Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico*dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)
Su una pagina è sorta una discussione sul n.7 dell’esempio di sinistra riportato in figura.

Ho chiesto di descriverlo e i risultati, se considerati secondo l oggetto (il “7”), logicamente in quanto non avrebbe potuto essere diversamente, sono stati deludenti.
COME SI DESCRIVE UNA “LETTERA”?
Una lettera (il “7” tale è) va descritta secondo due parametri:
Il PERIMETRO;
La FORMA.
Ciò che conta è questo: la descrizione secondo i due criteri sopra detti è di tipo OBIETTIVO (ossia è provabile o falsificabile da qualsiasi occhio, anche non esperto), in quanto tutto ha UN’ICONOGRAFIA e le iconografie sono LEGGIBILI.
Ne deriva ancora: si è parlato di “LETTURA” e di ICONOGRAFIE, il che implica che la descrizione di una lettera basata sulla “iconografia” sia anche OGGETTIVA, ossia conforme all’oggetto, il quale, per l’appunto, è nato per essere letto.
Spero che si apprezzi la straordinaria novità di tutto quanto sopra, fermo il fatto che bisognerò provarlo, ma lo si farà.
UNA VALUTAZIONE MASSIMALE DEL LAVORO DI PASTENA
Dico subito, a scanso di equivoci, che ringrazio Pastena, in quanto il suo articolo contiene dati statistici (desunti da ricerche di autori stranieri ed effettuate anche da lui) e notizie che non conoscevo: ad esempio, non sapevo che il “7” del tipo anglo americano non contempla il taglio (che Pastena chiama “traversa”), così come nell’esempio di destra riprodotto in figura.
Pastena, che ovviamente ringrazio, documenta anche che, secondo una sua ricerca, il 99% delle persone italiane che lui ha osservato scrive il “7” con il taglio.
Il dato è confermato anche dalle mie osservazioni empiriche (non so documentare un vero studio statistico), in quanto mi risultano solo due esempi di “7” sprovvisti del taglio (se ne conosce il racconto condizionante).
Il lavoro ha altri pregi, ma qui sono interessato alla provocazione costituita da quel “7”
LA DESCRIZIONE DEL “7” EFFETTUATA DA PASTENA È ESAUSTIVA?
Debbo anche precisare che Pastena scrive secondo un’ottica peritale, in quanto si impone questa domanda: è sufficiente definire in perizia quel “7” (l’esempio di sinistra) solamente con la locuzione “con traversa orizzontale”?
Certamente, se si vuole studiare un campione secondo la presenza o meno della detta “traversa”, allora questa locuzione è sufficiente. Ma per l’appunto, saremmo nella ricerca, non nella perizia vera e propria. Soprattutto – ma ciò interessa la grafica simbolizzata – non saremmo nel campo dello studio del “7” e dello studio del numero.
Il collega che effettua le perizie potrebbe obiettare che nella perizia contano il MOVIMENTO, la PRESSIONE, gli ASSI, le altezze, il tono, l’estetica, le ampiezze, i MOTI “FUGGITIVI”, ecc.. , cosicché la descrizione succinta detta sarebbe più che sufficiente.
Non posso dare torto al collega che “ragiona” in questo modo, in quanto per anni ho sostenuto ed insegnato la stessa cosa. L’argomento si basa su questo convincimento: tutto Ciò che è forma è IMITABILE, mentre sono INIMITABILI le caratteristiche grafologiche prima dette, ad iniziare dal moto, dalla pressione, dal “gesto fuggitivo” e così via.
Il collega (ed anche il sottoscritto sino a poco tempo fa) saprebbe dimostrare empiricamente che la forma è imitabile, in quanto lo può documentare con la pratica professionale ed in quanto ciò è scritto in tutti i testi peritali, anche stranieri.
UN ERRORE DEL QUALE NON SE NE AVEVA LA CONSAPEVOLEZZAEppure ci siamo sempre sbagliati: la forma ci è sembrata imitabile, semplicemente perché NON LA SAPEVAMO LEGGERE. Non l’abbiamo saputo leggere noi, come non sa leggerla l’imitatore. L’abbiamo interpretata (sta per “intuire” in maniera estimativa).Ecco, per l’appunto, alla base dell’osservazione peritale non può essere posta L’INTERPRETAZIONE, ma va posta la LETTURA. L’interpretazione, infatti, è una proiezione grafologica, oppure è un’aspettativa dello stesso tipo, ma non è detto che ciò corrisponda al dato che si osserva. Ad esempio, tutto ciò che è stato detto come inimitabile, ossia la pressione, il moto, il “gesto fuggitivo” è una “PROIEZIONE GRAFOLOGICA”, in quanto, per l’appunto, L’OGGETTO OSSERVATO NON PREME, NON SI MUOVE, NON “FUGGE” e così via. Tutto giace, tutto è inerte.Il problema è che se si erra nelle valutazioni di cui sopra, che sono estimative in quanto dipendono dall’occhio di colui che le osserva, ad oggi, non c’è un modo per dimostrare l’errore; o meglio non c’era, in quanto questo modo ci sarebbe, ma non è stato ancora testato e non è stato ancora divulgato (ce ne occuperemo – noi dell’AIDAS–DGS – a partire dagli ultimi mesi di quest’anno).
