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Grafologia Medica Sindrome demenziale e analisi della scrittura Rapporto con la scrittura senile


Angelo Vigliotti
Medico e psicoterapeuta
Grafologo medico


Abstract:

Il perito grafologo è chiamato spesso come consulente del giudice a rispondere sul rapporto tra tracciato grafico e demenza. In questo studio, dopo una breve introduzione sulla demenza e sulla classificazione della stessa, si analizza il tracciato grafico in relazione a varie patologie cerebrali sia degenerative che circolatorie che danno luogo a una possibile incapacità di intendere e di volere.
Alcuni esempi di scrittura portano un contributo per una comprensione migliore del problema. E’ovvio che il consulente grafologo di fronte al quesito posto dal magistrato deve coinvolgere il grafologo medico come esperto in questo settore di ricerca. Un settore delle neuroscienze tuttora in fase di continua evoluzione.


La demenza
E’ un deterioramento diffuso delle funzioni corticali superiori che si manifesta prima nelle
funzioni cognitive per estendersi a tutto il comportamento.
Ci sono molteplici definizioni della demenza. Ne ricordo 4 tra le più significative:

  1. La demenza consiste nella compromissione globale delle funzioni cosiddette corticali (o nervose) superiori, ivi compresa la memoria, la capacità di far fronte alle richieste del quotidiano e di svolgere le prestazioni percettive e motorie già acquisite in precedenza, di mantenere un comportamento sociale adeguato alle circostanze e di controllare le proprie reazioni emotive: tutto ciò in assenza di compromissione dello stato di vigilanza.
    La condizione è spesso irreversibile e progressiva.” ( 1982: commissione del collegio reale geriatrico dei medici inglesi)
  2. La demenza è una alterazione della capacità cognitiva. E’ molto frequente la perdita di memoria, ma possono essere colpite anche altre facoltà mentali quali attenzione, capacità di giudizio, comprensione, orientamento,apprendimento, calcolo, capacità di risolvere i problemi, umore e comportamenti. La demenza è cronica. ( Harrison: Principi di medicina interna 2002)
  3. Le demenze possono essere considerate malattie acquisite del cervello che si esprimono attraverso il declino delle capacità intellettive e la compromissione globale delle funzioni superiori, cui consegue la compromissione della vita di relazione per l’incapacità di chi ne è affetto ad adattarsi alle molteplici e mutevoli esigenze della vita quotidiana, senza compromissione dello stato di coscienza. La diagnosi di demenza , inoltre, non comporta fatalmente e automaticamente un giudizio di cronicità e di irreversibilità anche se la maggior parte dei quadri demenziali è di fatto irreversibile e cronica. ( Trattato italiano di Psichiatria – seconda edizione -1999)
  4. La caratteristica essenziale di una demenza è lo sviluppo di molteplici deficit cognitivi che comprendono compromissione della memoria e almeno una delle seguenti alterazioni cognitive: afasia, aprassia,agnosia,o una alterazione del funzionamento esecutivo. I deficit cognitivi devono essere sufficientemente gravi da provocare una menomazione del funzionamento lavorativo o sociale e devono rappresentare un deterioramento rispetto a un precedente livello di funzionamento. ( DSM – IV – TR 2001)
    In 20 anni nonostante i progressi della scienza medica si nota una certa uniformità sulla definizione di demenza che è considerata una perdita o indebolimento di funzioni mentali che già si possedevano mentre il ritardo mentale ( l’antica “oligofrenia”) è un mancato raggiungimento di un completo sviluppo delle funzioni mentali. Oggi più che di “ demenza” si parla di “sindrome demenziale” un quadro clinico costituiti da numerosi disturbi determinati da diverse cause che però
    hanno in comune tre caratteristiche:
     Declino di alcune funzioni intellettive
     Compromissione globale delle funzioni cognitive ( memoria, fasie, prassie e gnosie,
    capacità di astrazione, e orientamento) unita a disturbi del carattere e del
    comportamento
     Mancanza di alterazione dello stato di coscienza

Le tre età dell’uomo
L’infanzia, la maturità e la vecchiaia sono le tre età dell’uomo molte rappresentate dagli artisti dal rinascimento in poi. Nelle sequenze successive (da www.carpeoro.com) vediamo gli artisti che hanno c contribuito a dare all’età una simbologia tutta particolare. L’infanzia, la maturità e la vecchiaia possono essere invalidate anche dalla demenza che è più rara nella prima età, aumenta sempre di più nella seconda età e in alcuni paesi è un problema per la terza età.

