==
Leggendo la letteratura del settore si evidenzia che le rappresentazioni grafiche del bambino sono lo scarabocchio e poi l’omino girino (detto anche cefalopode, oppure omino testone), che rappresento in figura: questi saggi sono molto istruttivi e li dobbiamo ringraziare.
Ma è assente una domanda e dal loro punto di vista tale assenza è giustificata. La domanda è: perché?
La grafica simbolizzata ha dovuto porsi l’interrogativo di cui sopra: la risposta è fondativa della stessa. Lo scarabocchio e l’omino girino sono la rappresentazione di due distinte fasi del prenatale, ovviamente per come le possiamo studiare noi, dalle rappresentazioni grafiche.
Lo scarabocchio (lo suppongo, in quanto sinora non lo si è studiato) potrebbe rappresentare i moti che compimmo all’interno dell’utero, mentre il testone rappresenta l’incontro con la fine del canale vaginale.
Fummo condizionati dalle operazioni che furono condotte direttamente o indirettamente sulle pareti esterne ed interne del nostro corpo quando eravamo dentro l’ente che ci inglobò (chiamato ellisse, dalla grafica simbolizzata, che è la rappresentazione in piano di un ente tridimensionale) e quando attraversammo il detto canale (definito segmento di retta, dalla grafia simbolizzata), il quale ci compresse al massimo che fu consentito. Poi fu l’aria che ci perforò le pareti interne di noi che erano deputate ad accoglierle. Infine, incontrammo un ente tridimensionale chiamato capezzolo e ci sembrò di essere tornati a casa…
Solo dopo, molto dopo, scoprimmo che quell’ente non ci apparteneva e che era distinto da noi. Riprovammo il distacco, l’abbandono, il vero taglio del cordone ombelicale ed il nostro personale cammino sul rigo del suolo …
Logicamente tutto ciò che era maggiormente aggettante (ossia ciò che sporgeva in fuori di più) ha subito maggiore compressione e dunque maggiori condizionamenti. Ecco spiegato l’omino testone.
Ciò spiega anche il fatto che (attualmente) non sappiamo dire nulla degli organi sessuali (sappiamo dire alcune cose solo relativamente al parto “sfiorito”, ossia agli aborti spontanei): non erano aggettanti. Ad esempio, sappiamo dire del naso, ma non delle orecchie (attualmente), ecc…
L’altro aspetto importante (che forse è sottovalutato da coloro che studiano il disegno infantile) è il fatto che l’omino ha una lunghezza verticale definita (invece, la lunghezza verticale non è ravvisabile nello scarabocchio: spesso è una “matassa” (un rotolo) della quale addirittura talora è quasi impossibile rintracciarne sia l’avvio sia la fine.
Perché?
Perché nel momento in cui attraversammo quel canale avemmo l’impressione di avere un inizio ed una fine ed una conformazione allungata. Abbiamo gattonato, sino a quando scoprimmo il suolo (la simbolizzazione della linea del suolo è un altro frutto di quel primitivo attraversamento) e il cammino sullo stesso: ecco allora la disposizione allungata e verticale dell’omino girino.
Ecco spiegata, dunque, la genesi dell’omino testone, per come è spiegabile attualmente dalla grafica simbolizzata.
Ma il “figlio” di quell’omino, dove lo si vede?
Lo si vede in più lettere, ma anche in particolari che non si sospetterebbero: vedi ad esempio la parola “vaffante” (è una non parola, che somministriamo talora in quanto presenta più provocazioni simboliche di forte interesse).
Nel merito ho chiesto alla persona interessata: mi risultano che hai subito botte sulla testa (la calotta): corrisponde?
Ecco la sua risposta:
“Per la botta in testa, si.
La prima non la ricordo ma ho un avvallamento sulla calotta cranica.
La seconda, invece, verso gli otto anni.
Un pugno o qualcosa di simile sferratomi da un mio cuginetto. Eravamo sulle scale di un pianerottolo e lui stava in posizione più elevata della mia.
Il colpo è stato di sicuro molto lieve, ma ricordo di essere quasi svenuta (e rimproverata l’eccessiva reazione)”..
==
Grazie…
Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©

i