Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

La provocazione-stimolo del primo inglobamento

(ribadita a parti invertite dal secondo).

Per una teoria che dal disegno infantile spieghi lo schema corporeo, così come lo si rappresenta nelle lettere, giustificativa delle scoperte sinora effettuate.

Perché questo post

La provocazione che mi sta obbligando a ragionare su questa tema è l’esigenza di ideare un protocollo di ricerca sul morbo di Crohn, su proposta di una socia dell’AIDAS-DGS (grafologa e psicologa), da sottoporre all’approvazione di una Clinica Universitaria, specializzata nello studio di tale patologia. 

Nello specifico, la lettera maggiormente indagata è la “f”, in quanto le osservazioni recenti suggeriscono che questa lettera, quando è molto disarmonica, racconti anche l’apparato digerente. https://www.aidas-dgs.it/la-provocazione-stimolo-della-f-corsivo-minuscolo-ii-parte-il-modello-adulto-il-segno-dellatto-della-nascita/

Potremmo aver visto giusto, ma le osservazioni sinora effettuate sono molto poche: lo si dirà e lo si sta dicendo.  

Aggiornamento 

Ormai si è certi che le lettere dello stampatello, soprattutto, ma anche le lettere del corsivo e del numero, raccontino le ferite del corpo. E’ fermo che ciò che ancora non abbiamo capito è un oceano sterminato.

Sono implicate un po’ tutte le lettere, in precedenza erano note le ferite che si desumono dalla “E”, dal “9”, dalla “s”, dalla “l”, dalla “g” e da taluni ovalihttps://www.aidas-dgs.it/la-provocazione-stimolo-della-g-minuscola-corsiva/. Sono stati scoperti, nelle aste (“I”, “H”, “1”, “M”), indici (mi sto riferendo a tipiche angolosità) che prima li si riferiva solo all’aspetto psichico e che, invece, hanno una genesi in precise ferite del corpo (naturalmente, tali ferite non annullano il significato grafologico dell’angolo interessato). Lo stesso dicasi per tratti che li si riferiva alle stentatezze, come per esempio nella “c” della scritta “chi”.  

La svolta si è avuta ragionando, prima sulle pance (la “B”, alcune forme di “p” e di “b” e di “d”, il “3”), ma anche sullo scudo (la “D”), in particolare sono stati compresi i  racconti in precedenza non sospettati nella “S” (in questo caso, sono stato preceduto da un socio dell’AIDAS-DGS, come ho reso già noto).  

Dalla lettera G alla lettera detta ”cefalopode”

Attualmente, la crescita si è avuta nella “G”, rispetto alla quale era già noto che racconta anche le estrazioni dei denti, particolarmente sofferta, oppure l’aver indossato con molto imbarazzo e disagio l’apparecchio per i denti.

Ciò che si è imposto recentemente nella “G” (e nella sua derivata, C), infine, ha obbligato a pensare “all’omino girino e al cefalopode” dei disegni infantili, dei bimbi di tre-quattro anni (il disegno in figura è tratto da: Dott.ssa Sara Di Febo, Psicologa).

Come dal titolo di questo paragrafo, ciò che giustifica il ricorso al concetto di “cefalopode” (altrimenti detto ‘Omino  testone’) è costituito dalla concezione estesa che la grafica simbolizzata dà della lettera: il “cefalopode” è lettera, in quanto è eseguito manualmente ed in quanto tutti sanno leggerlo.

Ecco il punto: lo sanno “leggere” tutti, in ogni località del mondo, lo si è sempre letto e lo si leggerà in eterno, sin tanto esisterà l’uomo. 

Ma allora se c’è una lettera, che tutti sanno leggere, allora ci deve essere un maestro che ha insegnato a tutti gli uomini a leggerla e poi ha imposto lo scriverla. 

Chi fosse il primo maestro, il padre di tutti i condizionamenti successivi, si era capito già nel 2009-2010 (in Dalla genesi di un segno ad una nuova grafologia, secondo il simbolo della vita – sarà pubblicato nuovamente sul sito dell’AIDAS–DGS, che è in costruzione): è il primo inglobamento (colui che diventerà chi legge e scrive era un punto inglobato in una sacca tridimensionale).

Da precisare, in quanto è una condizione essenziale, che il primo inglobamento è ribadito a parti invertite nel secondo inglobamento (il soggetto ingloba un oggetto che solo molto dopo scoprirà che è distinto da sé, costituito dal capezzolo)

Insomma, tutto è programmato geneticamente, secondo finalità che nel 2009-2010 volli riferire al “simbolo della vita”. 

Ciò che nel 2010 non era stato compreso è che, se ogni individuo è obbligato a raccontarsi per confronto/opposizione con un ente tridimensionale che lo conteneva e che poi lui conterrà, obbligatoriamente le prime produzioni grafiche di tale racconto devono necessariamente basarsi sulla rappresentazione in piano di tale ente tridimensionale: il “cefalopode”, per l’appunto.

Onestamente, questo progresso si è avviato solo a partire dagli ultimi mesi (un paio di anni fa), quando si formulò il concetto di lettera, prima detto.  

Posso congedarmi, in quanto il lettore già conosce la teoria relativa al I inglobamento, poiché ne ho parlato molte volte, ma se si desidera si può continuare la lettura dopo i ringraziamenti e il commiato finale.

Chi ne volesse sapere di più, può scrivermi sulla mia chat privata (Guido Angeloni).

Per informazioni sul come associarsi all’AIDAS-DGS, invece, scrivere a info@vigliottiangelo.it.