Il DSM 4 – TR quando parla dei disturbi generalizzati di sviluppo accenna al “Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza “ ( F84.3) che è una demenza (forse l’unica primaria che si presenta in età pediatrica, le secondarie sono spesso conseguenti a traumi cranici e a malattie infettive e metaboliche) che presenta le seguenti caratteristiche
 sviluppo di deficit specifici multipli successivo ad un periodo di funzionamento normale dopo la nascita.
 Tra i 5 e i 48 mesi di età la crescita del cranio rallenta (vi è una perdita di capacità manuali finalistiche già
acquisite in precedenza tra i 5 e i 30 mesi di età, con successivo sviluppo di caratteristici movimenti stereotipati delle mani che somigliano al torcersi o lavarsi le mani).
 L’interesse per l’ambiente sociale diminuisce nei primi anni dopo l’esordio del disturbo con problemi nella coordinazione dell’andatura o dei movimenti del tronco.
 Vi è anche una grave compromissione dello sviluppo della ricezione e dell’espressione del linguaggio, con grave ritardo psicomotorio

Per definizione, il Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza può essere diagnosticato solo se i sintomi sono preceduti da un periodo di almeno 2 anni di sviluppo normale e se l’esordio è prima dei 10 anni di età. L’inizio è insidioso.

Nella seconda età la demenza più frequente è la post-traumatica (oltre quella infettiva e di altra causa, in letteratura il morbo di Pick è descritto anche a 30 anni) per lo più conseguente a traumi cranio – encefalici da incidenti stradali, cadute,aggressioni, incidenti in ambito domestico. Una demenza sempre più in aumento a causa dell’aumento dei traumi e che comporta l’applicazione di un corretto e rigoroso iter procedurale medico-legale.

Nella terza età a causa dell’invecchiamento normale e fisiologico l’uomo perde più o meno lentamente alcune attività cognitive soprattutto ciò che riguarda l’attenzione e l’attività motoria che diviene più lenta. I confini tra invecchiamento e demenza sono incerti e controversi e i sintomi non riguardano solo la perdita isolata della memoria
ma possono esserci anche altri sintomi indipendenti della memoria anche se il rapporto memoria e preclinica di Alzheimer è il più studiato. Comunque l’invecchiamento costituisce il principale fattore di rischio per sviluppare la demenza Dal 4 all’8% della popolazione oltre i 65 anni è affetta da demenza. La demenza senile è un deterioramento
diffuso e progressivo e graduale (memoria, pensiero, critico, ideazione, linguaggio, carattere e comportamento)


Sindrome demenziale e psicopatologia

Si parla di sindrome demenziale a causa delle molteplici cause che possono portare al deterioramento mentale e alla fine alla perdita dell’identità della persona. Un processo di perdita che può durare anni. La stessa sindrome spesso non è pura nella sua eziopatogenesi. L’Alzheimer spesso si instaura su una problematica vascolare e viceversa. Il quadro clinico iniziale è molto variabile e diventa sempre più omogeneo man mano che la sindrome evolve nel tempo. La psicopatologia comprende i seguenti eventi:

