Dott.Angelo Vigliotti
Pediatra di famiglia, Psicoterapeuta, Grafologo giudiziario
Premessa
Un pediatra, certamente, non può essere
un tuttologo, ma considerando che il bambino ama disegnare, conoscere alcune cose del disegno infantile può essere utile per capire una parte della personalità del bambino. In quest’articolo parlo del disegno in generale e in articoli successivi analizzero un disegno per volta (scarabocchio, disegno libero, l’autoritratto, la figura umana, la famiglia, il colore, l’albero, la casa, una persona sotto la pioggia, e poi alcuni disegni più complessi come i 4 elementi, il cane e il gatto, il test di Trillat, stelle e onde). Ogni bambino è un caso a sé e proprio per questo è stimolante entrare nel suo mondo interno, che va oltre il controllo fisico obiettivo e l’eventuale patologia che ogni giorno vediamo in ambulatorio, sia attraverso i vari bilanci di salute che attraverso i controlli annuali o le visite di routine per problemi. Il disegno del bambino è l’espressione del suo linguaggio grafico e attraverso di esso, il bambino comunica, parla, rivela la sua intima natura, sia a livello emotivo e affettivo che cognitivo e relazionale. Non è una cosa semplice ma è straordinario per un pediatra entrare nell’animo del bambino e scoprire una parte della sua vera essenza. Inoltre il disegno ci porta a capire il livello fisiologico della sua attività percettiva motoria, il controllo degli spazi, la realtà della forma, la fantasia e l’immaginazione e come l’età infantile si collega alla realtà quotidiana, all’inizio con lo scarabocchio come primo tentativo di dare un’impronta originale e autentica al suo modo di pensare prima di arrivare al nucleo della figura umana (omino) verso i 3 anni e poi con il disegno libero a una realtà virtuale complessa. Nei primi sei anni di vita c’è una contraddizione tra una energia vivace e forte e una attività motoria scoordinata, tra una visione limitata del particolare e un immaginario quasi illimitato. Un tratto del disegno può essere il babbo, la mamma, la nonna, lui stesso, un albero, un gioco, una parte dei suoi pensieri e delle sue emozioni.
In effetti il bambino è creativo: non fa un “copia e incolla”, ma una rappresentazione di ciò che per lui è la realtà in quel particolare momento della giornata. Più è piccolo il bambino come età, più può essere grande la figura che disegna, più è grande come età più il disegno può essere di dimensioni inferiori. Il pediatra attraverso l’analisi grafica può avere molte informazioni sullo sviluppo del bambino: stile cognitivo, emozioni e sentimenti, è naturalmente può capire la crescita e l’evoluzione maturativa, ma anche le relazioni affettive e i possibili traumi. Ovviamente bisogna avere un’idea del disegno prescolare, del disegno dopo i sei anni e del disegno adolescenziale. Una cosa deve essere chiara che non si può mai comprendere a fondo il disegno infantile se il bambino stesso non ci dà una spiegazione e quindi bisogna stare attenti a interpretare il disegno secondo la nostra teoria di base, soprattutto quando non è possibile una verifica con più disegni, fatti in diversi tempi esistenziali. Tuttavia, osservando il disegno nel tempo e con la dovuta prudenza potremmo cogliere alcuni significati nascosti che spesso nemmeno il bambino sa di aver espressi graficamente. Il disegno è la proiezione inconscia della mente del bambino e del suo modo di vedere se stesso e gli altri, è una traccia psicobiografica da non sottovalutare. La maggioranza degli autori afferma che non ha una validazione scientifica. Nonostante queste sue criticità è accettato nello studio peritale giudiziario, ed essendo un disegno libero, dà molte indicazioni sia sull’attività motoria e percettiva che sull’attività rappresentativa, comunicativa e sociale. Molti contenuti hanno una spiegazione simbolica accettabile.
Riporto ora, in sintesi, alcune tipologie di disegni che poi svilupperò in un modo più approfondito, disegni che possono dare una mano al pediatra di famiglia per capire “meglio” “ il bambino e la famiglia in cui vive. Ogni bambino è unico e nel disegno c’è la sintesi genetica (attitudine, predisposizione e temperamento),
ambientale (famiglia, cultura, territorio), psicologica (stati d’animo, emozioni, stress, traumi, relazioni con gli altri), cognitiva (maturità mentale).
LO SCARABOCCHIO (Fig.1)
È la prima comunicazione grafica del bambino e inizia nello stesso periodo del linguaggio, verso i 18 mesi. In questo periodo cominciano le prime parole e i primi grafismi. Ciò che non riesce a dire a voce lo dice nello scarabocchio, che può essere dapprima caotico, poi ondulato e angoloso e poi circolare. La storia inizia qui. È la prima traccia del diario scritto del bambino, della sua biografia, della sua vita esistenziale, del suo mondo immaginario, all’interno della famiglia. Riporto le 4 fasi dello scarabocchio (caos – ritmo – forma – sociale) in 4 disegni fatti da bambini scuola materna (3 anni circa), due bambini maschi (M) e due femmine (F).
Nello “scarabocchio, fatto nel primo periodo dello sviluppo infantile (periodo dell’imprinting), il bambino segue un po’ le diverse fasi della sua crescita: eccita zione neuromotoria (2-4 anni); inizio del principio di realtà con adattamento sociale (4-6 anni). Si passa da un abbozzo primordiale caotico, a qualcosa di più ordinato, anche se l’immagine espressa nel disegno spesso è inadeguata a rappresentare tutta l’attività mentale del bambino, attraverso 4 fasi del disegno
(caos – ritmo – forma – sociale).

