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Grafologia e DSA

Angelo Vigliotti
Medico pediatra e psicoterapeuta
Grafologo giudiziario
Studio e ricerca in grafopatologia medica

Introduzione

Il DSA rappresenta, per i genitori del bambino che ne è affetto, una fonte di preoccupazione e di ansia. Già prima della diagnosi un padre attento o una madre accorta intravedono che qualcosa non va nel rapporto con lo studio. Poi dentro il
percorso diagnostico e di riabilitazione e recupero, la situazione si complica e può diventare esplosiva perché non sempre questo percorso è facile ed agevole e non sempre i primi interventi sono appropriati e coerenti. In questo cammino il pediatra di famiglia, come punto di riferimento della salute dl bambino sia a livello fisico che mentale, ha una funzione fondamentale nella prevenzione e nel percorso riabilitativo. Dovrebbe essere anche un punto di incontro tra famiglia, scuola e neuropsichiatria infantile o psicologia clinica. Ogni disturbo ha una sua specificità che difficilmente è m comprensibile. Il pediatra potrebbe consigliare un approfondmento con un grafologo medico per un’analisi della personalità del soggetto affetto da DSA. Il disturbo non è “asettico”, ma a causa dell’impatto relazionale è interpersonale può avere delle ripercussioni sull’intelligenza emotiva del bambino. Il DSA non è così lineare e così semplice come si può pensare a una prima impressione. Spesso c’è una comobidità pervasiva con altri disturbi, specialmente con il quadro dell’iperattività e disattenzione; con la coordinazione motoria e con altri quadri di psicopatologia. Ciò che rende importante il quadro generale del DSA e i vari disturbi specifici è l’atipia organizzativa dei circuiti neurofunzionali come si può osservare nelle varie tecniche di indagine sia di neuro–imaging che di biologia molecolare che evidenziano anomalie neurobiologiche.

Le statistiche in Italia (Dott.ssa Laura Firrigno e Prof. Michele Roccella- Univ. di Palermo) parlano del 10-15% della popolazione scolastica per difficoltà aspecifiche di apprendimento e del 3-5% per i disturbi specificidell’apprendimento (Tab. 1-2 ). Mentre in Italia la prevalenza della dislessia è del 3.5% , in USA siamo al 7,3% (Lindgren, de Renzi and Rrichman (1985). Il DSA appartiene ai disturbi delle
abilità scolastiche

Un dislessico si stanca più facilmente ed ha perciò bisogno di molta più concentrazione e lavora lentamente a causa delle sue difficoltà, perciò è sempre pressato dal tempo e può presentare le seguenti difficoltà (fonte AID:www. aiditalia.org). La diagnosi precisa si può fare alla fine della prima elementare, nella maggioranza dei casi si fa in seconda elementare.

Le caratteristiche cliniche principali del dislessico sono le seguenti:

•Può leggere un brano correttamente e non cogliere il significato

•Può avere grosse difficoltà con le cifre (tabelline), la notazione musicale o qualsiasi cosa che necessita di simboli da interpretare

•Può avere difficoltà nella lettura e/o scrittura di lingue straniere (es. inglese, latino, greco, ecc..)

•Può scrivere una parola due volte o non scriverla

•Può avere difficoltà nel memorizzare termini specifici, non di uso comune

•Può avere difficoltà nello studio (storia, geografia, scienze, letteratura, problemi aritmetici) quando questo è veicolato dalla lettura e si giova invece dell’ascolto (es. registratori, adulto che legge, libri digitali)

•Non prende bene gli appunti perché non riesce ad ascoltare e scrivere contemporaneamente

•Quando si distrae da ciò che sta leggendo o scrivendo ha grosse difficoltà a ritrovare il punto.