  1. alterazione della memoria con la perdita dei ricordi prima quelli più recenti e poi quelli del passato. Nella fase iniziale l’afasia nominum è abbastanza costante eil paziente può aiutarsi con parole “ passepartout” (coso, oggetto, questo, quello ecc.) La perdita della memoria è evidente anche nella scrittura do si può saltare un nome o sostituirlo.
  2. disorientamento nel tempo e nello spazio. Si ha difficoltà a conoscere luoghi diversi da quelli abituali anche se sono noti. Spesso non ricorda l’indirizzo di casa e vagabonda senza meta. Nella scrittura questa dimensione patologica si verifica nel ritmo in particolare nella direzione grafica e spesso la direzione va indipendentemente dal rigo ideale. A volte anche nelle singole parole con alterazione della larghezza delle lettere e dello spazio tra lettere e tra parole. Le abilità spaziali sono precocemente alterate.
  3. alterazione del carattere. Nella personalità che evolve verso la demenza l’alterazione del carattere è dovuto soprattutto all’esasperazione dei tratti precedenti che hanno accompagnato per anni il paziente. Si ha una scrittura meno flessibile, più rigida e nell’insieme ci si accorge che c’è qualcosa che non va. Il comportamento
    in genere è inibito perde la modulazione delle regole della società in cui si vive e all’inizio dei sintomi diventa più grossolano. Anche la scrittura segue questa svolta e può apparire più disinibita. Ad esempio all’inizio del tracciato è più ferma poi diventa più floscia, da eretta può passare a tentennante. Nella stessa parola possono coesistere categorie contraddittorie (statica e fluida; lenta veloce, sicurezza del tracciato e tremolii sparsi).
    Spesso il tracciato dà un effetto maschera di spontaneità, di esuberanza ma in realtà il tratto è il risultato di una perdita di controllo.
  4. disturbi dell’attenzione. C’è difficoltà a mantenere l’attenzione su di un argomento e spesso l’attenzione è polarizzata su una idea e non si riesce a spostarla su un argomento diverso e inizia la perdita del pensiero astratto. Infatti con la perdita dell’attenzione spesso ci sono i disturbi della percezione e del contenuto del
    pensiero. La grafia diventa più statica, più rigida, apparentemente sembra più chiara ma perde quella vivacità del “variabile o del disuguale metodico”.
  5. deficit di critica, di autocritica e di giudizio. C’è la perdita della capacità di valutare le conseguenze del comportamento e si può essere facilmente preda di circonvenzione e di plagio. La grafia si assesta sul modello e può essere ascendente o discendente a secondo gli automatismi di base e c’è un problema sulla quadruplice larghezza.
  6. disturbi specifici del linguaggio. In parte derivano dalla combinazioni delle alterazioni viste precedentemente e in parte dal deficit cognitivo e dalla disfasia che emergono subdolamente. All’inizio del processo demenziale questo disturbo è fortemente compensato sia per il patrimonio acquisito nel tempo sia per gli automatismi
    storici evolutivi. Il disturbo si rivela pienamente non solo nel linguaggio parlato ma anche nello scritto, dove è presente un impoverimento grafico (una scrittura parca unita a una organizzazione artefatta, scarsamente naturale). In uno scritto possiamo notare al di fuori dell’analisi grafica perifrasi prima semantiche (sedia al posto del tavolo), piatto invece del bicchiere ecc.) e poi fonemiche (via per vai). E poi bisogna stare attenti anche ai nomi propri e ai sostantivi che nel demente vengono dimenticati prima dei verbi e degli aggettivi. La grafia inizia ad essere disorganizzata e incoerente nel contenuto fino a che alcune parole sono incomprensibili.
    La disfasia che avanza può determinare, amplificando questi disturbi, l’ecolalia (ripetizione dell’ultima parte di una parola) e polilalia (ripetizione veloce e accelerata di parole e frasi e la scrittura si arricchisce di errori sia grammaticali che sintattici..
  7. alterazione dell’umore. L’eutimia è rara nel demente. Spesso si fa diagnosi di depressione indipendentemente e inserendola nel vissuto esistenziale di una persona che va in là con gli anni e in realtà è il primo sintomo della demenza. La fluttuazione dell’umore è la base accompagnata da apatia. Ed ecco che il demente proietta
    nel soma le sue difficoltà con atteggiamento ipocondriaco. Un’ altra caratteristica delle prime fasi della sindrome è il tentativo di compensazione della perdita di alcune facoltà (la perdita della memoria è contrastata con un disturbo ossessivo. Il paziente è ordinato, meticoloso, rigido. Questa diagnostica è di estrema importanza nella scrittura soprattutto nelle analisi di documenti in fase storica ed evolutiva. La
    demenza può durare oltre i 10 anni. Si può avere una scrittura contraddittoria nell’insieme ma anche nella stessa parola. Si può avere che la scrittura del mattino o di un’ora prima è diversa da quella del pomeriggio o di un’ora dopo.
  8. livelli di attività compromessi. Sono presenti rallentamenti e agitazione psicomotoria negli stadi iniziali, a volte in senso afinilastico. La presenza di aprassia (compromissione della capacità di eseguire attività motorie nonostante l’integrità della funzione motoria con l’incapacità a ad adempiere gli atti quotidiani della
    vita: mangiare, vestirsi, lavarsi) genera una attività frammentaria. Nella sindrome prefrontale ( morbo di Pick) c’è l’incapacità ad impegnarsi e sopravviene il disinteresse totale che arriva con la cronicità fino allo stato vegetativo. Nella scrittura possiamo osservare il disturbo del movimento e della pressione e del rapporto spazio e forma.
  1. la compromissione delle funzioni superiori si manifesta un po’ più tardi ad eccezione della “afasia nominum” che è precoce come precoce è l’agrafia e l’alessia (perdita della facilità alla lettura ) che sono costantemente presenti. L’agrafia si esprime con difficoltà ad esprimere attraverso la scrittura il proprio pensiero e può essere
    associata a lesione dell’area parietale postero – postero superiore dell’emisfero di sinistra. Si vede benissimo in zone del tracciato in cui la scrittura perde la sua spontaneità. Sono presente aree di stentatezze sia sul posto sia nel procedere.
  2. agnosia: si ha incapacità di riconoscere e di identificare oggetti nonostante l’integrità della funzione sensoriale con difficoltà a riconoscere, persone, cose e luoghi. Quando si combina con l’afasia e l’aprassia si ha disintegrazione grafica completa e il demente non riesce nemmeno a firmare.

