, le prime scoperte hanno interessato il racconto delle lettere dello stampatello P e B, rispettivamente, nella simbolizzazione, restituiscono nonno e nonna.
In quei mesi del 2019 al vertice della grafica simbolizzata vi era lo studio delle lettere del solo corsivo, principalmente (semplifico).
Oggi la grafica simbolizzata è molto, ma molto più: all’epoca, nulla sapevamo o quasi dello stampatello, poco sapevamo dei numeri (sapevamo del “3” e di poco altro) e della figura geometrica, solo per fare tre esempi. Non avevamo approfondito le lettere maiuscole del corsivo manoscritte: ne sono derivate anche qui scoperte interessanti, specie con la recente sperimentazione legata alla stringa “Aosta”, della quale il lettore di questa pagina sa, che appartiene alla ricerca sull’ovale.
Non sapevamo che la lettera, non solo quella corsiva, racconta anche il soma dello scrivente e le ferite dello stesso (il primo che ha parlato della relazione tra il segno e soma è il grafologo Moretti, sebbene su basi altre da quella della grafica simbolizzata).
Nulla sapevamo della lettera di ogni tipo come organizzazione pittografica ed ideografica. A propria volta, queste conquiste concettuali hanno favorito più scoperte ed altrettanto ipotesi di ricerca.
La lettera, anche quella alfabetica, infatti, è effettivamente un racconto, in quanto si dimostra che si basa sulle forme dello scrivere che sono appartenute all’alba dell’umanità: il graffito, il pittogramma e l’ideogramma, con ciascuna di loro che non può elidere i due costitutivi della grafica simbolizzata: l’ellisse e il segmento di retta. La lettera racconta le storie: lo si era capito dal subito, ma oggi lo sappiamo dire in maniera più fondata (insomma, in precedenza erravamo per difetto).
La lettera che con più evidenza esemplifica questo discorso è la A dello stampatello maiuscolo (il racconto di questa lettera costituisce una scoperta di fortissimo rilievo, anche per la psicologia, ad esempio) del quale nel 2019 nulla sospettavamo: è costituita da tre “graffiti”, opportunamente orientati con il fine di dare vita ad una capanna (pittogramma), la quale rappresenta il nido del cucciolo che fu lo scrivente (ideogramma). Dal graffito alla lettera alfabetica, da un antico progenitore – detto graffito, all’ultima erede che, necessariamente, deve contenere in sé tutti coloro che l’hanno generata, in questo caso detta lettera alfabetica A, dello stampatello maiuscolo.
Finalmente, abbiamo restituito un senso concreto alle premesse che posi nel 2010: la grafica simbolizzata, nasce da una riflessione su Moretti (a mio parere è il nonno della grafica simbolizzata, a sua insaputa), e si fonda sull’ellisse e sul segmento di retta.
Tutto il resto è estraneo: ogni spiegazione del segno della grafica simbolizzata che non si fondi su questi due enti simbolici fondativi non è corretta. Non è grafica simbolizzata, è altro.
Si sta parlando del prenatale e ne sono coinvolte le interazioni condizionanti (agite su ogni millimetro interno ed esterno di noi) intrattenute con l’utero (l’ellisse) e con il canale vaginale (il segmento di retta), nonché lo spazio che ci conteneva e che abbiamo dovuto colmare prima ed attraversare poi. Si sta parlando della genesi dei fondativi basilari della lettera di qualsiasi tipo. Il simbolo, infatti, è un prodotto umano, in quanto nasce perché l’Uomo necessita di raccontarsi: a propria volta, al raccontarsi con il simbolo la grafica simbolizzata vi fa corrispondere, per l’appunto, la simbolizzazione.
E’ la simbolizzazione che crea il simbolo, perché l’uomo ha bisogno di dare un “nome” a coloro che lo hanno generato e che lo hanno posizionato nel mondo, “dicendogli”: ecco chi sei.