La disgrafia si può manifestare in diversi modi:

•deformazione delle lettere e scarsa leggibilità

•andamento statico del tracciato

•rapporto tra forma e spazio non regolare

•il gesto grafico perde il controllo del movimento che può essere disorganizzato e disordinato

•il contesto grafico non è armonico

•presenza di confusione e di arruffamento

La discalculia presenta le seguenti manifestazioni:

•difficoltà di lettura e scrittura dei numeri,

•difficoltà nell’attribuire un significato al numero e nell’eseguire le procedure di calcolo,

•difficoltà di acquisire in maniera stabile le tabelline e i più semplici calcoli a mente (fatti aritmetici)

•difficoltà in ambito numerico e aritmetico le cui principali caratteristiche sono: la difficoltà di attribuire al segno algebrico le relative procedure di calcolo (sommare se appare: + moltiplicare se appare: X)

La disortografia può manifestarsi con le seguenti modalità (www.ladislessia.org):

•confusione tra fonemi simili (tra “f” e “v”; tra “t” e “d”; tra “r” ed “l” ecc.

•confusione tra grafemi simili (difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma)

•omissioni (tralascia alcune parti della parola. es. la doppia consonanza pala al posto di palla), una vocale intermedia, una consonante intermedia)

• inversione (inversione nella sequenza dei. suoni all’interno delle parole ad esempio sefamoro invece di semaforo)

Il grafologo e la prevenzione

In oltre il 50% dei casi il bambino che ha il DSA ha qualche atipia o ritardo dello l sviluppo linguistico e in una percentuale dei casi molto elevata di DSA si può
trovare un anamnesi familiare positiva se si è avuto un genitore che ha avuto disturbi dell’apprendimento. Il rischio di dislessia è del 51% se è affetto uno dei genitori che sale al 75% se sono affetti entrambi i genitori.

Il disturbo del linguaggio è uno dei predittori più affidabili di DSA. I disturbi evolutivi del linguaggio sono diversi e comprendono (seguendo l’ICD 10) le seguenti condizioni (Tab.3), in cui è presente il disturbo al di sotto del livello appropriato della sua età mentale.

Il linguaggio è la capacità di utilizzare un codice per produrre un messaggio. Attenzione! Non bisogna confondere, come si fa spesso, il linguaggio con la comunicazione, che è la capacità di trasmettere un messaggio a qualcuno ed è costituita dall’intenzione di rapportarsi con l’altro. L’intenzione è innata e appartiene all’istinto sociale. Non vanno dimenticati gli strumenti più arcaici del linguaggio (introduttivi per una buona comunicazione) come lo sguardo, la mimica, il sorriso, il vocalizzo e il gesto. Il l linguaggio senza comunicazione è vuoto, è assente. Il sistema linguistico è distribuito in 4 sottosistemi (Tab. 4)

Il numero di parole che il bambino è in. grado di produrre è un indice molto importante di sviluppo linguistico e questo indice ha una relazione lineare con lo sviluppo delle sue capacità sintattiche–grammaticali.
Il grafologo medico deve riuscire ad individuare quante parole il bambino dice e questo può essere utile per identificare un rischio di sviluppo tardivo o una. alterazione del linguaggio verbale e già nel colloquio con la famiglia programmare un percorso di attenzione rivolto al bambino e iniziare a dare consigli per sviluppare
una buona comunicazione. Nella Tab.5 vengono riportati i percentili della produzione di parole.

Un bambino di due anni deve dire oltre 200 parole (50° percentile), almeno un centinaio deve conoscerle e di queste almeno 25 (più avanti riporto tutte le 25 parole) deve non solo conoscerle ma anche esprimerle e ripeterle in modo chiaro. Nella mia esperienza di grafologo pediatra le parole che dice il bambino sui 2 anni sono la metà di quello che è riportato in tabella.

Studi genetici (neurobiologia e neuroanatomia)

Gli studi di neuroscienze dimostrano che coloro che sono affetti da DSA hanno un deficit funzionale dovute a minime alterazione morfologiche localizzate in precise aree della corteccia con conseguenti scompensi dinamici

a) Neurobiologia

La lettura è una abilità prodotta da una convenzione culturale ma dipende anche da uno sviluppo neurobiologico normale. Il dislessico ha difficoltà ad affrontare, ad interiorizzare la capacità di decodifica. Questa difficoltà deriva da un deficit della processazione fonologica. Il bambino con questo disturbo non riesce ad avere un buon grado di consapevolezza verso i suoni del linguaggio, cosa indispensabile per identificare all’interno della parola e per stabilire un insieme di relazioni ordinate e sistematiche con le lettere, cuore e centro di un sistema di struttura alfabetica. Tuttavia alcuni autori considerando la comobidità elevata con cui si presenta questo disturbo pensano a cause multifattoriali.