Imaging e scrittura


La demenza vascolare è in rapido aumento. In Italia è presente dal 20 al 35 % dei casi a secondo le varie statistiche, In Giappone la demenza vascolare è la causa più comune di demenza, responsabile di oltre il 50% dei casi diagnosticati clinicamente e di circa il 60-65% confermati in sede autoptica. In questo tipo di demenza non è sempre agevole (secondo Giorgio Bono facoltà di medicina di Varese) dimostrare il nesso causa–effetto. Moltissimi pazienti che hanno demenza presentano per lo più piccoli infarti ( tra 05- e 15 mm di diametro). Bisogna sottolineare che l’infarto non è l’unica causa di demenza. Vanno presi in considerazione altri fattori volume totale delle aree con metabolismo ridotto, diminuzione del flusso ematico cerebrale nella sostanza bianca., recidive di infarti lacunari, il grado di atrofia cerebrale, la possibile disconnessione cortico – sottocorticale delle via talamiche e striato–corticali.
Studi recenti suggeriscono che bisogna che sia presente un’area soglia che deve essere superiore ai 10cm quadrati perché si possono osservare deficit cognitivi. Le alterazioni della sostanza bianca sono un reperto frequente non solo nella demenza vascolare, ma anche in soggetti ipertesi non dementi, e in pazienti con demenza di Alzheimer e in soggetti anziani sani. La sostanza bianca cerebrale è situata sotto la sostanza grigia ed è formata dai fasci nervosi che partono dalla corteccia cerebrale (motori) e che vi ritornano (sensitivi) è costituita da fibre mieliniche, oligodendrociti, astrociti fibrosi e cellule di microglia. Il colore bianco è dato dalla mielina; E’ stato ipotizzato che le lesioni della sostanza bianca abbiano un’eziologia microvascolare e precedano l’insorgenza dell’ictus. La sostanza grigia contiene il soma (corpo cellulare), fibre amieliniche e mieliniche, astrociti protoplasmatici, oligodendrociti e cellule di microglia.
Nella fisiopatologia della demenza vascolare la causa principale parte dal fatto che è necessario che ci sia una ischemia sottocorticale associata a un ridotto flusso cerebrale. Situazioni che possono essere portate principalmente da cardiopatie croniche, ipertensione, effetti collaterali di trattamenti farmacologici a lungo termine e da altre patologie che alterano il circuito emodinamico e che si complicano successivamente a livello centrale. Si può avere una demenza multinfartuale (occlusione di grossi vasi che coinvolgono aree corticali e sottocorticali:demenza progressiva), da singoli infarti strategici (può essere coinvolta un’area corticale o sottocorticale che ha una funzionalità strategica: rapida comparsa di afasia,agnosia e sindrome frontale), stroke lacunari multipli (della sostanza bianca frontale: deficit motori e cognitivi con tipica progressione a scalino), da ipoperfusione (ischemia cerebrale secondare a disturbi circolatori). La diagnosi è deve partire dall’evidenza di due o più stroke ischemici, dai segni neurologici, dall’insorgenza di un singolo stroke in cui viene documentata con certezza la relazione temporale con la comparsa di demenza e l’evidenza alla TC o alla RM di almeno u n infarto al di fuori del cervelletto. Nella diagnosi differenziale con Alzheimer l’elemento più importante per distinguerla è l’assenza di lesioni cerebro vascolare alla TAC o alla RM, PET e SPECT.

