La lettera C
La regola fondamentale che il lettore deve tenere presente (sempre, in ogni lettera) è la seguente:
– Ogni millimetro di una lettera manoscritta (nota: ci si sta riferendo al perimetro della stessa) costituisce una specifica sequenza di azioni aventi uno scopo (il racconto simbolico della lettera interessata) agite per o sullo scrivente, ormai apprese da costui. A propria volta, l’apprendimento sta per condizionamento, cosicché lo scrivente sarà costretto a ripetere le azioni condizionanti.
La lettera “c”, sulle prime, potrebbe apparire una lettera banale, in quanto sembrerebbe di facilissima esecuzione. Eppure, al contrario, è la lettera che è quasi impossibile imitare: lo si è provato negli anni passati, con sperimentazioni. La ragione consiste nel fatto che in questa lettera sono ravvisabili racconti simbolici (si riferiscono alla lettera del modello) e simbolizzati (si riferiscono alla lettera manoscritta) che si riferiscono alle primissime fasi evolutive e che, in seguito, trasmigreranno in tutte le età dello scrivente. Insomma, sono coinvolti condizionamenti insopprimibili. Se sinora coloro che effettuano le perizie non si sono accorti dell’importanza di questa lettera (come detto è inimitabile) lo si deve al fatto che non sanno descrivere la lettera (tutte le lettere, ma occorre precisare che ogni particolare di una manoscrittura appartiene alle lettere: non lo si può contestare).
L’AZIONE CONDIZIONANTE (LA LETTERA DEL MODELLO)
Nel modello infantile (fig.135), tutto (il perimetro) è agito da mamma, il cucciolo è inglobato all’interno del concavo a destra (nel secondo esempio, che è nettamente da preferire, vi corrisponde l’ellisse blu).

Sono in essere azioni basilari, in quanto:
– Nel racconto di genesi, gli schemi spaziali della “c” narrano quando mamma assisteva il cucciolo nei primi giochi con gli amichetti. Era una mamma che garantiva alle altri madri il proprio cucciolo quando giocava con i loro figli, nel mentre era vigile a prestargli eventuale soccorso e sostegno (il puntello, la freccia rossa).
Nel modello ideale “voluto” dal modello, crescendo, colui che legge scrivendo (lo scrivente) dovrebbe eseguire una “c” abbastanza ampia.
L’ampiezza ideale dovrebbe essere del tipo indicato in fig.136 con b. Infatti, la “c” armonica dovrebbe essere inscrivibile in un ovale avente un buon equilibrio tra la dimensione verticale, che dovrebbe essere lievemente prevalente, e quella orizzontale. Nei due casi opposti (in a) predominio della dimensione orizzontale – in c) predominio della dimensione verticale) mamma non ha favorito nel cucciolo e nel bambino il contatto giocoso con i coetanei: si consulti la didascalia della fig.136.

Il modello infantile della “c”, per effetto delle provocazioni didattiche (con l’automatizzarsi del gesto, in bambino apprende a rinunciare all’orpello del puntello, che è destinato ad elidersi – un esempio, negativo, di grafia adulta che mantiene ancora il puntello lo si ha in fig.142),

diviene del tipo indicato in figura con b) e progressivamente, con la crescita, si tramuta via via nel racconto adulto. Il racconto del modello adulto, ovviamente, suppone che le fasi evolutive del bambino siano armoniche, cosicché se ne ha quando segue:
– Nel racconto “adulto”, gli schemi spaziali della “c” narrano di un adulto che si avverte incuriosito e sicuro nell’incontro con nuove esperienze. Ciò sul piano simbolico e simbolizzato restituisce un’apertura spontanea a destra (il luogo del nuovo, dell’altro e così via), adattiva (non incauta, e promozionale sia dello scrivente e sia dell’ambiente).
La ricerca sulle “C” manoscritte
E’ coinvolta la simbolizzazione, la “c” manoscritta racconta come lo scrivente visse le prime esperienze evolutive per confronto-opposizione con il racconto di genesi di questa lettera, già noto. Da segnalare che il racconto di genesi della “c” (e di tutte le lettere) permane in tutte le età dello scrivente.
La ricerca ha confermato il racconto di genesi: la “c” è effettivamente la lettera che racconta le prime esperienze di gioco dello scrivente. Tuttavia è emerso che questa lettera, come tutte del resto, registra eventi esterni traumatizzanti (episodi che hanno allarmato, anche apparentemente banali per un adulto, come ad esempio una pallonata in faccia) che hanno coinvolto la zona dell’occhio, oppure l’occhio.
A tale proposito, alcune “c” manoscritte raccontano che lo scrivente bambino indossava gli occhiali con molto disagio, in quanto lo limitavano nei giochi di gruppo, che gli incutevano apprensione (per timore che potesse ferirsi).
Da segnalare ancora che la ricerca ha consentito di comprendere la genesi del Convolvolo del III tipo di Moretti (l’occhiello che in fig.157 è evidenziato con la freccia). https://it.wikipedia.org/wiki/Girolamo_Moretti
Nel merito della fig.157 (è tratta da una dispensa universitaria, I segni grafologici, criteri di misurazione e di ricerca, scritta nell’anno 2000) c’è anche da dire che quel riccio evidenziato dalle manine non significa ciò che allora insegnai, in quanto lo si sosteneva (e lo si sostiene ancora) in grafologia: l’inconscio, la sensualità non c’entrano nulla.
Soprattutto il riferimento all’inconscio è una sciocchezza (il lettore tenga conto che sto in primo luogo auto criticandomi): lo scrivente ricorda molto bene l’evento condizionante. Sull’altro piano, c’è una fame di affetto, inappagato e che, nella percezione dello scrivente, all’atto pratico è inappagabile.

In ultimo la ricerca ha confermato ciò che si supponeva: la “c” è effettivamente una lettera “spia”. Insomma, questa lettera (soprattutto) va considerata sia in se stessa, sia in relazione alla provocazione stimolo delle lettere contigue. Soprattutto, è molto espressiva la relazione “che”, in quanto la lettera “h” è la lettera che impone la puntualità, il non cadere in tentazione e nel non indurre in tentazione (nella genesi, per le bimbe). Una relazione “che” particolarmente disarmonica (anche nella “h”) si ha in fig.151.

La ricerca continua, ovviamente.
Per chi volesse saperne di più https://www.aidas-dgs.it/seminario-sul-corsivo/
Grazie
Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)
*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).