E’ su questa base, infatti, che si spiega la simbolizzazione, ossia il proiettarsi ed il raccontarsi con il simbolo grafico: ogni volta che tracciamo un qualsiasi tratto, anche idealmente con il dito nell’aria, noi siamo lì, in quel tracciato. Ovvero quando scriviamo una qualsiasi lettera noi ci avvertiamo (inconsapevolmente) rappresentati in ogni millimetro della stessa.
In quel tracciato, non si siamo solo noi, ma ci sono anche i genitori dei genitori detti ellisse e segmento di retta, ossia mamma, papà, nonno e nonna.
Tutto ciò, si badi, era già nelle premesse che intuii nel 2010, cosicché quando recentemente gli scienziati hanno scoperto che nasciamo già predisposti per leggere, siamo stati autorizzati a dire che in qualche modo lo avevamo già intuito. Avevamo capito, infatti, che la predisposizione alla lettura che sappiamo effettuare alla nascita è di tipo inconsapevole, in quanto si è predisposti a leggere se stessi e chi ci ha generato nel simbolo grafico. Dunque, noi distinguiamo tra la lettura consapevole che è frutto degli apprendimenti che si avviamo dal momento in cui apprendiamo ad utilizzare in maniera appropriata il linguaggio, e la lettura inconsapevole, che è innata: quest’ultimo concetto a noi lo hanno imposto le nostre scoperte.
Insomma, da quel 2019 ad oggi la strada percorsa è stata molto lunga. Il tutto prova che la grafica simbolizzata è una disciplina che si fonda sulla ricerca costante, finalizzata alla scoperta. L’errore per difetto, ossia per incomprensione insufficiente, è un ineliminabile. Non si finirà mai di capire e di scoprire.
Restando alle sole lettere corsive, è importante, anche per me, puntualizzare il cammino percorso, a partire dal momento in cui dallo studio di quella che oggi chiamiamo la semeiotica basilare (l’avvio, la fine, il concavo, il convesso, l’angolo, il tratto, ecc…) si è pervenuti ad una prima formalizzazione del racconto delle singole lettere (allora utilizzavamo il termine “significato”, errando).
CHE NE È DEL RACCONTO SIMBOLICO DELLE LETTERE CORSIVE?
Come detto in precedenza, errando, parlavamo di “significato simbolico”, ma , pressappoco dal 2020 in poi, con la nascita dell’AIDAS-DGS, abbiamo capito che il termine corretto è quello di “racconto” (il significato è il punto di vista di un osservatore esterno sul fatto raccontato inconsapevolmente dallo scrivente).
Solo nel 2019, invece, con la dispensa “Iconografia ed iconologia del corsivo” abbiamo introdotto il concetto di genesi remota del simbolo grafico. Tale genesi remota è frutto del prenatale e per lo più focalizza l’atto della nascita e la prima fanciullezza.
Detto ciò, in questo post. come base di partenza mi avvalgo di ciò che scrivevo in un post delle 27 settembre 2017 (purtroppo non più disponibile in rete, ma forse lo ripubblicheremo), nel quale esordivo con il seguente passo:
“Iniziamo dalla lettera più importante di tutte – la “o” – che merita un approfondimento, seppur breve. In grafologia è detta “ovale”. Invece si impone una distinzione tra la “o” e l’ovale, come preciso a seguire”.
Già nel 2019, però, avevamo capito che le lettere più importanti sono la “o” e la “f” (il segno dell’atto della nascita). Nei numeri, la funzione delle due lettere, invece, la si rinviene nello “0” e nell’”1” (rispettivamente, il femminile e il maschile biologicamente programmati alla riproduzione).
Ampliamenti importanti si sono avuti per effetto delle comprensioni e delle scoperte che abbiamo potuto effettuare sulla base dello studio di circa un migliaio di scritture di scolari di Milano e di Gioia Tauro.
Una lettera che nel 2019 era stata compresa in maniera insufficiente è la “u”: negli ultimi tempi, si è scoperto che è importantissima, in quanto riguarda gli affetti intimi più importanti, che si generano nell’età infantile.