C’è una cascata di eventi causali che a partire da un errore di codifica genetica porta ad alterazioni della morfogenesi di alcune aree corticali (area presilviana dell’emisfero sinistro) e sottocorticali (nucleo genicolato laterale e mediale del talamo) che a loro volta producono disfunzione non solo al processo cognitivo di acquisizione linguistica ma anche delle abilità più basilari di processazione visiva, uditiva e verbale. La sequenza, quindi, parte dalla genetica, coinvolge la neuroanatomia e neurofisiologia di alcune aree cerebrali e alla fine determina un disturbo cognitivo comportamentale. Nei dislessici la frequente iperattivazione del giro frontale inferiore di destra e di sinistra. L’interpretazione prevalente considera questa iperattività come l’indice di processi volti a compensare i difetti delle aree corticali posteriori di sinistra implicate nell’elaborazione fonologica ed ortografica.

A sostegno di questa ipotesi vi è il riscontro, nei bambini dislessici, di un incremento funzionale della parte ventrale del giro frontale inferiore col passare degli anni. (Diane Richmond – 2011). Nella dislessia, per esempio, è stata dimostrata una minor attivazione di alcune aree della corteccia cerebrale (occipito-parietali, temporo -parietali e frontali inferiori sinistre); inoltre appare sempre più evidente che a questa minore attivazione si associano anche alterazioni della connessione fra parti diverse del cervello. La lettura, infatti, è un’attività molto complessa del cervello ed è assicurata dal funzionamento di una rete composta da più “nodi”, collegati fra di loro da fibre nervose: sarebbe proprio un’alterazione anatomica di queste fibre (che fanno parte della sostanza bianca del cervello) all’origine della dislessia.

Alcune forme di dislessia sono geneticamente trasmesse ed esistono diverse forme di dislessia familiare. Con frequenza, diversi membri della famiglia hanno una disabilità specifica della lettura e il processamento fonologico in questo tipo di disordine sembra essere altamente ereditario. I bambini che hanno un genitore dislessico hanno un’elevata probabilità di avere un analogo disturbo. È stato rilevato che il rischio di difficoltà nella lettura è del 51% se affetto uno dei genitori, e del 75% se sono affetti entrambi i genitori. http://www.aiditalia.org
http://fc.units.it/ppb/CPN/Scienza del Cervello

b) Neuroanatomia

Quando una persona legge, le vie visive di entrambi gli occhi trasmettono l’immagine visiva alla corteccia visiva dei lobi occipitali.
Da qui le informazioni vengono trasmesse al giro angolare del lobo temporale sx e all’area di Wernicke, aree entrambe importanti per la codifica fonologica. I dati recepiti dalla corteccia occipitale visiva di dx, passa da quella di sx attraverso il corpo calloso e vengono interpretati nel lobo temporale dominante nel cervello.

La disgrafia

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento correlato al linguaggio scritto con difficoltà a riprodurre sia segni alfabetici che numerici. Emerge nella fase di personalizzazione della scrittura (in terza elementare). Nei primi due anni della scuola elementare sia lo sforzo che la difficoltà nello scrivere (che si manifesta con disordine grafico, con brutta grafia, con il fatto che l’insegnante non riesca a capire bene molte parole) spesso vengono correlati con la fatica dell’apprendimento. In terza elementare c’è più spontaneità e la disgrafia viene più evidenziata.
Il bambino che soffre di disgrafia ha difficoltà a seguire con lo sguardo il proprio gesto e spesso è disprassico.
Le abilità di base coinvolte sono la coordinazione nel movimento, l’ orientamento e l’organizzazione spazio-temporale, la coordinazione oculo-manuale, la consapevolezza dello l schema corporeo, la memoria sequenziale, il linguaggio, il senso del ritmo (in genere immaturo), il processo di simbolizzazione (rallentato), la capacità di discriminazione suoni-segni. Può essere secondaria alla presenza di altri disturbi dell’apprendimento, ma non necessariamente è ad essi correlata: si può essere disgrafici e non dislessici né disortografici.

