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La provocazione-stimolo della lettera “e” corsiva minuscola.

Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)

Si faranno dei seminari di poche ore: le conformazioni disarmoniche si apprendono con molta facilità. Sono coinvolte lettere e tutti sanno leggere le lettere. Si tratta di apprendere a leggere in un modo nuovo, sono sufficienti pochi minuti per ogni lettera, non esagero. Le lettere raccontano: la scoperta è questa.

Ragionare dal punto di vista dell’iconografia delle lettere consente a tutti – anche ai non specialisti – di leggere (per l’appunto, “leggere”) i racconti del disagio esistenziale dello scrivente e, di conseguenza, facilita la prevenzione, anche quando il malessere non è manifesto (come nel bambino della figura, che sicuramente è “bravo”, “buono” ed ubbidiente”, apparentemente sereno. Il bambino occulta il proprio vissuto interiore talora anche con la vivacità apparente, per il bisogno di risultare gradito all’ambiente, ma tende verso la polarità depressa). Si tratta di una novità di fortissimo interesse per il genitore, per il maestro, per lo specialista e, persino, ma se lo volesse, anche per il grafologo.

Nel bambino di III elementare detto, che in potenza è molto valido, le lettere disarmoniche sono tante: 

– Ad iniziare dalle “a” e dalle “o”;

– le “c” e la “e”;

– le “s”;

– le “n” e le “m”;

– la maiuscola “l”;

– le “g”;

– soprattutto le “t” (peraltro, la “t” evidenziata il bambino l’aveva omessa, infatti, appartiene alla correzione della maestra).

Sono coinvolti racconti che hanno un’unica matrice: la sensazione della solitudine e dell’essere indifeso. Il bambino ha subito un abbandono e non si avverte voluto bene e, di conseguenza, si colpevolizza. Per contro, non siamo autorizzati a sospettare che “mamma e papà” non lo amino, anche se il bimbo li percepisce lontani, perché molto probabilmente non possono dedicargli il tempo che vorrebbero, in quanto sono entrambi impegnati nel lavoro, tutto il giorno. Si tratta di una situazione tipica.

Ma mamma e papà non sanno però che il loro bimbo si avverte trascurato: soprattutto, la “e” ci dice che avrebbe tanto bisogno di essere ancora abbracciato e coccolato. Sì, sarebbero sufficienti un po’ di coccole, i sorrisi, gli abbracci, i complimenti, le esortazioni, la dolcezza direttiva, ecc…

ICONOGRAFIA ED ICONOLOGIA DELLA “e”

Sul piano iconografico, gli organi principali della lettera del modello (la provocazione-stimolo) sono tre:

1) Il riccio della elevazione (il filetto). Nella lettera manoscritta armonica, deve partire obbligatoriamente dal rigo di base (altrimenti non ci si è avvertiti abbracciati);

2) L’asola. Deve essere abbastanza ampia e proporzionata. Nella genesi è il luogo in cui il cucciolo si avvertì inglobato dalle braccia di mamma;

3) La discesa. Deve essere concava, altrimenti l’abbraccio fu rigido.

Nella lettera manoscritta, se i primi tre costitutivi sono armonici, allora il quarto conseguentemente è:

4) Il concavo basale, finale, effettivamente concavo verso l’alto ed abbastanza ampio. Nella grafia del bambino, invece, il concavo basale è angoloso (ultima riga), oppure non tocca il rigo (ultima riga) ed almeno una volta affonda nel basso (in “fece”, prima riga, ultima “e”).

Come si intuisce, si è in un’età in cui la “medicina” è l’abbraccio amorevole e protettivo: la “e”, in questo caso, ce lo conferma.

Si è volutamente trascurato il fatto che la “e” è anche un opposto della “c” (indica apertura verso la destra, come ormai il lettore sa, che mamma favorisce nella fase in cui il bimbetto giocava con i propri coetanei), ma se ne parlerà a seguire. 

LA PROVOCAZIONE-STIMOLO DELLA “e”

Questa lettera, nonostante le apparenze, ha un’iconografia complessa (ad esempio, è anche una piccola “l”): ci si deve limitare all’essenziale.  

– Nel racconto di genesi, gli schemi spaziali della “e” raccontano di quando mamma stringeva con un abbraccio tenero, affettuoso e protettivo il cucciolo a sé (il tutto nell’asola). Poiché la “e” un’opposta della “c”, la “e” racconta anche che l’apertura del bambino verso la destra simbolica non era sconsiderata, in quanto si verificava quando egli si avvertiva al sicuro. Nell’epoca del prescrivente delle elementari, quando l’asola ormai è il luogo simbolico dei contenuti ideativi, nel racconto di genesi la “e” racconta di un bambino che ha appreso a non tradire il segreto di un amichetto; 

– Nel racconto “adulto”, gli schemi spaziali della “e” raccontano di un’apertura a destra opportunamente guidata sia dalla ragione sia dal sentimento di chi ormai ha appreso quando aprirsi e quando, invece, essere cautelato, e che ormai sa ciò che è bene che comunichi agli altri e ciò che, invece, è bene che tenga celato. In opposizione alla “l”, la “e” è anche la lettera dell’adulto che sa stare bene e divertirsi anche da solo, se occorre.  

Per chi volesse saperne di più https://www.aidas-dgs.it/seminario-sul-corsivo/

Grazie

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