Scrittura senile ( evolutiva, involutiva, patologica)


Nell’evoluzione dell’età dopo i 65 anni (ma la situazione può essere diversa da soggetto a soggetto) si può avere una diminuzione della vitalità che coinvolge l’efficienza mentale in senso generale e alcune qualità del comportamento (ricordi del passato, egocentrismo, fissazione su alcune idee,, piccole manie, fluttuazione umorale) e della motricità soprattutto del sistema extrapiramidale (perdita di controllo). Questo quadro è fisiologico nella normale dialettica della età.

Il punto critico è il passaggio da normalità a patologia.

Particolarità substrutturali

La grafia senile involutiva


Normalmente c’è una perdita neuronale del 10–20% a 80 anni che arriva al 40% a 90 anni. e riguarda i neuroni più piccoli. Nella malattia di Alzheimer c’è una perdita maggiore che va oltre il 50% e riguarda i neuroni più grandi. Le placche senili sono meno del 12% e la degenerazione neuro fibrillare è circoscritta solo all’ippocampo. Il peso e il volume del cervello si riducono e il sistema ventricolare si dilata. C’è un aumento e una ipertrofia delle cellule neuro gliali con riduzione del liquido extracellulare. E’ presente
alterazione del sistema vascolare. Il sistema colinergico (è implicato nella memoria) funziona meno e c’è una diminuzione tanto della Chat (colin–acetil transferasi) che della AchE (acetil-colinesterasi). Inizia anche la compromissione del sistema dopaminergico. Tutto questo comporta un rallentamento del ritmo e una certa cristallizzazione del tracciato specchio di ciò che succede a livello cerebrale. Ma rimane intatta la struttura, l’organizzazione e l’ordine

Incapacità di intendere e di volere


E’ un concetto giuridico e non medico: la capacità di intendere è l’idoneità del soggetto a rendersi conto del valore delle proprie azioni; la capacità di volere è, invece, l’attitudine della persona a determinarsi in modo autonomo. In particolare l’art.85 del codice
penale così definisce le due capacità: Capacità di intendere: “attitudine del soggetto alla comprensione del mondo esterno secondo parametri di normalità o schemi di convergenze controllabili”. Capacità di volere: “attitudine del soggetto ad esercitare il controllo su stimoli e reazioni, ad attivare meccanismi psicologici di impulso e di inibizione in attuazione di decisioni assunte in conformità alla propria comprensione della realtà e alle opzioni conseguenti”. Innanzi tutto , a mio parere, il grafologo giudiziario non medico non è competente per esaminare uno scritto in cui il quesito è l’incapacità di intendere e di volere. Il circuito cerebrale del gesto grafico è complesso e i meccanismi di integrazione sono a vari livelli per cui la scrittura deve essere rapportata con l’età, con il percorso esistenziale, il grado di scolarizzazione, l’anamnesi familiare, l’anamnesi patologica remota e prossima e la lettura di una cartella clinica eventuale de paziente. Nella tabella seguente vengono riportate alcuni rapporti tra aree del cervello e disturbo delle dominanti grafiche del contesto. Il quadro non è per niente esaustivo dato la complessità delle connessioni tra le varie aree del cervello e tra i due emisferi e poi con la periferia, senza dimenticare l’equilibrio tra il sistema simpatico e parasimpatico. Gli studi cerebrali sono in continua evoluzione.

