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Le “mode grafiche” e i “complessi di colpa”

Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

Sono coinvolti bambini di seconda elementare e quelle macchie nere, eseguite a mo’ di “mattoncini Lego”, sono cassature. Sono eccessive e tali che mi hanno indotto a definirle “tombali”: sono tutte di questo tipo, tranne, in parte, quella che è evidenziata dall’ellisse, in quanto in quest’ultima la cassatura non occulta completamente ciò che è stato cassato (si tratta di un nome di persona), per lo meno non in maniera totale.


Considerate in se stesse, anche le cassature hanno un senso, ovviamente. La cassatura si distingue dalla correzione, in quanto quest’ultima si limita a ritoccare le lettere errate e/o mal definite.
L’errore e la cassatura dello stesso (allor quando si rendesse necessaria), logicamente, sono ammessi (si tenga anche presente che ciò che desta preoccupazione è il fenomeno nel quale la cassatura occulta completamente la parola interessata, come nei presenti casi).

La grafologia, nei casi della cassatura del tipo in figura, parla di timore eccessivo dell’errore e soprattutto delle punizioni. A ciò, naturalmente, si potrebbero correlare altre indicazioni, facilmente intuibili.

Il fatto curioso, però, è questo: sono coinvolti 18 bambini di 8 anni della stessa classe elementare. Diciotto bambini su ventiquattro totali: una percentuale elevatissima (75%). Ad una prima osservazione, peraltro, le cassature del tipo qui visto sono praticamente assenti nelle altre grafie del campione considerato (383 bambini delle elementari e 246 delle medie).

Dunque, come si spiega il fenomeno qui in discussione? Sembra di poter dire che in questo caso si assiste ad un fenomeno imitativo (i bambini interessati – verosimilmente – dovrebbero aver imitato le cassature di uno o due compagnucci di classe “apripista”, perché altrimenti non si intravede altra risposta), che potremmo definire anche come “moda”.

Alcune cassature, peraltro, ad un occhio esperto appaiono “leziose”, come se i bambini interessati avessero trovato piacere ad eseguirle: insomma, una parte consistente di loro potrebbero aver “giocato”, fatto sta che allo stato il fenomeno non va assolutamente enfatizzato nella portata negativa (intendiamoci, qualsiasi fenomeno grafico non va enfatizzato, nell’età considerata). Con altissima probabilità, nella stragrande maggioranza dei casi (chiederemo di fare ripetere la prova), se ne è quasi sicuri, già da quest’anno (ora i bimbi sono in terza elementare) le cassature del tipo visto dovrebbero essere “svanite”.

Allora? Eppure il fenomeno – fermo che l’allarmismo va evitato (sempre e in tutti i casi) – non può essere preso sottogamba: i bambini andrebbero “corretti e ripresi”, con la dolcezza direttiva, sia dai genitori sia dagli insegnanti. Si presti attenzione alla “dolcezza direttiva”, in quanto altrimenti si entrerebbe in contraddizione con l’intento educativo (svilire l’importanza dell’errore). Anzi, l’atteggiamento educativo più opportuno è l’ironia, teso a squalificare l’errore, ossia la portata negativa delle parola cassata. Inoltre, è necessario anche aggiungere la proposta educativa correttiva, del tipo: quando si vuole cassare una parola, è sufficiente barrarla con una sola linea orizzontale, ecc… Con la dolcezza e con l’ironia dette…

Quale potrebbe essere il rischio (eventuale, beninteso), se non si intervenisse nei modi sopra detti? Il fenomeno delle “mode” come qui intese (bambini che imitano le lettere di altri) è sempre esistito e probabilmente è ineliminabile, ma se ci si interroga su cosa potrebbe comportare un tale fenomeno si è costretti a formulare solo ipotesi, in quanto sono assenti gli studi specifici (ma li effettueremo).

Innanzitutto, una domanda è: per quale motivo il fenomeno grafico qui in discussione – di tipo imitativo – ha riscosso un successo così elevato? La domanda va posta anche in considerazione del fatto che le conformazioni interessate sono – obiettivamente – non estetiche, ossia sono “brutte”. Dunque, non dovrebbero piacere…

La risposta non può essere che la seguente (la si ipotizza): perché tutti i bambini temono l’errore e la punizione, in quanto tutti i bambini (e non solo loro, ovviamente) errano e tutti i bambini sono “puniti” (in genere, la punizione è il rimprovero, naturalmente) per i loro errori. Di conseguenza se potessero i bambini “occulterebbero l’errore”. Il problema è che anche l’occultare l’errore, per lo meno nell’età interessata, produce sentimento di colpa e peraltro e diseducativo e la questione non merita di essere commentata.

Ecco, per l’appunto, la questione è: come si educano i bambini a gestire il proprio sentimento di colpa? Si tratta di un tema fondamentale sul quale tutti coloro che si occupano di educazione devono misurarsi, ivi compresi i genitori (anche e soprattutto da come gestiscono i loro complessi di colpa e dall’esempio che propongono da questo punto di vista).
L’AIDAS-DGS – logicamente – è interessata ad approfondire un tale tema anche in incontro formativi che coinvolgeranno insegnanti e genitori (per lo meno, lo si spera).

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Grazie.

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