Si parlerà della perizia grafica dal punto di vista della grafica simbolizzata: i “Diari di Mussolini veri o presunti” https://it.wikipedia.org/wiki/Diari_di_Mussolini, che saranno ampiamente illustrati, sono un pretesto. Lo sono in quanto insegnano ed invitano a riflettere.
Si sa fornire, infatti, la prova strumentale che costituiscono un’imitazione pedissequa di scritte autografe (in quanto non si intravede un’altra alternativa possibile, beninteso), sebbene ovviamente non si escludono “rimaneggiamenti dei testi” interessati.
Da dire che sono conosciute le obiezioni avversative che gli storici di Mussolini potrebbero apportare: infatti c’è voluto coraggio a parlare di imitazione pedissequa. Non avrei voluto parlarne, ma mi sono dovuto arrendere all’evidenza (si consideri che ho potuto studiare a lungo gli originali di due diari, dei cinque, presso la sede di Filografia che, all’epoca, era Roma, a Piazzale Clodio).
Lo ribadisco: non si intravede, allo stato, un’alternativa possibile all’ipotesi della imitazione pedissequa.
Si è anche individuata la tecnica con la quale è stata eseguita l’imitazione detta.
LA CENTRALITÀ INSOSTITUIBILE DEI METODI GRAFONOMICO E “SU BASE GRAFOLOGICA”
Non si parlerà di un nuovo metodo per la perizia grafica: i due metodi attuali (il grafonomico e “su base grafologica”) funzionano e si avvalorano a vicenda in quanto, applicando l’uno o l’altro, si giungono alle stesse conclusioni. Personalmente, come ho già scritto, nei miei elaborati attuali mi avvalgo di entrambi i metodi: benché sia un grafologo, gli studi della grafica simbolizzata mi hanno imposto la fortissima importanza probatoria del concetto del contrassegno (caratteristica grafica molto rara nella comune della popolazione scrivente), proprio del metodo grafonomico.
COME SI PROVA CHE UN ELABORATO È ERRATO OPPURE È CORRETTO?
Il vero nocciolo della questione è: posto che non esiste un metodo che possa escludere l’errore umano, e posto che è certo che io e voi che mi leggete erriamo e/o abbiamo errato, come si fa a dimostrare che un elaborato peritale è errato nelle conclusioni?
Tranne rari casi (quando l’errore si può provare su base strumentale), la risposta desolante è: non lo si può provare. Anche quando l’errore è marcato, infatti, dal punto di vista dell’Organo giudicante è tutta una questione della parola dell’uno contro la parola dell’altro.
Di norma, nel dubbio, detto Organo dà ragione al proprio consulente. Ma di chi è la responsabilità di questo stato di cose?
La responsabilità ricade su di noi, sui periti grafici di qualsiasi metodo. Ed è paradossale che nella sola perizia grafica si parli di “metodi” (oltre ai due principali detti, ne esistono anche altri), in quanto negli altri settori peritali la perizia non è altro che un applicativo specifico della disciplina scientifica coinvolta.
L’ESIGENZA DI UNA DISCIPLINA CHE STUDI LA SCRITTURA E LA MANOSCRITTURA. LA DESCRIZIONE OBIETTIVA ED ESAUSTIVA, INCONTROVERTIBILE, DELL’OGGETTO OSSERVATO
Ci si accorge che non esiste una disciplina che studia la scrittura, non si può contestare. Se esistesse, allora, si saprebbe descrivere una lettera in un modo tale che un’altra persona la saprebbe riprodurre nel suo disegno.
Ad esempio, se dicessi:
Lettera A dello stampatello maiuscolo, che si avvia dal basso, con un piccolo gancio inglobato, avente moto diagonale, proveniente da destra, con salita rettilinea e lievemente inclinata a sinistra, angolo dell’alto curvilineo, con discesa lievemente concava verso la sinistra, che resta sospesa (non tocca il rigo di base), alla cui base si registra un angolo non reattivo, eseguito con moto effettivo, al quale segue un taglio, molto distanziato dalla salita a sinistra, che ha un andamento concavo verso l’alto e che fuoriesce dalla conformazione….
A quale “A” mi sto riferendo? La n.1, la n.2, la n.3, la n. 4 o la n. 5? Ovviamente mi sono riferito alla “A” del n. 1.

L’INTRODUZIONE DEL CONCETTI DEL MODELLO ICONOGRAFICO DI RIFERIMENTO
Ma ora si provi a descrivere le altre “A” con la stessa precisione, ossia descrivendola millimetro per millimetro… non ci riuscirete, in quanto non avete un modello di riferimento. E tale modello, ecco il punto, è la lettera del modello (la A evidenziata dall’ellisse). E questo modello lo abbiamo appreso tutti, quando eravamo bimbi (in casi eccezionali lo sanno riprodurre anche bimbi di 4 anni e ne ho dato un esempio su questa pagina).
Dunque, si è introdotto un concetto: quello dell’iconografia di riferimento. Ed ogni iconografia si compone di parti, e queste parti nella A sono: salita diagonale, angolo acuto divaricato nell’alto, discesa diagonale, simmetrica alla salita, moto aereo (tratteggiata blu) di ritorno a sinistra, distanziamento (non taglio) orizzontale, perfettamente accostato alla salita e alla discesa.
IL NOME E IL COGNOME DEI COSTITUTIVI DELLA LETTERA. L’ICONOLOGIA
Come si è potuto notare, ogni costitutivo ha un nome e deve avere un nome. I rapporti di relazione tra i costitutivi (la linea di simmetria evidenziata dalla spezzata verde e la perpendicolarità sul rigo, ad esempio, ma anche altro che ometto) costituisce l’iconologia. Ecco: i due concetti sono 1) Iconografia; 2) Iconologia.