Anche il racconto della “g” si è ampliato. Soprattutto, si è ampliato il racconto della “s”, con delle indicazioni che in precedenza non avevamo potuto sospettare.
Altri ampliamenti si sono registrati in po’ tutte le lettere, tra quelle che meritano più attenzione segnalo la “d” e la “q”. Da segnalare anche l’influenza che hanno le ferite corporee, che si evidenziano in più lettere.
Inoltre, nel 2017 le lettere con asta erano definite “comandamento”: già nel 2019 avevamo compreso che questo termine è improprio, tranne che per la “t” (che è un giudice, destinato a tramutarsi nel Giudice inappellabile che andrebbe scritto con la maiuscola – ad esempio, la “f”, invece, è un padre).
Infatti, si è compreso, soprattutto a partire dal 2020, che colui che “comanda” è lo stampatello maiuscolo (ordina ai cittadini), mentre il corsivo “consiglia” (alla persona, secondo l’età e secondo il genere della stessa).
RISPETTO ALLA O, CORSIVA MINUSCOLA
Nel 2017, scrivevo, che la “o” significa:
“Il sentimento e l’idea dell’Io in relazione ad ogni luogo simbolico. Se dipendesse da me, la “o” (con tutte le sue varianti più tipiche) sarebbe già un segno della grafologia morettiana. Da notare che per essere armonica la “o” dovrebbe avviarsi da sinistra e nei pressi di ore nove, il che implica che di norma la chiusura dovrebbe tornare ad ore nove e poi ridiscendere ad ore sei (ossia sul rigo di base), con il fine di collegarsi alla lettera successiva. La grafologia morettiana definirebbe questa conformazione Accartocciata e le assegnerebbe un significato negativo. Segnalo ai miei colleghi morettiani che Accartocciata, se modico, svolge un ruolo essenziale! Essenziale (ossia molto, molto di più che positivo. Senza qualche grado di Accartocciata – mi riferisco alla “o” – verrebbe meno la coesione interiore! Lo stesso sentimento diventerebbe labile. Lo potrei dimostrare e ne ho svariate conferme empiriche)! L’OVALE, invece, è un costitutivo di una lettera complessa (g, q, d..) ed esprime il sentimento e l’idea dell’Io in relazione ad ogni luogo simbolico, secondo la funzione simbolica specifica della lettera complessa coinvolta. Ad esempio, nella “g” l’ovale è il sentimento e l’idea del tutto in relazione al concepimento responsabile e consapevole”.
Nel 2019, invece:
Omettevo il riferimento al segno grafologico Accartocciata, in quanto ormai l’autonomia disciplinare della grafica simbolizzata era un fatto conclamato, ma ogni lettera, ivi compresa la “o”, era oggetto di una lunga e dettagliata trattazione, così come in figura dimostro. Nel merito del racconto di genesi, invece, scrivevo:
“La lettera “o” è la lettera del sentimento dell’Io in relazione al tutto. Essa assume questo significato in parallelo con la crescita dello scrivente.
Ci si chiede quale sia il significato che si desume dalla prima proposta del modello. Considerando che tutto è curvilineo, (omissis), il modello dice che lo scrivente bambino deve essere buono e bravo, pena la perdita del contatto (i rapporti di relazione tramite accostamento a sinistra e a destra) con mamma e papà. Dunque, la “o” dello scrivente bambino è come quest’ultimo si percepisca buono in relazione a come si avverte sostenuto dal suo primo universo esistenziale (mamma e papà). Si ha la genesi del sentimento dell’Io, che progressivamente sarà trasferito al tutto”.
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Bilancio. L’ampliamento effettuato nel 2019 è molto importante ed è coerente con il fatto che il nostro modello è di tipo Controriformato (semplificando, il destino eterno è nelle mani dell’Uomo e nelle sue opere), ma oggi si sono compresi concetti teorici e segni manoscritti che all’epoca non potevamo nemmeno sospettare. Il tutto è coerente, inoltre, con il concetto che l’ovale, al pari del tratto, è il “figlio” simbolico e simbolizzato del prenatale.
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Grazie.
Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©
