
Ho voluto bene a quel ragazzo, è stato un amichetto di quegli anni sessanta, poi ci siamo persi di vista per tantissimo tempo. Seppi del suo dramma infantile da lui, ma solo quattro anni fa, quando mi ritrovò grazie ad una ricerca su Google. Nella stessa occasione mi inviò questa scritta (l’ho ripulita – per come sono capace – da firme estranee; costituisce il retro di una foto che ci ritrae insieme ad altre persone).
Ora se ne è andato, improvvisamente, poco più di un anno fa… Vorrei citarlo nel nome (chiederò il permesso alle sue persone*), per ricordarlo, per salutarlo con affetto e con gratitudine, per essermi stato amico e per tanto altro, che appartiene a noi due.
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Che cosa ci insegna la sua grafia? Ci insegna e ci insegnerà ed anche di questo ti ringrazio amico mio… E mi auguro che ti ringrazino in tanti.. Renderò merito a questa tua scritta, e alla sofferenza che vi vedo. La renderò pubblica anche nel libro che intendo scrivere (Fondamenti della grafica simbolizzata)…
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Qui non intendo redigere la sua analisi grafologica (peraltro non avrebbe voluto), ma mi chiedo: dove la grafica simbolizzata vede il dramma di questo scrivente?
Non lo so ancora in maniera sicura (spiccano i numeri!): quanto segue sono appunti, spunti riflessivi.
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Per esempio, il taglio diagonale della “t”, che la grafologia chiama Riccio della mitomania del I tipo, che cosa ci dice, se valutato secondo i criteri della grafica simbolizzata?
Prima, però, debbo dire che quella grafia, grafologicamente considerata, se appartenesse ad una persona più avanti con l’età, avrebbe il segno Infantile (è una specie di Titubante e lo si ha con un “Grafismo adulto talmente semplice e come insicuro da sembrare infantile”), il quale ha anche molte connotazioni positive.
Va precisato, nel merito, però, ciò che segue (tratto da Moretti e preso a prestito dal Dizionario grafologico morettiano, di N. Palaferri):
“La ragione per cui in un adulto rimane talvolta la scrittura infantile, è che il soggetto ha l’evoluzione esterna che difficilmente progredisce, ha cioè tendenza a non evolversi esternamente. E qui appunto consiste la partecipazione al segno “Titubante” della scrittura infantile. Si noti che parliamo di evoluzione esterna (tratto, gesto, espressione ecc.): il pensiero e l’affetto possono benissimo evolversi» (1985, p. 498).
Il passo di Moretti non spiega le ragioni del comportamento esterno di Infantile (da ciò che si legge sembrerebbero coinvolti i soli modi espressivi dell’autoproposizione, fatto sta che questo segno, peraltro raro, anni fa lo riscontrai in un docente universitario ed in un magistrato), ma a me sembra che possa essere funzionale ad un bisogno di difesa basato sul distacco, non patologico, dal coinvolgimento emotivo che interessa le dinamiche sociali e pubbliche in genere. Insomma, lo scrivente cercherebbe di schivare le emozioni.
Se così fosse, allora tale distacco potrebbe persino favorire l’osservazione del reale (è una supposizione), in quanto non sarebbe distratta da interferenze emotive, ma solo di norma però. Infatti, una simile organizzazione, di tanto in tanto, è soggetta a sconfitte, con fortissima sofferenza, angoscia e smarrimento, in considerazione di stimolazioni particolarmente dolorose ed impreviste.
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Ho ragione?
Fatto sta che quel ragazzo del 1966 sembrava un sonnambulo (ha due espressioni della personalità, una esteriore, che sembra che se ne stia per i fatti suoi, ed una interiore, molto più ricca), in quanto apparentemente estranea a tutto, mentre nulla gli sfugge, posto che sia di suo interesse. Il ritiro in sé, in lui, infatti, è una difesa.
Detto del segno che tende ad Infantile, va precisato che quel Riccio diagonale verso l’alto, grafologia alla mano, ci dice che egli tende a sospettare delle apparenze, fantasticandoci sopra. Perché?
Sembrerebbe di poter asserire, fermo che sto parlando di ipotesi di grafica simbolizzata, che tutto ciò che ha un andamento ascendente racconti il bisogno di rincorrere in maniera fantastica e/o attiva, un risarcimento per conseguenza di un’ingiustizia subita.