Le caratteristiche fondamentali della disgrafia sono riportate nella Tab.11

La scrittura non è un compito semplice, la grafia non è un semplice prodotto del cervello, ma è una abilità composta da molteplici fattori che intervengono in maniera coerente e programmata per facilitare l’apprendimento e l’automazione dello scritto in modo da renderlo spontaneo, naturale, fluido, omogeneo e ordinato e alla fine comprensibile.
Nella Tab.12 sono riportate in sintesi le basi che stanno dietro e accompagnano il meccanismo grafico. Un mancato funzionamento di queste abilità sviluppa una disabilità che si manifesta nella scrittura in modo evidente producendo distorsioni, disorganizzazione e destrutturazione del tracciato.

La diagnosi (Associazione Italiana di Dislessia)

La diagnosi viene posta alla fine del II anno della scuola primaria. Già alla fine del I° anno della scuola primaria, tuttavia, profili funzionali compromessi e presenza di altri specifici indicatori diagnostici (ritardo del linguaggio e anamnesi familiare positiva per DSA) possono anticipare i termini della formulazione diagnostica. Un’ulteriore strumento per la rilevazione di queste difficoltàè lo screening, inteso come ricerca-azione da condurre direttamente nelle scuole, da parte di insegnanti formati con la consulenza di professionisti sanitari. Esso l andrebbe condotto all’inizio dell’ ultimo anno della scuola dell’ infanzia con l’obiettivo di realizzare attività didattichepedagogiche mirate a potenziare le abilità deficitarie. Nel caso in cui alla fine dell’anno permangano significativi segnali di rischio è opportuna la segnalazione ai servizi sanitari per l’età evolutiva. La diagnosi viene effettuata da un’equipe multidisciplinare composta da Neuropsichiatria Infantile, Psicologo e Logopedista.

Un dislessico si stanca più facilmente ed ha perciò bisogno di molta più concentrazione
•Può leggere un brano correttamente e non cogliere il significato
•Può avere grosse difficoltà con le cifre (tabelline), la notazione musicale o qualsiasi cosa che necessita di simboli da interpretare •Può avere difficoltà nella lettura e/o scrittura di lingue straniere (es. inglese, latino, greco, ecc..) •Può scrivere una parola due volte o non scriverla

•Può avere difficoltà nel memorizzare termini specifici, non di uso comune
•Può avere difficoltà nello studio (storia, geografia, scienze, letteratura, problemi aritmetici) quando questo è veicolato dalla lettura e si giova invece dell’ascolto (es. registratori, adulto che legge, libri digitali)
•Non prende bene gli appunti perché non riesce ad ascoltare e scrivere contemporaneamente •Quando si distrae da ciò che sta leggendo o scrivendo ha grosse difficoltà a ritrovare il punto.

Un dislessico lavora lentamente a causa delle sue difficoltà, perciò è sempre pressato dal tempo. In sintesi la diagnosi si basa su due principi: il criterio di discrepanza (non c’è corrispondenza tra i risultati che ottiene il bambino a scuola e intelligenza) e il criterio di esclusione (si sono escluse altre patologie: ritardo mentale, deficit neurologici e sensoriali, disturbi affettivi primari). Mentre per la diagnosi di dislessia, disgrafia, disortografia conviene aspettare la seconda elementare, la discalculia è possibile farla alla fine della seconda elementare – terza elementare. Si esegue con protocollo standard e valutazione neuropsicologiche con prove standardizzate. La diagnosi è quindi il risultato delle osservazioni relative alle capacità cognitive, alle abilità prassiche e spaziali, alla memoria, al linguaggio e all’ apprendimento in senso stretto del bambino.

