E poi, volendolo, potremmo parlarne (anche in privato).

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E’ POSSIBILE DEDURRE LE PRIME TAPPE EVOLUTIVE DEL BAMBINO DALLO STUDIO DELL’OVALE?

E’ in atto – il lettore di questa pagina è già stato informato – una ricerca sull’ovale, promossa dall’AIDAS – DGS. Si tratta di indagare un universo (a proposito del quale rendo noto che nel corso degli anni abbiamo già scoperto molto) e di conseguenza è quasi obbligatorio ridurre il campo alle sole lettere “o” ed “a”, minuscole e maiuscole (per ora, ovviamente). Infatti, la grafica simbolizzata distingue tra l’ovale vero e proprio, costituito dalla “o” (meglio se di tipo congiunzione), e le lettere composte “a”, “g”, “d” e “q”.

Nella nostra concezione teorica, la lettera “o” adulta è intesa come la rappresentazione in piano di un ente tridimensionale, che ingloba, e che ha il progenitore nel primo inglobante che ci accolse tutti, che per meglio differenziarlo chiamiamo ellisse. Quindi l’ovale è l’erede dell’ellisse.

Se è vero, come lo è, che l’ovale è il luogo dell’ampiezza dell’intelligenza e del sentimento dell’io, come insegna la grafologia morettiana , la grafica simbolizzata precisa che tale ampiezza è frutto di un processo evolutivo che va riferito ai luoghi simbolici e alle funzioni specifiche delle lettere coinvolte (come detto, sono interessate oltre alla “o” e alla “a”, anche la g”, la “d” e la “q”). A loro volta tali luoghi simbolici sono il frutto delle azioni agite su e per colui che diventerà lo scrivente, da due figure simboliche: mamma, soprattutto, e papà, poi.

Fatto sta che allora, così concepito, l’ovale è il luogo che già da ora (allo stato della ricerca) dovrebbe consentirci di immaginare un possibile futuro dello scrivente, in quanto se ne conoscerebbe il passato (dal passato al destino, dunque, fermo che quest’ultimo non è un ineluttabile, in quanto il cambiamento è sempre possibile ).

UN ESEMPIO MANOSCRITTO

Per esempio, la donna della fig. 3a con alta probabilità è destinata a restare sola: lo suggeriscono la sorte dell’avvio (è il luogo in cui lo scrivente condensa tutte le sue esigenze egoiche, visto che simbolizza il primo vagito vitale) e l’andamento della destra dell’ovale. Questo andamento influenza e il sentimento e l’intelligenza della persona, in quanto ogni qual volta si relaziona come donna ad un partner dopo un periodo di innamoramento (il pieno), tende a separarsene (il vuoto), in quanto, temendo di essere abbandonata, “lascia”.

Già, il segno Largo di lettere non può dirci tanto, ma non si si dimentichi che è lui il “nonno” del segno di grafica simbolizzata qui considerato: ovale asimmetrico, per indebito rilievo della sinistra, con il concavo della destra perpendicolare (il Dritta morettiano, per intenderci), con avvio e concavo della destra orfani, concavo della sinistra inclinato a destra (il Pendente Morettiano) e calibro ipercompensato. Come si è notato, nella nostra concezione anche un ente molto semplice come l’ovale è una sindrome segnica molto complessa (da considerare che ho persino omesso la sorte della fine). Preciso che il collega che effettua le perizie non potrebbe fare a meno di una tale competenza analitica (non è importante che conosca i racconti dei segni implicati).

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LA GENESI DELL’OVALE

Si è costretti ad omettere molti concetti, ma al proposito basti solo sapere che tutto fu programmato nei processi che vivemmo nell’ellisse (l’utero) e dal tunnel che fummo costretti ad attraversare (il canale vaginale) quando sortimmo alla luce (simbolicamente restituisce la nascita).

Per sintetizzare, dunque, ci si può chiedere quando effettivamente sorge l’ovale dal punto di vista di colui che è destinato a divenire lo scrivente, fermo che si è nel campo delle ipotesi teoriche.

Nella “o” il cucciolo che diverrà scrivente è inglobato da mamma a sinistra e da papà a destra: ma come si avvia questo processo (è fermo che fu programmato in precedenza dai due progenitori, detti uteri e canale vaginale, con i due che per noi sono enti simbolici)?

