La lettera di una madre di un giovane che ha commesso un “atto folle, omicida e suicida”. Una donna che è sull’orlo della rottura e che andrebbe aiutata, “grafologia e grafica simbolizzata alla mano”…
Si sta parlando della madre del giovane informatico di Ardea che, in assenza di un movente, ha ucciso due fratellini ed un anziano signore incontrati casualmente e che poi si è tolto la vita.
Il dolore (associato a fortissimo complesso di colpa) di questa madre è autentico, lo sostengo sia come grafologo sia come autore della grafica simbolizzata.
La grafica simbolizzata è un metodo per la ricerca e la scoperta che, se avrà fortuna, è destinato ad appartenere a professionisti della psicoterapia, della psichiatria, della medicina, della criminalistica, ma, personalmente, penso che se perdesse il contatto interdisciplinare con la grafologia sarebbe un danno enorme per entrambe le discipline. Ma non posso fare tutto io e non può fare tutto l’AIDAS–DGS…
E’ la donna che si colpevolizza, a torto peraltro, ma ciò che non sa è che non ha potuto comportarsi diversamente, perché nella sua grafia c’è una cucciola che subì molte ingiustizie, più lutti, svilimenti nel senso dell’importanza, il deserto affettivo ed emotivo, e così via: ce lo dice la grafica simbolizzata.

Osservata con attenzione, con occhio grafologico e con l’occhio della grafica simbolizzata, questa grafia appartiene ad una “bimba” che fu messa sull’attenti e che aveva l’onere di ubbidire, pena la punizione e la sensazione di perdere l’amore e il sostegno di mamma e papà (la grafica simbolizzata, peraltro e come se non bastasse, informa che in giovane età ha perso un nonnino che l’amava tanto e che lei amava tantissimo).
Ma quali potrebbero essere le eventuali responsabilità di questa donna?
Lo dico con la grafologia morettiana alla mano, le eventuali responsabilità (non colpe!) sono nella sindrome dei seguenti segni: Aste rette esagerate, cenni di Parallela, Stretto tra lettere, Dritta di forte grado, Accurata di grado elevato, Parca di grado elevato, tendenza a momenti di forte angolosità (in un contesto di tendenza a Non omogenea Curva – Angolosa),
Ma la donna ha anche questi segni di forte valore intellettivo, emotivo ed affettivo: Filiforme + momenti di buona Curva + Largo di lettere di forte valore positivo+ Chiara.
Vi sono in questa donna forti bisogni emotivi ed affettivi che non hanno potuto saturarsi ed una capacità di amare in maniera intensa e coscientizzato che non ha saputo, in quanto non poté farlo quando era bimba, riversare con spontaneità e con facilità.
Di questa sua ricchezza emotiva, della sua capacità di amare in maniera profonda, purtroppo, lo hanno saputo in pochi e solo quando la donna è serena (il che avviene molto raramente, in quanto generalmente è tesa, vista la sindrome dei segni detta) ed anche di questo la donna si colpevolizza.
Si colpevolizza perché non sa distinguere tra la sua difficoltà a manifestare i sentimenti e la sua capacità di provarli. In altre parole, si avverte fredda e poco femminile: anche da qui, il fatto che supplisce con il senso del dovere.
Infatti, ha sempre anteposto il senso del dovere, in quanto è stata condizionata a percepirsi non capace di amare, e non buona, cosicché non ha avuto altra scelta che dedicarsi con eccesso di scrupolo ai suoi compiti di donna e di genitrice, con entrambe le figure vissute secondo il ruolo (sebbene sia anche orgogliosa ed ha un forte senso della dignità e dell’autonomia personale), sacrificando la sua parte emotiva ed affettiva, che tuttavia è viva ed intensa in lei, come già detto. Una parte che reclamerebbe l’appagamento, ma che lei ha percepito di dover sacrificare. Insomma, la sua è stata una vita di sacrificio.
Si giudica con molta severità, perché fu giudicata in questo modo. Si espone alla gogna (la lettera resa pubblica può essere anche spiegata come una “confessione” delle proprie supposte colpe), perché fu esposta alla “gogna” quando era piccina…Il tutto ce lo dice la grafica simbolizzata.

Prova un dolore immenso dunque.
Più dolori, ad essere precisi: il dolore di una madre che ha perso un figlio suicida, un dolore della madre di un omicida che ha ucciso bimbi, figli di un’altra mamma, e un uomo, marito di un’altra moglie.
Di conseguenza, è molto probabile che, quando avverte il dolore per la perdita del proprio figlio, possa sentirsi colpevole ed egoista, in una maniera eccessiva, nei confronti del dolore che lui ha provocato nella madre, nel padre e nella moglie delle persone uccise.
Prova più dolori associati a vergogna e a colpa e non sa trovarne una sintesi ed una priorità: quando avverte lancinante il dolore di madre, prova colpa e vergogna per il dolore che il proprio figlio ha provocato negli altri.
Un figlio che, a suo dire, non ha saputo educare e non ha saputo “sorvegliare”: sempre a suo dire, avrebbe dovuto intuire che quel giorno suo figlio voleva uccidere (è questa la “colpa” più grande che si addebita).
Ma è vero anche l’inverso: quando prova senso di colpa e dolore per la perdita delle altre vite, si avverte colpevole nei confronti del proprio figlio, a riprova del fatto che, a suo dire, non saprebbe amare.
Vi è lei, dunque, un contrasto su base di sensi di colpa e di giudizio auto–severo e scrupoloso (minuzioso, addirittura), che rende la sua organizzazione attuale molto fragile e lo testimonia il fatto che talora prova, ma senso successo, a soffocare tale contrasto (per i cenni di Parallela o se lo si vuole con Aste rette eccessive). Se non aiutata ad auto assolversi e se non aiutata ad elaborare i lutti detti, rischia la rottura.
Ecco, che cosa si legge su Repubblica online di oggi, 19 giugno 2021:
La lettera della madre: “Mio figlio non può essere giustificato”
“Come madre e moglie – ha scritto Rita Rossetti – sono profondamente addolorata e sconvolta per il gesto folle, efferato e violento di mio figlio, davanti al quale non mi do pace né ragione, come voi”. Non fa sconti la donna al suo Andrea.
“Il gesto di mio figlio – sottolinea – non può essere giustificato in alcun modo per il tanto dolore che ha provocato. Mi sento impotente davanti alla vostra tragedia e so che non ci sono parole giuste. Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano il segno e ti cambiano la vita inesorabilmente, perché indietro non si torna”. La mamma dell’ingegnere informatico autore della strage poi conclude: “Permettetemi solo di stringermi con tutto il mio dolore e quello della mia famiglia tutta, al vostro che sarà lungo e inesorabile”.https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/06/19/news/ardea_strage_lettera_mamma_rita_rossetti-306737579/
Grazie.
Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)
(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).