LA FIGURA UMANA (Fig.2)
È un’evoluzione dello scarabocchio. Verso i 3-4 anni c’è l’omino-testone. In genere la testa è grossa. A 5 anni l’immagine della figura umana è completa.
Nel periodo della scuola elementare c’è una maggiore percezione dei dettagli, la forma è più estetica, c’è un buon equilibrio tra la parte superiore e inferiore e la figura risente dell’adattamento sociale.
Nell’adolescenza ci può essere una certa incompletezza e il disegno della figura umana risente dei conflitti di questa età (narcisismo, idealismo, regressione schematica, problemi di identità).

LA FAMIGLIA (Fig.3)
Il bambino può disegnare la famiglia liberamente, ma nei bambini dai 5 anni in poi ci si può chiedere dicendo “disegna una famiglia di tua invenzione”. Bisogna
sempre osservare il disegno del bambino. Come impugna la matita o la penna, quali personaggi disegna per primi, come usa lo spazio. E in base al disegno fare una breve chiacchierata con il bambino. Chi è il personaggio più buono, più felice, più cattivo, a chi vorrebbe assomigliare.
Dando al bambino lo stimolo disegna “una famiglia” si tenta di orientarlo non al disegno della sua famiglia, ma al disegno di una famiglia ideale. Spesso il bambino disegna, in realtà, la sua famiglia. È molto importante l’impressione generale che dà il disegno, il grafismo specifico (direzione, dimensione, forma, spazio, pressione, movimento) e l’analisi dei contenuti (chi disegna per primo, se ha disegnato la propria famiglia verificare se sono presenti tutti i componenti, se ci sono delle aggiunte: oggetti, animali, altre persone e così via.

IL DISEGNO DELL’ALBERO (Fig.4)
È semplice da fare e si può chiedere al bambino “disegnami un albero, a tuo piacere”. L’evoluzione del disegno segue quest’ordine. Il bambino a 4 anni disegna il fusto e già è presente una bozza di chioma; a 6-7 anni inizia la chioma fatta ad arcate e il tronco può penetrare nella chioma, a 8 anni circa, i rami diventano bidimensionali e possono comparire nello stesso periodo le radici. A 9-12 anni c’è una certa conformità oggettiva agli alberi reali. La chioma chiusa è una forma di maturità fino verso il 5-6 anni, poi può diventare aperta verso i 9-10 anni. Nella fase prepuberale ci sono nel disegno aggiunte di dettagli o di un paesaggio.
Il disegno dell’albero completa e arricchisce il disegno della figura umana. Esprime l’archetipo del sé, nella sua totalità. In genere il disegno DELL’ALBERO riesce a dare una idea dell’archetipo del sé (terra e cielo, materia e spirito in rapporto al vissuto esperenziale ed esistenziale). In questo disegno c’è il contatto tra il sacro (la chioma) e il profano (radici), e nel suo interno racchiude la sintesi dei 4 elementi (terra aria, acqua e fuoco).

STELLE E ONDE (Fig.5)
Lo stimolo che si dà al bambino è il seguente: disegna un cielo stellato sopra le onde del mare. Può aiutarci a capire il rapporto tra ragione e sentimento, ma anche la relazione tra la parte superiore dell’essere e la parte inferiore inconscia dell’animo umano.

UNA PERSONA SOTTO LA PIOGGIA (Fig.6)
È un disegno complementare alla figura umana. Serve per un’indagine più accurata sulla capacità del bambino di utilizzare i meccanismi di difesa contro lo stress, l’ansia, i conflitti interni e la tensione emotiva (tutti rappresentati dalla pioggia).

