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La prova in perizia

Come si progredisce e si prova nella perizia grafica? Verso un “metodo” avente a base la grafica simbolizzata che porti a sintesi, sopravanzandolo, ciò che sinora si è dimostrato valido nel campo della perizia

Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)

IL METODO GRAFONOMICO È AVVALORATO DAL METODO GRAFOLOGICO ED È ANCHE VERO IL VICEVERSA

Sul tema della perizia, nei due post precedenti ho parlato come un grafologo ed in difesa della professionalità dei colleghi grafologi italiani, alcuni dei quali, peraltro, muniti di laurea e/o di diploma universitari specifici (solo nel nostro Paese). 

Un’ultima parola rispetto all’oggetto dei due post precedenti: i due metodi principali che sono utilizzati nel nostro paese (e non solo), il grafologico e il grafonomico, con quest’ultimo che è adottato da quasi tutte le polizie scientifiche del mondo, si avvalorano a vicenda, in quanto i due, errore umano a parte, rispetto all’autografia o meno di una scritta, giungono alle stesse conclusioni. In quanto, inoltre, un Consulente con formazione grafologica sa condurre la critica di un elaborato redatto con metodo grafonomico, ed in quanto è vero anche il viceversa.  I due metodi posti a confronto non si contraddicono, sono collaudati da decenni e dalla stragrande maggioranza dei periti del nostro paese e ciò basta. Qualunque altro metodo, dal mio punto di vista, parlasse anche in “inglese – americano”,  nel nostro Paese, ha l’onere di dimostrare di non essere in contraddizione con i metodi suddetti. 

Dunque, il metodo su base grafologica e il metodo grafonomico sono entrambi validi, tanto più che partano dalle stesse premesse (la grafia è un prodotto del cervello, il che comporta che l’analisi del moto e del ritmo è posto alla base dei due), cosicché, se ne sia consapevoli o meno, la messa in discussione dell’efficacia di un metodo, coinvolge anche l’altro e viceversa. 

Faccio notare, però, che la perizia senza la grafologia perde la scienza di riferimento (nel metodo morettiano, la perizia su scritture è un applicativo della grafologia generale, potremmo dire), e diverrebbe un insieme di tecniche, peraltro prive di “anima”.  Infatti, è anche in gioco una questione di etica: l’etica di un perito grafologo è diversa (dovrebbe essere diversa) da quella di un perito non grafologo, anche quando i due perseguono il giusto (ossia quando sono al servizio della Giustizia), ma sul punto non posso dilungarmi. 

PRIMI LINEAMENTI GENERALI DI UN POSSIBILE METODO BASATO SULLA GRAFICA SIMBOLIZZATA

Saprei applicare il metodo grafonomico. Il concetto di questo metodo che andrebbe valorizzato, a mio parere, è quello del contrassegno (caratteristica grafica rarissima nella comune della popolazione scrivente e, dunque, altamente individualizzante), che tuttavia va ripensato, nel modo che preciserò e tenendo conto che la scrittura è molto cambiata dal tempo in cui fu formulato (negli anni venti del secolo scorso). Personalmente, negli ultimi tempi, nelle premesse metodologiche dei miei lavori, scrivo che mi avvalgo sia del metodo grafonomico sia del metodo grafologico, opportunamente integrati. 

L’integrazione consiste in questo: ogni valutazione peritale, anche quella che sinora si basava sull’intuitivo (ossia sulle facoltà percettive di un occhio addestrato, come nel caso della velocità – lentezza, del ritmo e di molto altro ancora), può essere resa obiettiva, ovvero può essere descritta in una maniera tale che chiunque, anche il lettore non esperto, sa apprezzarla. 

Il tutto lo sto sperimentando nei miei lavori recenti, ma sarà oggetto di sperimentazioni e di ricerche, nell’ambito dell’AIDAS-DGS.  

Naturalmente, ciò che si deve mettere a punto è un “metodo” (poi non lo si chiamerà più in questo modo) che, se considerato e dal punto di vista del metodo grafologico e se considerato dal punto di vista del metodo grafonomico, deve risultare “inattaccabile”.  Soprattutto deve risultare convincente e fondato per il lettore giudicante e ciò, se lo si proverà, di per sé, come tutti i colleghi e gli addetti ai lavori potrebbero testimoniare, costituirebbe una svolta.