Nella tabella è riportata una ipotesi di lavoro.

Dominanti grafiche del contesto (alterazioni nell’incapacità di intendere e di volere)

Il tema della capacità di intendere e di volere legata ai disturbi psichici rappresenta uno dei più importanti punti centrali e problematici della criminologia e della psichiatria forense. Chi è affetto da un disturbo di personalità grave, valutabile attraverso il funzionamento psichico del soggetto al momento del fatto reato, per la stessa definizione della malattia potrebbe rientrare nell’incapacità totale o parziale di intendere e di volere.
Nella grafopatologia dominante della volontà la mancanza di deliberazione può essere dovuta a una scrittura compassata, titubante, rabbrividita, aste troppo sottili, aste assottigliate, stentata sul posto e poco aderente. Nella mancanza di decisione la scrittura risulta prevalente disomogenea nel calibro, non robusta e fluttuante, inelegante e antiestetica, scarsa osservanza del rigo e disarmonia grafica nell’insieme. Nella perdita dell’azione (altra componente della volontà) prevale una scrittura statica e calma, allentata con ricci della flemma e calibro grande. Nella fase di avviamento del tracciato si può avere titubanza e nella fase di stato un tracciato stentato nel procedere.

La scrittura stenta sul posto presenta difficoltà nel tracciamento della lettera, la scrittura stentata nel procedere è un tracciato difficile come se incontrasse ostacoli, interferenze, blocchi.
In sintesi si può dire che l’incapacità di intendere e di volere si ritrova sempre nella sindrome demenziale (in cui non si presume un lucido intervallo, dato che anche qualora la malattia di base ha avuto una stasi o una regressione il deficit cognitivo è sempre progressivo) e poi si può ritrovare sia nei soggetti giovani che negli anziani anche quando non presentano il quadro clinico della demenza allorché la scrittura presenta caratteristiche di disorganizzazione e di destrutturazione del tracciato incompatibile con un una capacità cognitiva e volitiva normale in quel determinano momento.
Il gesto grafico è una manifestazione del cervello e la scrittura ne è la sua espressione più completa e come tale segue l’evoluzione clinica di una patologia. Ecco perché è importante lo studio e l’analisi accurata della cartella clinica con tutti gli esami strumentali eseguiti (TAC, RMN ed eventualmente PET e altri esami di imaging cerebrali). Per esempio in caso di epilessia sono presenti periodi di ragionevole calma e mancanza di perturbamento cerebrale come in altre malattie in cui non c’è l’evoluzione in demenza ma solo presenza di confusione mentale, di stati obnubilati di coscienza (droghe, farmaci, intossicazioni, depressione, stati schizoparanoidi e disturbi della personalità, encefalopatie metaboliche).
Interessante nella ricerca globale della fenomelogia del problema verificare anche le turbe cosiddette paragrafiche ed extragrafiche e di contenuto. Le turbe paragrafiche riguardano alterazioni particolari delle parole scritte con trasposizioni di lettere (sostituisce la parola con un anagramma), stereotipie (modo di dire ripetuto), contaminazioni (sinestesi di due o tre parole), omissioni (mancanza di una lettera), obliterazioni scrivere una lettera in sostituzione di un’altra), aggiunte (spesso si trova un’aggiunta di vocale o consonante). Le turbe extragrafiche riguardano il testo in
generale (più la singola parola), testo che può risultare incomprensibile e sconclusionato per la presenza di novità creative di alcune parole (neologismi), sostituzione completa di qualche parola, errori di grammatica e sintassi e disortografie. Per quanto riguarda il contenuto si trova spesso mancanza di logica, incoerenza di pensiero scritto,
confusione particolare o generale.

