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Sto organizzando il materiale utile per scrivere “Fondamenti della grafica simbolizzata”. Sfogliando la collezione delle pagine che, dal 2014, ho pubblicato su “Diagnostica della scrittura della manoscrittura e della grafica simbolizzata” (rendo noto che qualcuno ha creduto bene di sottrarmela e di cassarla dal web: non commento) mi sono imbattuto nell’immagine che riproduco.

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Pubblicai quell’immagine il 6 dicembre del 2019, in un post avente titolo:

“Che cosa c’è scritto: “io” o “10”?

Dico subito c’è scritto “10”, ma il punto è che i due numeri sono propri del corsivo manoscritto, perché alcuni scriventi omettono il puntino della “i” (ovviamente la grafica simbolizzata ne ha scoperto la ragione). Il fatto che si possa equivocare sulla natura delle due stringhe (alfabetica la prima ed ideografica la seconda, in quanto i numeri sono ideografia) non è senza significato. Cosa implica? Risponderò in privato a chi me lo chiederà.

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Si trattava di una provocazione che però passò inosservata: eppure eravamo sul punto di una svolta teorica di straordinaria importanza.

L’AIDAS-DGS (l’associazione della grafica simbolizzata) non era ancora nata (sarà fondata qualche mese dopo, il 21 luglio del 2020) e mi rivolgevo ancora alle Associazioni grafologiche: invano. Ma per la miseria, mi dicevo, qui si sta studiando il numero (completamente trascurato dalla grafologia, al pari dello stampatello, anche se da questo punto di vista si distingue un lavoro grafologico dei colleghi di Milano), possibile che non interessi?

Vabbè, è andata così… Non interessa: amen.

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Per scrivere questo post ho intervistato lo scrivente interessato, ponendogli specifiche domande: mi ha confermato tutte le ipotesi basate sui progressi che si sono avuti a partire da quel dicembre 2019. Soprattutto mi ha confermato il racconto narrato in quei “10”: non avevo potuto comprenderlo, allora…

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Quante cose non avevo ancora capito nel 2019? Tantissime, ma è indispensabile che introduca una distinzione tra il perimetro e il tratto, nel modo che segue (era già nota nel 2019):

a) Il perimetro, appartiene al nero, ed è il costitutivo primario della lettera insieme al nero e al bianco (inglobato nel perimetro, oppure che ingloba lo stesso). Appartiene alla scrittura, ossia è un costitutivo dell’oggetto della grafica simbolizzata;

b) b) Il tratto, appartiene alla manoscrittura ed in quanto tale non è un fondativo. E’ un differenziale della massima importanza, tanto è vero che a lui si debbono fare risalire alcune conquiste relative al soma. A titolo di esempio, appartengono al tratto: la pressione, le deviazioni improprie (ciò che in grafologia è riferito alla stentatezza), l’estetica, la rozzezza, ecc…

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Ciò che avevo e/o non avevamo capito nel 2019, invece:

1) Nel tratto del secondo esempio emerge una ferita corporea, che interessa la testa;

2) Nella discesa degli uno emergono problemi alla colonna, che non so precisare: anche in questo caso è coinvolto il tratto;

3) Rispetto alla natura disarmonica delle salite dell’uno (vedi frecce blu) già sapevo, in quanto il segno non è raro (è coinvolta la figura papà) ed avevo appena iniziato a studiare i numeri;

4) La risalita del secondo esempio (vedi freccia rossa) è eccessiva (oltre che impropria, vedi il punto successivo): appartiene al calcolo funzionale (una procedura della diagnostica della manoscrittura della grafica simbolizzata, già nota nel 2019), ma in relazione a questo caso non ne avevo compresa la natura specifica;

5) I numeri del primo esempio sono rigidamente distanziati dal rigo prestampato: si tratta di un controllo del quale si era compresa la ragione già negli anni precedenti. Costituisce una novità teorica di forte interesse anche per la grafologia: i discostamenti dal rigo corrispondono a bisogni di non sentire gli stimoli dolorosi (si pensi al sollevamento dal suolo che è utilizzato quando non si vuole provare la scossa elettrica). Ciò implica che la stringa racconta “dolore”;

6) Lo scalino (il disallineamento orizzontale, vedi le spezzate verde) era stato già formalizzato (vedi anche il punto precedente), ma non se ne era compresa la ragione causale (il fatto condizionante che costituisce la genesi del segno). Tale ragione consiste in una novità teorica di fortissimo interesse anche per la grafologia e spiega anche lo stesso Scattante (è il segno del sobbalzo su base di ipersensibilità, impulsività ed emotività elevate e, che oltre alla ricchezza emotiva, comporta anche ricchezza intuitiva e il gusto per la musica);

7) I due numeri sono collegati, il che in grafologia potrebbe essere considerato positivamente. Il fenomeno è indebito ed è altamente disarmonico, in sé, e specie in questo caso. Nulla sapevo nel merito, nel 2019;

😎 La differenza tra i due “0”. In questo caso, avevo parzialmente errato nell’interpretazione (meglio dire, nella lettura) della conformazione. Infatti, avevo scambiato il convolvolo indicato con la freccia rossa nella figura 3 per l’ovale, invece no: quella conformazione non è un ovale. E’ un ovale incompleto, una sorta di “e”. Nel contesto è un segno molto brutto, in quanto indica una ferita profonda i tipo emotivo, che equivale a strappo. In generale, però, l’ovale ad “e” è disarmonico in sé e per sé;

9) La differenza tra le due stringhe, invece, la si sapeva spiegare, ma sarebbe lungo precisarla nel dettaglio. Dico solo che la seconda stringa è più spontanea e che, quindi, costituisce il “vero racconto” del numero 10, proprio della persona interessata.

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IL RACCONTO E IL COMMIATO

Non posso essere preciso: la persona interessata non mi ha vietato di scrivere nel merito, in quanto riconosce l’importanza di questi studi. Mi ha pregato, però, di essere il più discreto possibile.

E’ raccontato un abbandono, inaspettato, da un momento all’altro, che ha coinvolto la prima infanzia dello scrivente.

Perché?

Con il consenso dell’interessato, mi è consentito di spiegare solo ai membri dell’AIDAS – DGS (si possono iscrivere tutti, anche i non grafologi)…

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Grazie

Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©