LA CASA (Fig.7)
La casa è il luogo fisico, psicologico e sociologico nel quale il bambino vive, cresce e struttura la sua personalità; è un ambiente dove in genere il bambino trova soddisfazione ai bisogni primari e fisiologici. Il disegno della casa ha un significato simbolico grande: è un pezzo del mondo, è un microcosmo, un tempio, il rifugio protettivo, la sicurezza e il calore affettivo relazionale.

EVOLUZIONE DEL DISEGNO INFANTILE
Il bambino disegna ciò che pensa e sa (aspetto cognitivo e razionale), ciò che sente (aspetto affettivo), ciò che ascolta (aspetto istintivo), il suo tempo e il suo vissuto esistenziale (presente, passato e futuro: traumi, desideri ed esperienze), il suo spazio relazionale (linguaggio e comunicazione), la realtà e l’immaginario. Il disegno appare nel bambino tra il secondo e il terzo anno, quando alla fase dell’inconscio passa a una fase più consapevole e inizia l’io, il nucleo centrale della sua coscienza (scarabocchio caotico, scarabocchio circolare, disegno dell’omino). In questo particolare periodo della vita del bambino il disegno si può collocare tra il gioco simbolico e l’immagine mentale. È presente nel bambino una realtà schizoide, scissa, ancora non percepita totalmente. C’è un scambio a livello mentale tra imitazione e assimilazione del reale.
Nell’oggetto che disegna, il bambino disegna ciò che sa e ciò che sente. Se deve copiare un fiore o un albero ogni bambino lo copia a modo suo perché, nonostante la realtà dell’immagine percettiva che viene presentata, nel loro animo c’è un sentire che è diverso per ogni bambino, perché dipende dalla sua maturità, dalle sue esperienze, dall’ambiente familiare e così via. Il primo disegno realistico del bambino è astratto, casuale, istintivo. Se disegna uno scarabocchio gli dà un nome che non è quello che noi percepiamo. Nella fase preschematica (2 anni e mezzo-6) ci sono vari tentativi di disegni “realistici”. Tra cui il tentativo di un realismo visivo, alla fine del primo ciclo di crescita (verso i 7 anni) che avviene per prova ed errori attraverso tentativi imperfetti e deformati, e poi nella fase schematica (6-9 anni) c’è il tentativo di un realismo che si può chiamare intellettuale (non c’è prospettiva, ci può essere trasparenza e un profilo di una persona). Ricordo che il realismo visivo dipende dal modello. Il bambino vede un oggetto o una persona, lo incorpora nella sua mente, e quando disegna, sembra che disegna una copia del modello ma è un’immagine del suo mondo interiore. A metà del secondo periodo di sviluppo del bambino (7-14 anni) il disegno diviene più evoluto. Questo è il periodo del sentire ed è la fase del realismo iniziale. E i bambini possono comunicare attraverso il disegno il loro linguaggio dominante. Se sono bambini visivi, il realismo nel disegno è visivo. Il disegno è particolareggiato anche nelle sfumature, nella gestalt (tra figura e sfondo) e nelle caratteristiche più fini (andamento “veristico”). Se sono cenestesici il disegno diventa un quadro movimentato con l’esasperazione sia delle emozioni che dei sentimenti (andamento “espressionistico”).
Se sono auditivi preferiscono il dettaglio e si muovono più in senso orizzontale che verticale. Dialogano con ciò che disegnano e il loro prodotto da una fase realistica può allontanarsi dalla realtà (andamento “astrattistico”).
Il bambino in questa fase soprattutto tra gli 8 e i 10 anni può fare diversi errori: utilizzo di figure ibride (testa di profilo e corpo frontale); sproporzioni tra parti del corpo e oggetti (vanno considerate dal punto di visita psicologico); l’uso irrazionale del colore e la trasparenza (fino a 7 anni il colore a volte non appartiene alla realtà). Il disegno può rappresentare per un bambino anche una fuga dalla realtà oppure rendere visibile l’invisibile. Ci devono far riflettere la presenza nella seconda fase di sviluppo (7-14 anni) la testa grande, la mancanza del collo, alcune differenze di simmetria, disarmonia tra figura e sfondo. È utile far fare al bambino più disegni, anche in sedute successive, in modo che non si stanchi.
Ogni disegno è un caso a sé, ma più disegni con diverse tematiche possono aiutare a capire meglio la personalità del piccolo paziente. Bisogna notare tra i vari disegni la divergenza o la convergenza verso particolari problemi.
Spesso il bambino utilizza meccanismi di difesa e non esprime tutte le sue potenzialità immaginative ed espressive, nascondendo le sue emozioni negative. Per superare i blocchi e le resistenze si può utilizzare la tecnica del disegno a contenuto indiretto. Per esempio, invece di dire “disegnami la tua famiglia”, si può chiedere di disegnare “una famiglia di animali”.
IL COLORE
Nel disegno libero il bambino usa i colori che ha a disposizione in modo spontaneo. Il colore dà al disegno una chiave di lettura più ricca, consegna un messaggio dello stato d’animo del bambino in quel momento esistenziale in cui disegna. Ci sono i colori caldi (rosso, giallo, arancione, con tutte le varie tonalità) che esprimono gioia di vivere, ottimismo, contentezza, brio, vivacità. I colori freddi sono il blu, il verde, il nero, il marrone scuro, il viola con tutte le varie tonalità che posso esprimere calma e passività ma anche pessimismo, scontentezza, tristezza, rabbia, aggressività, rifiuto. Ci deve far riflettere la tendenza a usare un colore unico, la combinazione tra i vari colori non appropriati e l’uso del colore in modo contrastante e contraddittorio (rosso e nero, verde e giallo ecc.).
CAPIRE IL DISEGNO
Nel mio testo “Grafologia pediatrica” (2008, 2a ed. pag. 22) ho accennato a oltre 15 aspetti che vengono presi in considerazione per capire il disegno nella sua essenzialità.