L’incapacità di intendere e di volere, quindi, deriva sia dalla patologia diretta per danno cerebrale degenerativi, vascolari e di altro tipo (vedere la classificazione delle demenze), sia per danni psichici che alterano le funzioni intellettive e volitive e si manifesta con un disturbo grafico generalizzato che può riguardare la direzione, la dimensione, la forma, lo spazio, la pressione e il movimento. Ci si accorge che qualcosa non va. Può essere prevalente una categoria rispetto alle altre. Ma c’è qualcosa di comune che riguarda il quadro generale del tracciato che risulta non lineare (ipotonico o ipertonico; con disposizione irregolare e allineamento a scatto, ondulato, accavallato tra parole,
tra righi; una forma più oscura che chiara, con lettere costrette, tormentate, aggrovigliate e i cui assetti sono senza ordine; e infine sia la larghezza tra lettere e tra parole, sia il calibro sia il movimento sono afflitti da grossa incoerenza con forti variazioni dimensionali, di stacco e attacco, di ipocinesia e di ipercinesia. Altre volte c’è regressione grafica (con ritorno a forme di modello elementare); immaturità e scoordinamento (il soggetto perde la sua identità grafica originaria); totale deformazione del tracciato.

L’alterazione grafica può portare a anche a selezionare o privilegiare un deficit di una particolare funzione nel quadro generale dell’intelletto e della volontà.
a) – turbe dell’attenzione:
manca il rapporto tra massa grafica e spazio e nell’ordinamento generale tra titolo, testo, firma e data.; questo rapporto può mancare anche nello spazio tra lettere che risulta intermittente fino all’addossamento e al tamponamento di alcune lettere, o all’alternanza tra largo e stretto. Virgole e punti non osservanza la distanza giusta quando sono presenti.
b)- Turbe visuo–spaziali:
Mancanza della quadruplice larghezza (larga di lettera, tra lettere, tra parole e tra rigo), oscillazioni e tentennamenti dell’asse delle lettere e delle parole.
c)- turbe della memoria
La presenza di alterato rapporto tra nelle sequenze ritmiche: legata, slegata; grande, piccola; statica, fluida;parca, esuberante;curva,angolosa; discendente, ascendente; scattante e piatta. Nelle turbe della memoria bisogna anche riflettere sul testo e sulla sua logicità e coerenza (storica, grammaticale, concettuale)
d)- turbe razionali
Sono presenti sia quando c’è l’irregolarità della direzione del rigo e dello spazio tra parole e l’esuberanza del tracciato che quando è assente lo sforzo grafico per una chiarezza espositiva anche attraverso qualche ripasso, qualche cancellatura.
La diagnosi differenziale con una scrittura redatta da un soggetto che soffre di artrite tra cui la reumatoide, che presenta difficoltà di movimento degli arti superiori per cause non centrali e non cerebrali, che è affetto da tremori, da un viisus patologico, che ha perso l’abitudine di scrivere.

Riflessioni conclusive


La relazione cervello e scrittura comporta il fatto che attraverso la scrittura è possibile decodificare non una malattia specifica del cervello, non una patologia della mente ma lo stato generale di deficit psichico e la capacità o l’incapacità di intendere e di volere.
Quando nella scrittura c’è una disintegrazione grafica con accentuazione del disordine, frammentazione di lettere nella parola o nella stessa lettera, scarso controllo del movimento, confusione e disomogeneità accentuata, anomalia del tratto, incongruenza nella forma, nello spazio, negli assetti, il mentale è alterato e la capacità di intendere e di volere è fortemente compromessa fino alla perdita totale. La scrittura è un prodotto del cervello che per arrivare alla mano segue una sua strada. Se la scrittura è alterata vuol dire che l’automatismo neuromotorio è inceppato in qualche parte. Spesso è inceppata per una patologia primaria cerebrale.
La difficoltà del perito sta nell’analisi della fase iniziale della sindrome demenziale (sia per la malattia di Alzheimer che per la demenza vascolare e altri tipi di demenze più rare) le cui anomalie grafiche iniziali possono essere subdole ma sono sempre presenti. Il gesto grafico è l’espressione più chiara di ciò che avviene nel cervello e ci illumina in
modo oggettivo e significativo dei meccanismi motori ed emozionali che intervengono a livello del tracciato, quando le cellule della sostanza cerebrale, a causa dell’atrofia o di meccanismi vascolari infartuali o ischemici, perdono le connessioni tra le varie aree all’interno del cervello e con la periferia attraverso la patologia della via piramidale ed
extrapiramidale. L’instaurarsi di un’alterazione del dialogo biofisico, biochimico ed elettrico tra centro e periferia e nelle varie connessioni trova la sua manifestazione nella patologia del ritmo, dell’organizzazione, della maturità, dell’energia, della creatività e dell’armonia del gesto grafico.