Il consulente grafologo (la prevenzione)

La psicologa della scuola o il pediatra di l fiducia della famiglia del bambino (quando c’è un dubbio sulle capacità grafiche del bambino) dovrebbero avere la possibilità di consultare un grafologo professionista per la valutazione del bambino in modo da poter individuare precocemente i fattori di rischio al momento attuale e la possibilità di un DSA nel futuro del bambino. Il consulente grafologo, che affianca lo psicologo studiando lo sviluppo del linguaggio del bambino lungo il percorso di crescita ha la possibilità di captare le prime difficoltà che il bambino può presentare e questo ha una importanza enorme come fattore predittivo considerando che l’80% dei bambini con disturbo di DSA presenta un disturbo del linguaggio. Intanto si deve avere ben chiaro che esistono tre tipi di disturbi specifici di apprendimento:
1.i disturbi evolutivi specifici del linguaggio
2.i disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche 3.i disturbi evolutivi specifici della funzione motoria

Ora stiamo focalizzando il problema sui disturbi evolutivi delle abilità scolastiche cioè la dislessia, la disgrafia e disortografia e la discalculia che come già ho accennato in Italia hanno una incidenza del 3-5% e il sesso maschile è più colpito (3-5:1) rispetto al femminile. La difficoltà diagnostica deriva anche dal fatto che questi disturbi si presentano spesso associati ad altri disturbi per cui diventa tutto più complicato. Mentre nella dislessia c’è qualcosa che ostacola l’acquisizione della lettura fluente, nella disgrafia manca una buona fluidità di scrittura; nella disortografia si trova difficoltà a tradurre il suono in simbolo grafico per un ritardo delle regole fonologiche ( lerrori nel dettato); nella discalculia difficoltà nel calcolo a mente e nel conteggio, memorizzazione delle tabellini e difficoltà nella moltiplicazione e divisione. Il grafologo deve conoscere i vari disturbi e avere inquadrato bene le varie tappe del linguaggio nello sviluppo del bambino, avere studiato l’anamnesi familiare e attraverso il rapporto con i genitori nei vari colloqui capire il comportamentodel bambino nella scuola d’infanzia e primaria.

Il comportamento di un bambino affetto da DSA è sorprendente. Al di là del problema specifico sono molto intelligenti, si adattano benissimo ai vari ritmi esistenziali, usano il computer con facilità impressionante, possono eccellere nello sport e hanno una fantasia ed una immaginazione eccezionali.

Ricordo che un bambino verso i due anni deve dire tra 50 e 220 parole (molti studi danno un minimo di 75 e un massimo di 225). Tuttavia secondo i ricercatori dell’istituto Bryn Mawr College (in Pennsylvania, USA America, 2012), ci sono almeno 25 parole che in tutti i modi devono sapere, la cui mancata conoscenza potrebbe essere una spia molto importante per i futuri problemi di apprendimento o disagi per eventuali ritardi linguistici. Le parole (che i bambini di questa fascia di età, anche se pigri e taciturni, devono conoscere e saper esprimere) sono le seguenti: mamma, papà, ciao, giocattoli, cane, gatto, bambino, latte, succo di frutta, palla, sì, no, naso, occhio, banana, biscotto, macchina, caldo, grazie, bagno, scarpa, cappello, libro, andati, di più.

Prevenzione specifica per la disgrafia

Durante i tre anni della scuola dell’infanzia, il grafologo clinico può. sottoporre il bambino a dei semplici test di approccio che accenno alla fine di questo lavoro. Per la percezione visiva (discriminare alcune forme geometriche : quadrato-rettangolo-triangolo-cerchio): discriminare e riconoscere suoni e rumori (percezione uditiva); riconoscere la destra e la sinistra (schema corporeo); equilibrio statico e dinamico come stare in piedi su un solo piede, camminare in relazione a un percorso (coordinazione generale); eseguire un disegno rispettando le. relazione spaziale, ad esempio il disegno di un cielo stellato sopra le onde del mare (orientamento spaziale); eseguire un percorso grafico rispettando la direzione alto-basso, sinistra–destra (coordinazione oculo manuale); ripetere correttamente parole e frasi, riferire una piccola esperienza vissuta, comprendere una breve fiaba o una piccola storia (funzionalità, produzione e comprensione linguistica).