RIFLESSIONE CONCLUSIVA
Il disegno ci dice tante cose e la sua analisi non è facile. A mio parere il collega pediatra deve cogliere il nucleo dell’atto creativo del bambino, senza andare oltre, considerando che gli stati d’animo del bambino possono fluttuare nella giornata tra le varie emozioni di piacere e di dolore, di soddisfazione e di contentezza, di frustrazione e di rabbia. Quando il bambino fa un disegno nell’ambulatorio va ringraziato, lodato e il suo disegno deve entrare nella bacheca in cui è presente uno spazio per mostrare i disegni dei bambini. In questo modo si crea un feeling relazionale positivo e il bambino stesso, quando ritorna in ambulatorio, vuole lasciare la sua impronta chiedendo se può fare un altro disegno.
I disegni successivi sono più spontanei, più naturali, più liberi, (avranno perciò un signifcato maggiore) e viene a crearsi un’empatia più profonda e i suggerimenti del pediatra per la crescita del piccolo (per costruire un futuro sano e accettabile) saranno più ascoltati. La prevenzione per uno stile di vita salutare può essere più effcace e può dare risultati positivi.
Bibliografia ragionata
Si può trovare un approfondimento sul
disegno nei libri scritti dal dott.Vigliotti:
Il bambino maltrattato, Segni grafici nella
violenza infantile. Firenze: Masso delle fate 2003.
Grafologia pediatrica. Brindisi: Giordano2008.
Grafopatologia pediatrica. Brindisi:
Giordano 2013.
Suggerimenti silenziosi per genitori e
bambini in diffcoltà. Ilmiolibro 2014.
Ricordo altri testi sul disegno (alcuni classici)
:
Avè-Lallemant U. Il test “stelle e onde”.
Salerno: Otium ac Negotium 1995.
Berson M. Dallo scarabocchio al disegno.
Roma: Armando Editore 1978.
Carlino Bandinelli A. Manes S. Il disegno
del bambino in diffcoltà. Guida all’interpretazione dei test della fgura umana,
della famiglia, dell’albero e della casa. Milano:
FrancoAngeli 2004.
Crocetti G. Il bambino sotto la pioggia.
Roma: Armando Editore 1986.
Federici P.I bambini non ve lo diranno mai,
ma i disegni sì. Milano: FrancoAngeli 1998.
Koch K.Il reattivo dell’albero. Firenze:
Organizzazioni Speciali 1959.
Machover K. Il disegno della fgura umana. Firenze: Organizzazioni Speciali 1951.
Oliverio Ferraris A. Il signifcato del disegno infantile. Torino: Bollati Boringhieri 1978.
Parsi MR, Abbele Morino F. Il mondo creato dai bambini attraverso il disegno. Milano: Riza Scienze 1995.
Passi Tognazzi D.Metodi e tecniche nella
diagnosi della personalità. Firenze: Giunti
Barbera 2012.
Widman C. Il simbolismo dei colori.
Abano Terme: Piovan 1988.