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Come si progredisce e si prova nella perizia grafica? Il caso dei “Diari di Mussolini veri o presunti” ….. Si può imitare tutto? La GEOMETRIA, sì (a patto però di essere “bravi”), la FORMA no.

Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)

Ribadisco ciò che ho scritto nei post precedenti: un elaborato peritale nel nostro paese deve dimostrare di essere coerente e con il metodo “a base grafologica” (e non con il “metodo grafologico”) e con il metodo grafonomico. https://www.aidas-dgs.it/la-prova-in-perizia-iii/ Personalmente, al proposito, oggi scrivo che mi avvalgo di entrambi i metodi (in particolare, del metodo grafonomico apprezzo molto il concetto di contrassegno, che si riferisce a conformazioni molto rare). Le integrazioni che apporto sono tre:

1) Introduco il concetto di un’iconografia di riferimento, in quanto senza la stessa le descrizioni delle conformazioni a confronto diventano arbitrarie e/o superficiali. L’iconografia di riferimento, a propria volta, è quella che ognuno ha appreso sui banchi di scuola, cosicché tutti la conoscono e tutti la sanno leggere, ivi compresi i lettori non specialisti (gli avvocati, le persone comunque coinvolte, il Giudice, oltre che i colleghi). In questo modo, ogni particolare della scrittura, fosse anche una piccola porzione di una “o”, ha una iconografia ideale di riferimento ed ha un nome;

2) Cerco di evitare, per quanto possibile, tutte le valutazioni di tipo estimativo, in quanto si dimostra che quasi tutto, anche il movimento (che ebbe la mano. Infatti, va ribadito che l’oggetto dell’osservazione non si muove, in quanto giace ed è inerte) è descrivibile su base obiettiva (alla portata di qualsiasi occhio); 

3) Introduco la distinzione tra i due concetti di a) geometria; b) forma, dei quali si parlerà in questo post. Ed è proprio tale distinzione che rende possibile fare a meno delle valutazioni di tipo estimativo (ossia dipendenti dall’occhio di chi osserva). Il che rende centrale lo studio del tratto, come poi meglio preciserò.

Insomma, si dimostra che le procedure che ho indicato con i numeri 1), 2) e 3) possono essere integrate (o implementate) in qualsiasi elaborato peritale, a prescindere dal metodo di riferimento adottato. 

Mi occupai dello studio dei “Diari di Mussolini, veri o presunti” (editi da Bompiani) e li comparai con moltissime scritture autografe della persona interessata (principalmente tratte dall’archivio Petacci), il giudizio conclusivo che diedi (nel 2015) fu il seguente:

Debbo necessariamente asserire che:

 Il giudizio espresso nelle relazioni precedenti, che vuole che le scritte in verifica siano spontanee, ritmiche e di alto livello qualitativo, non ha trovato riscontro*. Ed anzi, se tale giudizio fosse stato confermato, giacché nei confronti comparativi si riscontra l’identità in tutto, ivi compresi i gesti microscopici, ne sarebbe derivato che i Diari avrebbero dovuto essere sicuramente autografi;

– I diari sono apocrifi, ossia non sono stati scritti da Mussolini;

– In relazione alla tecnica imitativa utilizzata, non è possibile dire con certezza se i diari siano stati scritti da una sola persona;

– L’imitazione è stata di tipo pedissequo e tale dato si dimostra in ognuna delle 233.204 parole complessive dei diari, tranne eventuali possibili sviste.

Sul piano di ciò che è “nell’interesse del vero”, è emerso anche:

(omissis…)

– Vagliato attentamente il tutto ed ogni ipotesi possibile, debbo dichiarare che l’autore dei testi dei diari deve essere stato – di necessità, perché non si intravede altra alternativa – Benito Mussolini (sebbene, ovviamente, non si possono escludere ritocchi o limitati rimaneggiamenti introdotti ad arte dall’imitatore).

Dunque, ho parlato di imitazione pedissequa (ma perché ad oggi “non si intravede un’alternativa possibile” ed ovviamente non si escludono “rimaneggiamenti” ad arte, operati dalla persona o dalle persone che hanno imitato “alla perfezione”, in ogni aspetto, la grafia di Mussolini), il che implica un giudizio ben impegnativo e che ha richiesto coraggio, ma ne darò una dimostrazione in un incontro pubblico, nei prossimi giorni, in videoconferenza…

La distinzione, fondamentale, è tra i concetti di geometria e di forma. La geometria è costituita dai perimetri e dai bianchi (inglobati nei perimetri o inglobanti dei perimetri, in quest’ultima fattispecie vi rientrano anche i bianchi dei distanziamenti tra le lettere, tra le parole, tra le righe e dai margini), la forma, invece, è costituita da tutto il resto, ivi compresi il moto che ebbe la mano e la pressione che esercitò la stessa.

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