Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)

Le due parole corsive sono: mamma e nonno. Le due parole redatte con lo stampatello maiuscolo, invece, sono: “CASA” e “DADO”.
Eseguire uno screening nei giorni nostri è cosa molto diversa dalle analoghe esperienze che ho condotto negli anni novanta del secolo scorso e nei primi anni di questo secolo: in molti casi, ad esempio, non si sanno differenziare il nome e il cognome di un bambino, e tantissime volte non se ne sa comprendere nemmeno il genere maschile o femminile.
E’ un’esperienza del tutto nuova, che apre una finestra non solo sull’oggi, ma anche sui prossimi decenni ed oltre: si tratta di capire e di essere aperti al cambiamento e all’interculturalità. Ne sono coinvolte anche le discipline che studiano la scrittura, come la grafologia e soprattutto la grafica simbolizzata.
Il bambino di prima elementare (sette anni) che ha scritto le parole di cui sopra è di origine pakistana*. Questo fatto può spiegare quelle “m” e quelle “n” che sembrano palloncini volati in cielo e quella “A” che non si sa come definire, in considerazione del fatto che la “m” è la “famiglia”, la “n” è il rapporto con l’amichetto del cuore e che la “A”, infine, è la casa di mamma e papà, ovvero è stato il nido del cucciolo che fu il bambino?
Sono coinvolte le corrette iconografie delle lettere e da questo punto di vista ne sono coinvolti non solo la forma “strana” della “A” (non si sa se sia è una sorta di “2”, oppure se sia una “A” maldestra e che è priva della salita, ossia del tratto di sinistra, come evidenziato dalla tratteggiata blu), ma anche il mancato allineamento orizzontale, delle “m” e delle “n”.
Soprattutto queste ultime, che, come detto, sembrano volare in cielo, possono essere spiegate con il pensiero magico infantile? Oppure, possono essere spiegate anche in altro modo, che non si sa capire al momento, che partono dal presupposto che le iconografie sono lette inconsapevolmente (se lo si preferisce, inconsciamente) a seconda delle età (il che spiega il pensiero magico) e del sentire delle persone, e dunque, a seconda delle nazionalità?
La risposta sembra che debba essere necessariamente affermativa.
Insomma, se ci riferiamo alla sola “m”, un bambino di sette anni di origine pakistana (sarebbe utile sapere se sia nato o meno nel nostro paese, ma non lo si sa dire, ma si sa che nella sua casa l’italiano è la seconda lingua, non parlata dai genitori) “legge inconsapevolmente” la “m” come la “famiglia”?
Suppongo (non ne posso essere sicuro, insomma) di sì, in considerazione del fatto che la “m” è un insieme coeso, ossia è l’unione “indissolubile” (secondo il modello) di tre membri, mentre la “n” è un insieme di due soggetti, il che chiama in causa l’unione intima di mamma e papà.
Semmai – ma sto sempre supponendo – il problema nasce sul concetto di famiglia: che cosa è la famiglia nella cultura, nei valori e nel sentire del popolo pakistano? Probabilmente non è solo mamma + papà + il bambino e i suoi fratelli, ma sono nel giusto?
Dunque le “m” “volano in cielo”.
Eppure il “volare in cielo” è un simbolo che, semplificando, lo possiamo considerare universale, ma cosa implica il volare il cielo di una “m”, nel presente caso? Per venirne a capo si deve ricorrere al metodo della grafica simbolizzata e alla semeiotica basilare della stessa.
In primo luogo, si osservino le frecce rosse: che cosa indicano quei collegamenti (peraltro troppo curvilinei, il che implica debolezza, in quanto all’opposto, l’angolo, indica grinta e tenacia) che vanno a finire sotto il rigo, ossia nel sotto del rigo del suolo, ovvero nel buio?
Che cosa hanno in comune le “lettere che salgono in cielo” e i collegamenti che cadono sotto il rigo del suolo? Hanno in comune questo: chi è sul rigo del suolo (il bambino) non può vedere né le une né gli altri.
Ma perché non li può vedere? Perché non ci sono più, ossia perché non sono più nel “qui” ed ora sul rigo del suolo. Sono altrove. Tutto sembra quadrare (sono costretto ad omettere le osservazioni che interessano la “A”, più molto altro, in particolare sto pensando alla “o”), ma ….
Quante cose dobbiamo ancora capire e quante sfide (anche nuove) per la nostra intelligenza! Chi avesse interesse può unirsi a noi, iscrivendosi all’AIDAS-DGS (per eventuali informazioni, scrivere a info@vigliottiangelo.it).Grazie.
* La grafica simbolizzata si distingue dalla grafologia in quanto non esprime un giudizio (o una valutazione di alcun tipo) sulla personalità e/o sulle potenzialità dello scrivente, in quanto è interessata alla storia condizionante subita da costui: si tratta di una novità di fortissimo interesse in ambito clinico, educativo e preventivo. Naturalmente, se ne potrebbe giovare la stessa grafologia. Tuttavia, grafologicamente considerata, la grafia del bambino rivela numerose potenzialità positive, basate sulla sensibilità, su un temperamento tendenzialmente estroverso ed allocentrico, la recettività e su doti potenziali di tipo intuitive e creative.