Grazie

(Da La Grafica simbolizzata – Teoria e metodo ideati da Guido Angeloni

IL I inglobamento

Al concepimento, ogni individuo umano può essere rappresentato come un punto inserito dentro una sacca tridimensionale: il primo inglobamento. Si  avranno così gli effetti di condizionamento basilari  che seguono:

1. Ad un certo punto, l’individuo iniziò a percepire, da questo momento inizia  il primo abbozzo di un programma di condizionamento (una sorta di DNA di tipo simbolico).

2. Il sentire  è un concetto molto importante nella grafica simbolizzata.  che in seguito sarà ribadito e indurrà al anelare l’eternità;

3. Dal momento in cui iniziò a percepire, l’individuo intrattenne rapporti comunicativi con ciò che lo circondava;

4. L’individuo inoltre trovò riparo, protezione e nutrimento dal suo inglobante, ma per lungo tempo, si è indotti a supporre, non poté distinguere tra sé e ciò che lo alimentava  e che lo conteneva;

5. Era destinato ad espandersi nelle dimensioni sino ad un massimo consentito, (il che conferì la prima “percezione” di un limite soggettivo), e ad avvicinarsi progressivamente alle pareti del proprio inglobante. Il limite di espansione lo obbligheranno da subito alle concezioni simboliche dello spazio-tempo;

6. Si suppone che la “distinzione” tra se stesso e ciò che lo nutriva e lo inglobava, sia avvenuta mano a mano che si accresceva nelle proprie dimensioni; 

7. Vari studiosi hanno dimostrato che ad un certo punto iniziò a percepire persino suoni ed altro provenienti da un luogo esterno a dove era lui: si è trattato di un insieme immateriale e pure “presente”. Inizia a strutturarsi un altro  abbozzo di programma di condizionamento che, in seguito, avrebbe  indotto a immaginare distinti universi esistenziali e distinti modi di esistere; 

8. Solo quando giunge al massimo dell’espansione possibile, l’individuo poté “percepire” (sentire) tutto il suo inglobante;

9. Si trattava di un ente tridimensionale, tendenzialmente sferico, che aderì ad ogni luogo di lui e gli instillò la prima idea tridimensionale di sé inglobante e di lui individuo. Un’idea che, sul piano simbolico, la si condensa in alto-basso, sinistra-destra ed avanti-dietro.

10. Subito dopo, tuttavia, l’inglobante lo espulse, catapultandolo  in un altro universo esistenziale. Nasce così un abbozzo di programma che indurrà l’individuo ad immaginare la fine e anelare all’eternità. 

Dunque, sul piano simbolico, tutto era iniziato con un punto che fu indotto ad espandersi secondo un massimo che era già programmato in lui e per lui (tale programmazione costituiva la sua natura, la sua funzione e il suo destino, (vale a dire la sua storia di allora, del passato e del futuro) sino ad un punto limite, dopo il quale, per uscire dal proprio inglobante dovette contrarsi al massimo che gli fu consentito. Se ne ricava che, per conseguenza di programmi prestabiliti, la legge universale a cui quel punto (simbolicamente, l’individuo) dovette sottostare è grafologicamente definibile come espansione-contrazione, con i due poli che si rincorrono ciclicamente.

I processi di condizionamento subiti durante lo stadio sopra descritto, coinvolgono anche e soprattutto funzioni fisiologiche indispensabili alla vita, ma alla grafologia interessano solo quelli che possono essere concepibili come grafica simbolizzata (ad esempio, il respiro e il battito cardiaco, oggetto della medicina, sono anche pensabili come momenti della legge universale, di espansione-contrazione che, invece, è di fortissimo interesse simbolico. 

Ciò che a questo punto interessa è costituito da: 

11. Da quel momento dell’espulsione in poi, l’individuo dovrà “convivere” con l’idea introitata di un luogo che lo inglobava, in cui gli è impossibile tornare e a cui non seppe dare un nome.

12. Benché gli fosse stato possibile, per un brevissimo arco temporale della sua esistenza “percepire” le pareti del suo inglobante e persino chi fosse esterno allo stesso, non seppe mai chi fosse al “di sopra” di chi lo inglobava (la circonferenza blu di fig.4) ossia, non seppe mai chi generò tali pareti (simbolicamente, ciò che poi si tramuterà in alto-basso e progressivamente in ogni luogo simbolico, secondo un insieme tridimensionale, tendenzialmente sferico).

13. In conclusione, tutto dice che l’individuo, se vuole conferire a sé stesso senso e destino (cfr. punto 8), deve cercare di “ripetere” le fasi simboliche vissute nel primo inglobamento, ossia progressivamente, dilatandosi sino al massimo che gli è possibile, da un certo momento in poi, solo in maniera intellettuale. 

14. Egli dovrà camminare su un rigo del suolo (prima fluttuava), sino alla fine del cammino, in cui, simbolicamente parlando, sarà nuovamente espulso, questa volta dalla vita. E’ lecito supporre tuttavia, in coerenza con il tutto (in particolare, cfr. punti 1 e 6), che la fine del cammino non sia sentita come la fine dell’esistere, sebbene alcuni uomini possono essere di avviso diverso, naturalmente, ma si tratta di una concezione intellettuale;

15. Di conseguenza tutto lo indurrà a percepire, in maniera progressiva, (come fu nel suo passato remoto), un inglobante; tendenzialmente sferico, che prima riferirà, verosimilmente, ad agenti naturali (il cielo e la terra, supponiamo), ma che poi lo indurrà ad interrogarsi su ciò che ingloba tali agenti naturali. Dovrà ammettere così l’esistenza del Mistero, come gli fu misterioso l’ inglobante del suo inglobante. 

16. Sinora si sono schematizzati abbozzi di programmi di condizionamento sui quali si edificherà il simbolismo universale così come concepito dalla grafica simbolizzata, ma sono indispensabili altri processi di inglobamento, che hanno la funzione di ribadire e portare a esito maturo tale simbolismo.


Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

Leave a comment