Conosciuto il modello, la lettera manoscritta può essere descritta con precisione per confronto opposizione con lo stesso, in modo incontrovertibile. In un modo che il coloro che si occupano della perizia grafica non potrebbero contestare, mentre è certo l’inverso, in quanto, per l’appunto, nessuno sinora ha insegnato a descrivere una lettera, in quanto sinora non esisteva una disciplina che studia la scrittura e la manoscrittura. Ora, invece, esiste e si chiama grafica simbolizzata.
LA LETTURA
La terza novità allora qual è? E’ questa: se tutto ha un nome, un cognome (corsivo, stampatello, numero) e una specie (maiuscola, minuscola), allora tutto si legge! Ecco per l’appunto, un modo per consentire all’Organo giudicante (ma anche agli avvocati, ai clienti, agli imputati, ecc..) di farsi una propria idea sull’attendibilità di un elaborato è quello di consentire a tutti di leggere ciò che è posto a confronto.
Quanto sopra lo si dovrà sperimentare.
IL CONTRASSEGNO NELLA NUOVA CONCEZIONE DELLA GRAFICA SIMBOLIZZATA
L’altra forte questione è il contrassegno, ma concepito in maniera diversa da come solitamente è concepito dai colleghi che si avvalgono di questo concetto (importantissimo nella perizia). Premetto subito, però, che nella perizia interessa solo la conformazione e la rarità della stessa: chiunque, oggi, volesse sostenere (fossi anche io) che le due scritte a confronto appartengono alla stessa persona in quanto hanno subito gli stessi condizionamenti, lo contesterei in maniera molto decisa. Ma ne parlo lo stesso, in quanto la questione è ben altra, come si vedrà.
Un contrassegno, nella concezione della grafica simbolizzata, non è solamente una conformazione molto rara (e dunque, si basa sulla statistica, ovvero sullo studio di centinaia di campioni manoscritti), ma si riferisce ad un episodio evento molto doloroso, subito dallo scrivente (spesso, secondo, però, il punto di vista e il sentire che ebbe nell’epoca interessata, quasi sempre ci si riferisce ad episodi infantili).
Per spiegare questo concetto ho detto ad un collega (le figg. 6 e 7): hai subito una caduta che ti procurò una forte allarme, in quanto hai rischiato di romperti le gambe. Sulle prime ha negato, poi ha ammesso: me ne ero dimenticato, si è proprio vero.
Ad un altro collega (figg. 7- 9) ho detto: hai subito una ferita sulla fronte, hai subito una frattura (o quasi) di una gamba o di un piede, hai subito un evento che ti ha fatto temere che la tua ora fosse arrivata, ma sei stato portato in salvo grazie ad un evento che ha del miracoloso. Ha confermato tutto.
COME SI SPIEGA L’AMBITO DELLA VARIABILITÀ? E COME SI PROVA QUESTA SPIEGAZIONE?
Ora affrontiamo l’altra grande questione della perizia: costituita dall’ambito della variabilità (ad esempio le persone eseguono le lettere, ma anche la firma, in maniera sempre variata).
Un caso molto particolare è costituito dalle “A” delle figg.1-5, che appartengono tutte alla stessa persona. Se supponessimo di avere una scritta in verifica con “A” del “tipo” del n.1, e le comparative (ossia le scritte autografe) con “A” degli altri tipi iconografici, che cosa potremmo concludere? Ad oggi, non c’è un modo per attribuire la A di fig.1 alla persona che ha scritto le altre A.
Qui non importa l’argomento – corretto, beninteso – che apporterebbe un collega, costituita dalla seguente obiezione: la perizia non si esegue solamente su una lettera!
Fatto sta che il collega dovrebbe saper rispondere alla seguente domanda del Giudice e/o di un avvocato: come le spiega le differenze tra le “A” a confronto? La risposta che abbiamo sempre dato (sino a qualche anno fa l’avrei data anche io) è questa: le differenze si spiegano con un normale (sic!) ambito di variabilità, in quanto la mano non è una macchina (sic!).
La mano non è una macchina, non si sapeva già? Eppure la risposta sarebbe semplice, se si riconoscesse questo principio ormai dimostrato dalla grafica simbolizzata: l’ambito di variabilità di una persona non è infinito (già!), ma indica modi diversificati di esprimere una classe di eventi condizionanti. La risposta sarebbe semplice, come si vede.
Nella fattispecie questa persona ci sta parlando della casa di mamma e di papà (la provocazione-stimolo della lettera A, dello stampatello) e ci sta raccontando più episodi-evento e anche due lutti, del quale uno subito quando era in tenera età. Non ve ne parlo, non mi credereste e non potrei biasimarvi.
Peraltro, debbo ancora ribadire: ciò che la grafica simbolizzata sostiene nel merito dei condizionamenti subiti è stato dimostrato (su base di innumerevoli interviste, del tipo in precedenza illustrato), ma non lo ha provato. Lo si proverà.
L’AMPLIAMENTO (POSSIBILE) DEL CAMPO DI INTERESSE DELLA PERIZIA SU SCRITTURA
Concludendo, se dei condizionamenti descritti dalla lettera non se ne può parlare nelle perizie, in quanto non sono stati provati e, come se non bastasse, la questione principale è costituita da questa evidenza, nella perizia grafica ciò che conta è solamente accertare l’autografia di una scritta, null’altro. Concordo!
Ma allora perché ne ho parlato? Perché già da ora si intravede un applicativo della perizia su base di grafica simbolizzata (ma bisognerà collaudarlo su base di sperimentazioni – che si faranno e che già si stanno facendo) nel quale la questione dell’autografia o meno di una scritta è un fatto minore.
Ci si auguri fortuna e successo…
Grazie.
Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo).
*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).