I DUE “7” SONO STATI REDATTI “VELOCEMENTE” O “LENTAMENTE”?A titolo di esempio, collega grafologo chiediti se quei due “7” siano stati scritti con “velocità” o con “lentezza” (le virgolette dipendono dal fatto che ci si riferisce a valori approssimati). Suppongo che tu sostenga che siano stati scritti con lentezza: concordo. Va bene, ma allora prova a rispondere a quest’altra domanda: come dimostri che sono redatti con “lentezza”?
UN CONTO È IL PERIMETRO UN CONTO È LA FORMA: NON CE NE ERAVAMO ACCORTI
UN CONTO È IL PERIMETRO UN CONTO È LA FORMA: NON CE NE ERAVAMO ACCORTIMa allora come se ne esce? Se ne esce in questo modo: i nostri padri non hanno errato quando hanno posto alla base della perizia grafica (condotto con metodo a base grafologica) il moto, la pressione e il “gesto fuggitivo”, ma HANNO ERRATO QUANDO HANNO DEFINITO LA “FORMA” (secondo l’ottica peritale, non secondo il genere “forma” della grafologia francese) nel modo che conosciamo.Sinora, infatti, si è confusa la FORMA con il PERIMETRO. Già un conto è il perimetro di una lettera, un conto è la sua forma. Insomma, allora la forma che cosa “è”? E’ il perimetro più tutto il restante: ossia, è il perimetro, più il moto che ebbe la mano, la pressione che esercitò la mano, il gesto che la mano eseguì con moto “fuggitivo”, l’estetica, il tono, e così via.
L’ICONOGRAFIA
Ciò implica, allora, che si sta parlando di iconografie (di immagini, insomma), ovvero ciò implica che tutto, ma proprio tutto, ha un’iconografia, anche ciò che sinora abbiamo valutato su base intuitiva, ossia su base del nostro “occhio grafologico”.Ad esempio, quei “7” sono “ lenti” (furono scritti con relativa lentezza), in quanto hanno un avvio trapezoidale (ai fini della velocità – lentezza dell’AVVIO, che la grafia simbolizzata chiama ti tipo “effettivo”per distinguerlo da quello “concepito”, che è insondabile, ne parla anche Vito Matranga, un non grafologo, in un suo recente lavoro che sto molto apprezzando: gli dedicherò uno studio specifico), una FINE dello stesso tipo e soprattutto un TRATTO non netto, in quanto se lo si osserva con attenzione (nei bordi dello stesso) è lievemente tremulo.
In altre parole, il giudizio sulla velocità (o a maggiore ragione, sulla “spontaneità del gettito”) va sempre dato a posteriori, mai in anticipo.
ANCHE LA FORMA, NE RISULTA, VA LETTA E DEVE ESSERE LETTA ma, per l’appunto, come si legge? Occorre saper dare un nome ad ogni millimetro della scrittura: lo si sa fare, ma la grafologia è troppo dipendente dalla propria semeiotica, la quale, però, acceca (attenzione, non sto dicendo che si potrebbe fare a meno della grafologia!), per lo meno nel campo della perizia e nel campo dello studio della scrittura e persino dei suoi segni (già, anche se sembra un paradosso, ma saprei dimostrarlo).
INVECE, È POSSIBILE IMITARE IL PERIMETRO?
E’ molto più facile dare un nome ad ogni millimetro del perimetro della lettera e ne darò una dimostrazione a partire dal prossimo post.Ma il punto che mi preme di dimostrare è un altro: È MOLTO DIFFICILE, SE NON IMPOSSIBILE, tranne che per il plotter (o similare), IMITARE ANCHE IL PERIMETRO (ossia il profilo letterale, o il disegno della lettera, ma non sa imitare la forma), in quanto, per lo meno (c’è da supporre che l’imitatore immetta particolari che appartengono a propri condizionamenti, ma il dato va provato), NON LO SI SA LEGGERE.
Ovviamente, decide sempre la FORMA, in quanto non si può escludere l’eventualità che possa esistere un imitatore abilissimo (ne costituiscono un esempio eclatante i “Diari di Mussolini, veri o presunti”, editi da Bompiani, che ho studiato per scopi professionali).
Se non ci si crede, si provi ad imitare il primo “7” della figura e mi si invii l’esercizio eseguito: è un altro modo di sperimentare (nel caso scrivere a guido.angeloni@gmail.com).
Nel prossimo post si parlerà delle iconografie dei modelli del n. 7 (sono più di uno, infatti).