Di conseguenza, noi studiamo la “o” per osservare le azioni che queste due figure simboliche esercitarono sul cucciolo prima detto (mamma e papà), per dedurne le reazioni che quest’ultimo visse e che ora sono diventate la sua natura e il suo destino, fermo che quest’ultimo non è un’ineluttabile e che il cambiamento è sempre possibile, partendo dalla presa di coscienza dei condizionamenti negativi subiti: ciò è lo scopo etico perseguito dalla grafica simbolizzata.

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Si può supporre che la genesi dell’ovale si avvii quando il bambino inizia a distinguere tra se e il capezzolo. In questo momento, colei che ingloba (più in maniera intellettuale che effettiva) è mamma e il cucciolo può essere considerato disposto nella posizione orizzontale, schematizzata nella parte sinistra della Fig. 1. In questo momento, se consideriamo l’ovale inglobante mamma è dappertutto (verde) e il bambino è disposto secondo una posizione di gattonamento (i segni di grafica simbolizzata sono la L dello stampatello e il numero 2) e secondo la massima lunghezza che gli è possibile in quel momento (la grafica simbolizzata dimostra che il sentimento dell’io non è nel calibro, ossia nell’altezza, come suppone la grafologia, ma è nella lunghezza, volendo ce lo insegna anche il Disuguale metodico del calibro di Moretti).

Infatti, nella fase del gattonamento si può dire che il bambino è simbolicamente rappresentabile secondo un ovale avente solo la lunghezza (il massimo grado di Estesa, morettiano, ma all’insaputa di Moretti).

Il massimo dell’ampiezza desiderabile (volendo, gli si potrebbe fare corrisponde il valore del Largo di lettere armonico) lo si acquisisce progressivamente, il che avviene quando subentra nel campo papà, il che di per sé allarga l’ampiezza dell’inglobante e ciò avviene sempre progressivamente in armonia con l’acquisizione simbolica della postura eretta.

Tutto avviene per la promozione di mamma, in quanto è quest’ultima che autorizza papà a svolgere le operazioni manipolative del cucciolo – lei vigile e presente però – tese ad innalzarlo dal suolo, elevandolo. E’ papà, infatti, che da ore sei solleva il cucciolo sino ad ore dodici, per assumere la posizione eretta il che gli consente di pervenire ad un sentimento di sé che è in armonia con ogni luogo simbolico (sono sei, non quattro come considera la grafologia: sinistra – destra, alto – basso e dietro – avanti).

Se ne hanno più effetti (debbo omettere la questione che interessa le lettere elle, ma sono disponibile a rispondere ad eventuali domande), di fortissimo rilievo, ma l’essenziale è stato detto.

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VENIAMO ALLA PAROLA Aosta. Una prima “scoperta”

E’ una parola test che è stata inaugurata in una ricerca dell’AIDAS-DGS che ha interessato le maiuscole corsive. Ci si è accorti che questa stringa è di fortissimo rilievo simbolico, per molti motivi che qui non posso riepilogare (ma si pensi ad esempio ai confronti simbolici tra: la maiuscola A e la minuscola “o”, tra la “s” e la “t”, e, infine, tra la “t” e la “a”).

Non ci interessano quelle relazioni che si indagheranno in altri momenti. Qui interessa l’iconografia dell’iniziale maiuscola. Dovremmo avere scoperto che questa iniziale, se assume un’iconografia già scoperta, racconta una fase dell’infanzia dello scrivente e i rapporti che allora egli ebbe con nonna e la sua casa (invece nonna in sé e per sé è studiabile dalla B dello stampatello). Ne siamo certi? Ragionevolmente sì. Le conferme sono tante. Ma è coinvolta la nonna materna o la nonna paterna? Secondo voi?

Ovviamente dovremmo saper dire quale nonna sia coinvolta, ma, per l’appunto, la ricerca continua e mi auguro che qualche lettore – come nel passato – voglia collaborare. Per favore, scrivere Aosta ed inviate guido.angeloni@gmail.com: fornirò una consulenza privata e gratuita.

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Grazie

Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©