In altre parole, vale per la grafica simbolizzata ciò che vale per ogni altro approccio peritale applicato alla scrittura: non deve contraddire ciò che si è dimostrato valido, tanto è vero che tutto ciò che è dimostrato come valido, logicamente, è già una indispensabile integrazione interdisciplinare del “metodo” che si vorrà. Naturalmente, si vorrà dimostrare (ossia si ha l’obbligo di dimostrare) che si sopravanzano entrambi i metodi attuali, portandoli a sintesi. 

L’AMBITO APPLICATIVO

Secondo il Manuale detto (“Best Practice Manual”), l’ambito di applicazione della perizia su scrittura è questo:

“Tutte le analisi che comportano l’esame e il confronto delle manoscritture e delle firme, nel caso  di reperti originali o meno.  

L’obiettivo dell’esame è di stabilire se due o più campioni di manoscritture (incluse le firme)  abbiano una paternità comune (vale a dire “E’ possibile dimostrare che queste parti di manoscritture siano state scritte dalla stessa persona?”).  

E’ pacifico che lo scopo principale della perizia è l’accertamento della paternità di uno scritto contestato, e di conseguenza quanto sopra sembra ragionevole, eppure basta pensarci un poco e ci si rende conto che potrebbe essere molto poco, rispetto alle potenzialità che potrebbe racchiudere in sé la perizia grafica se solo, invece, del termine “esame” si utilizzasse la locuzione “osservazione e studio”. 

Ecco, per l’appunto, le domande sono: 

1) Qual è l’oggetto della perizia su scrittura?

2) Come si studia la scrittura?

3) Come si comparano le scritture a confronto?

Ci si accorge, così, che i metodi attuali non hanno una disciplina di riferimento che effettui lo studio della manoscrittura (purtroppo la mia amata grafologia non studia più la manoscrittura). C

Ecco, per l’appunto, il nodo vero della questione: il Manuale detto, benché parli l’inglese americano, in quanto non ha una disciplina di riferimento che ha per oggetto lo studio della scrittura, è nato morto, non può progredire, se non nel campo del tecnico, ossia potrà progredire solo con il progresso delle discipline specifiche che studiano gli inchiostri, le stampanti, gli scanner, la carta, le luci e così via. 

Insomma, non ci vuole molto a comprendere il concetto che segue: una qualsiasi perizia, in ogni ambito applicativo della stessa, è uno specifico applicativo di una disciplina scientifica. Vale per tutti i tipi della perizia, tranne che per le perizie su scrittura. In ogni altro tipo di perizia non esistono i metodi. I metodi peritali esistono solamente nella perizia grafica: se ne comprende la “stranezza”?

Non esistono perché, per l’appunto, la perizia non è altro che un applicativo specifico della disciplina scientifica interessata. 

La grafica simbolizzata, per l’appunto, ha una procedura chiamata relazione logica consequenziale, che studia la scrittura e la manoscrittura. Da segnalare – ecco un punto di fortissimo rilievo – che la relazione logica consequenziale e che tutta la teoria della grafica simbolizzata si basano sul metodo comparativo. Già, la grafica simbolizzata “insegna” a coloro che “comparano le manoscritture” per scopi peritali come, per l’appunto, si debbono (e non come si potrebbero) effettuare le comparazioni.  

UN POSSIBILE AMPLIAMENTO DELL’AMBITO APPLICATIVO

Dal punto di vista dal quale oggi l’AIDAS-DGS osserva i fatti grafici, una perizia che si ponesse solo lo scopo di accertare l’autografia o meno (vedi il Best Practice Manual) di una scritta è (meglio, potrebbe diventarlo) – ormai – una “poca cosa”, fermo restando che questo è il suo compito principale.  Si può rendere un servizio molto più importante per la Giustizia, in quanto è ipotizzabile una figura di perito grafico assimilabile a “profiler”, perché si saprà raccontare la storia dello scrivente, dall’atto della nascita in poi, le eventuali ferite del corpo, ed un giorno si spera, si saprà dire la tendenza alle malattie, con il tutto che è comprovabile dalla biografia della persona interessata.

Certo lo si dovrà provare e tutto dovrà essere pubblicato su riviste scientifiche specifiche, ma si farà. 

Segue…

Grazie.

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