(Antonio De Marco è il giovane che il 21 settembre 2020 ha barbaramente ucciso Daniele De Santis, un arbitro di 33 anni, e la sua compagna, Eleonora Manta, 30 anni, avvocato).

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Scrivo questo post anche per esprimere solidarietà ad una pagina di grafologia che in un post aveva pubblicato per intero il testo di una lettera di De Marco. Tal post è stato oscurato da Facebook, con la motivazione;

“Abbiamo confermato che non rispetta i nostri Standard della community in materia di violenza e istigazione alla violenza”.

Non commento…. si commenta da solo… Ribadisco la solidarietà alla pagina di grafologia interessata.

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Di fronte alle grafie di persone che hanno commesso fatti gravissimi ed apparente inspiegabili, ci si può approcciare secondo due possibili atteggiamenti:

1) Con l’analisi, utilizzando gli strumenti della grafologia, con lo scopo di descrivere la personalità del signore interessato. Sino a pochi anni fa era l’unica scelta possibile, anche per il sottoscritto.

2) Con lo studio. Il che implica porsi la domanda: che cosa ci insegna la grafia alla luce della biografia dello scrivente, per come lui o i fatti biografici che lo interessano raccontano? Attualmente è solo la grafica simbolizzata che ha questo punto di vista.

Ma c’è un aspetto che merita di essere evidenziato, in quanto è di fortissimo interesse disciplinare (anche della grafologia): i segni grafologici, all’insaputa della grafologia, appartengono alla biografia dello scrivente. Ossia hanno una genesi nella sua biografia e nel suo temperamento (ci si riferisce all’innato, attualmente non considerato dalla grafica simbolizzata).

Insomma, insisto su un punto: nella fase della ricerca (solo in questa fase, ovviamente) è necessario escludere dal campo la psicologia.

Ogni segno grafologico affonda le proprie radici sulla biografia dello scrivente, a partire dalla sua fanciullezza, il che è di fortissimo interesse in ambito preventivo.

Tutto ha la propria genesi nella lettera manoscritta: prevenire, infatti, può consistere anche nell’insegnare ai maestri delle elementari l’importanza del rispetto della corretta iconografia delle lettere e dei numeri. In altre parole, la didattica dello scrivere può essere un atto di forte rilievo in ambito preventivo.

Da segnalare che dal confronto tra i due approcci ne nasce che il primo– ne sia consapevole o meno – cerca di auto rassicurarsi nella bontà del proprio metodo.

Il secondo invece, accetta il dubbio, l’angoscia e l’ansia provocati dal mistero e considera inevitabile l’errore.

Dal primo approccio non ne può scaturire alcun progresso. Con l’analisi non è possibile scoprire nulla, infatti.

A noi, invece, interessa la scoperta per fini preventivi.

Nella lettera in questione si legge:

“Ma perché non sono amato da nessuna?

Ma faccio veramente cosi schifo?

Io voglio stare bene e se non posso allora faro stare male anche io ….”.

Ci interessa soprattutto la prima domanda:

“Ma perché non sono amato da nessuna?”.

Nel merito non ci interessa sapere se ciò che De Marco scrive corrisponda alla verità, ci interessa dire che quanto asserisce è ciò che egli reputa vero (nel momento in cui sta scrivendo).

Allora esiste un segno in questa scrittura che ci dice che il signor De Marco crede di non essere stato amato da “nessuna”?

Si esiste ed è conosciuto dalla grafologia, ma non ne ha compreso la genesi biografica (ad esempio, si osservino gli ovali: ne ho evidenziato alcuni).

In questa grafia, la grafia simbolizzata dovrebbe saper spiegare quasi tutti i segni grafologi morettiani che la corredano, ma sono costretto ad omettere. Ometto – lo debbo dire – anche per il fatto che non c’è stato ancora tempo per indagare a fondo la correlazione tra alcuni segni e la biografia dello scrivente.

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Grazie.

Grazie…

Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©