E’ certo, però, che costituisca il bisogno di fuga dal qui ed ora, un bisogno che affonda le sue radici nelle fasi evolutive dello scrivente. Il grafologo, se ci riflette, potrebbe convenire sul fatto che questa genesi spieghi lo stesso Ascendente e il suo opposto, Discendente (non crede che possa sperare in un risarcimento).
Infatti, quel riccio (quando è nel taglio della “t”), per quello che sinora si è compreso, ci dice che lo scrivente racconta che ha perso una persona che lo amava. Una persona che ora è lassù.
Racconta anche che non può fare a meno di pensare a tale persona (il riccio della mitomania della “o”, invece, racconta che lo scrivente non fu creduto quando egli giurava la sua innocenza ed attribuiva la responsabilità di quanto gli si addebitata ad altri, in genere ad un fratellino).
Tutto il resto che gli attribuisce la grafologia è una conseguenza.
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E’ coinvolto un evento drammatico vissuto a quattro anni: ma allora gli ovali che cosa ci raccontano? Già, nella ricerca che intendiamo avviare, vogliamo verificare se nell’ovale siano o meno raccontate le fase evolutive dello scrivente. In questo caso, sono raccontate queste fasi?
Forse sì, ma nel senso che sono omesse. Lo scrivente ha voluto cassarle, sperando di non provare più la sofferenza e lo spavento che subì quella volta (successe tutto davanti ai suoi occhi, brr…!). Io quegli ovali li vedo ermeticamente chiusi e congelati, ma forse sto esagerando (il congelamento dell’ovale, del quale sinora non ha parlato alcuno, sarebbe un segno che una genesi molto negativa).
Tuttavia, nella loro apparente scolasticità, gli ovali non sono evoluti. Ovvero non hanno una storia. Ossia, per l’appunto, potrebbero essere congelati.
E le “a”, invece? Non hanno l’astina (in “estate”), oppure hanno l’astina distanziata (in “compagni”) e il tutto indica che l’idea di mamma genera conflittualità. Tuttavia questi segni non sono specifici, ovvero non sono rari.
Ma allora la sofferenza per lutto dove è andata finire? Nella pressione! Si tratta di un’altra scoperta della grafica simbolizzata: i tratti dell’ovale sono listati a lutto (è così che chiamo alcune espressioni dell’Intozzata II modo di Moretti)…
Spicca anche l’ultima “e” di “estate” (simbolicamente, è una mamma che abbraccia il suo cucciolo). nella parte che appartiene al Riccio della flemma morettiano (vedi freccia), che la grafica simbolizzata definisce “tratto listato a lutto che affatica il cammino”, un segno scoperto anni fa. Ma anche questo segno non è specifico, ma aiuta meglio a tratteggiare l’insieme.
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Ma la “madre uccisa” dove si vede, posto che possa vedersi?
Forse nel “9”? Potrebbe, ma non ho altre conferme.
Invece, il numero ”1” che cosa racconta? Che papà ingenerò nello scrivente molta paura.. E i “6”? Voglio pensarci ancora (qualche lettore potrebbe aiutarmi nella ricerca scrivendo 1666 ed inviandomelo, ai fini di consentirmi un’intervista? Mi sentirei obbligato a fornirgli una consulenza gratuita, fermo il segreto).
Ma spiccano i distanziamenti tra i numeri…
Perché l’ultimo sei è molto distanziato? Il sei è papà: nel momento in cui il mio amico scrive suo padre sta in galera. Peraltro, lo scrivente lo vorrebbe lontano da sé.
Inoltre, perché il sei e l’uno (sono gli unici due numeri che raccontano la figura papà, gli altri raccontano mamma e le funzioni della stessa) sono sollevati dl rigo del suolo? Lo scrivente ci sta dicendo che ci fu un momento in cui tutti e due sono scomparsi dalla sua vista.
Ecco spiegato finalmente anche la genesi ultima del disallineamento letterale (gli scalini a salire o a scendere della grafica simbolizzata, indicati con le tratteggiate), il quale comprende lo stesso Scattante Morettiano. Resta inteso, comunque, che non tutti gli scalini appartengono a Scattante, il quale si basa su uno specifico temperamento.
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Tutto “vero” quanto sopra? Del “vero” c’è, ma non posso escludere l’errore, altrimenti non avremmo bisogno della ricerca.
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Grazie.
Autore G. Angeloni – copyright – tutti i diritti riservati ©
* Si chiamava Antonio, sono stato autorizzato da sue persone a divulgare il suo nome. Ringrazio tutti, lui e loro….