Desidero soffermarmi su alcune considerazioni:

  1. Il gesto grafico nella demenza, segue la psicopatologia della demenza ( dapprima c’è l’afasia nominum e disturbi correlati alla memoria, poi il disorientamento nel tempo e nello spazio, successivamente disturbi del carattere che includono sia l’accentuazione di alcuni tratti già preesistenti sia la presenza di alcuni tratti di personalità nuovi e così via fino alla disintegrazione totale della perdita di identità che si vede anche nella firma.
  2. non esiste una demenza senile. Esiste un processo demenziale che nella maggioranza dei casi colpisce prevalentemente le persone anziane. La scrittura di un vecchio di 90 anni può essere una scrittura perfettamente normale nel quadro evolutivo dell’età.
  3. L’incapacità di intendere e di volere può presentarsi a qualsiasi età ed è dovuta a cause le più varie (intossicazioni, complicazioni di patologie gravi e invalidanti,disturbi della personalità, depressioni secondarie a eventi traumatici, stati alterati di coscienza e confusioni del sensorio..
  4. Non si possono dimenticare le malattie associate alla sindrome demenziale, le terapie farmacologiche, gli effetti collaterali dei farmaci che nelle persone anziane sono abbastanza consistenti.
  5. In clinica si parla di demenza da causa degenerativa con andamento cronico progressivo e di demenza non degenerativa con andamento a gradini con pause. Lo studio grafico peritale è obiettivo e non ammette ambiguità. Nonostante la terapia e il recupero la demenza è progressiva, c’è solo la possibilità di rimandare in un futuro più lontano la perdita totale dell’identità e in parallelo la disintegrazione grafica completa.
    Sono convinto che un’analisi accurata di tipo grafologico del gesto grafico in rapporto alla demenza e dello studio della capacità di intendere e di volere abbia bisogno di una lettura accurata della cartella clinica, di una visione storica e clinica del paziente con indagine sull’anamnesi patologica remota e prossima e con una diagnostica differenziale non superficiale tra sistema nervoso centrale e periferico lungo il percorso dell’espressività del gesto grafico. Tutto ciò non può essere fatto dal semplice grafologo peritale ma solo ed esclusivamente da un esperto in grafologia medica peritale.
  6. Bibliografia
    Bloom E.F., Lazerson A.
     Il cervello, la mente e il comportamento Ciba –Geigy ed. – 1990
    Bono G.
     le demenze vascolari- www..neurologia.net 2008
    Cassano, Pancheri, ( coordinatori )
     Trattato italiano di Psichiatria – Masson ed. 1999
    DSM – IV –TR
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    Gregory Richard
     La mente nella scienza – Mondadori ed. – 1985
    Harrison
     Principi di medicina interna – Mc Graw – Hill ed. 2002
    Oldham J.M., Skodol A. E.. Bender D.S.
     Trattato dei disturbi di personalità Raffaele Cortina ed. – 2008
    Pinker Steven
     Come funziona la mente – Mondadori ed. 2OOO
    Ramachandran V.S.
     Che cosa sappiamo della mente – Mondadori ed. 2004
    Vigliotti Angelo
     Capacità di intendere e di volere. Analisi di un caso clinico
    in: analisi dei segni – n° 11 1996
     Il problema della mente in grafologia medica
    In : analisi dei segni – n° 15 – 2008

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