I bambini con disgrafia spesso nel periodo pre-scolare possono presentare goffaggine nella deambulazione, postura non adeguata soprattutto quando sono seduti, prensione inadatta di una penna o di una matita o di un altro oggetto quando scarabocchiano.

Casistica clinica

Vengono presentati alcuni casi di bambini con DSA specifico e aspecifico. Alcuni valutati dalla neuropsichiatria e altri valutati dallo psicologo clinico con diagnosi appropriata. A questi bambini che si sono presentati nel mio studio anche per visite occasionali, ho fatto fare una copia (o un dettato) e qualche disegno

Riabilitazione con il metodo grafologico

L’ A.N.G.Ri.S. Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura è una organizzazione No-Profit di professionisti costituita da grafologi diplomati che hanno conseguito una formazione specifica nella rieducazione della scrittura.
Uno dei compiti dell’associazione è promuovere iniziative e attività didattico-pedagogiche finalizzate alla prevenzione e al recupero delle difficoltà grafomotorie. La Dott. Emanuela Calogera Zenobio così spiega il metodo (www.genitoricrescono,com). “La disgrafia si cura con la rieducazione della scrittura. Rieducare la scrittura non significa effettuare un semplice recupero della funzione scrittoria, ma preparare il terreno per permettere alla scrittura di svolgere il proprio ruolo di strumento di comunicazione e di elemento rappresentativo della personalità dello scrivente. Si tratta di un percorso creativo ed individualizzato volto a stabilire o ri-stabilire i presupposti essenziali per un corretto sviluppo del gesto grafico, utilizzando:esercizi per il rilassamento muscolare e la motricità in generale; tecniche pittografiche e scrittografiche, tra cui il metodo di Robert Olivaux; interventi sulla postura, sulla tenuta dello strumento scrittorio e sulla respirazione; lavoro sulle strutture ritmiche, sull’organizzazione e sull’orientamento spaziale”.
(emanuelacalogera.zenobio @inwind.it

Riporto un esempio di rieducazione della scrittura

Ida Terzi

Ida Terzi (1905-1997) diventa insegnante elementare e si specializza in tiflologia, per l’insegnamento dei non-vedenti, a Roma. Inizia la sua attività in un istituto per ciechi a Reggio Emilia nel 1925. La prima formulazione del metodo risale a quegli anni sotto la spinta dell’imponente problema pedagogico di rendere autonomo il cammino dei suoi alunni (Terzi, 1958) e rappresenta il sistematico tentativo di trovare nuove vie di compenso alla mancanza della vista. Prosegue la ricerca presso l’Istituto dei Ciechi e l’Istituto di Psichiatria dell’Università di Milano. Nel 1958 pubblica sulla rivista Acta Neurologica i primi risultati del suo lavoro. Nel 1985 fonda l’A.I.R.M.T. (Associazione Italiana Ricerche Metodo Terzi-Monza) che per sua volontà porterà avanti la ricerca sul Metodo. Del 1995 è il testo edito da Ghedini “Il Metodo Spazio-Temporale”. Il metodo Terzi può essere applicato in alcuni casi di disgrafia.

Riporto alcune note di Roberto Colajanni in www.disprassia.org in cui parla di alcune aree di intervento specifiche per la disgrafia disprassica da considerare molto attentamente:

Impugnatura della penna

La maggioranza dei ragazzi negli ultimi dieci anni impugna la penna in maniera scorretta.

Altri strumenti per la valutazione in età prescolare.

Conclusioni

Lo studio del disegno e della scrittura sono, a mio parere, degli strumenti utili nella prevenzione della DSA. Nel caso della disgrafia sia il grafologo medico che il grafologo rieducatore della scrittura rappresentano un punto di riferimento per risolvere in maniera efficace la difficoltà.. L’impegno del pediatra non è solo quello della prevenzione precoce e del capire se c’è solo un vero problema di apprendimento, ma anche quello di fare, una volta che c’è la diagnosi, un lavoro integrato con la scuola per evitare strategie errate, e per dare una mano alla famiglia del bambino e al bambino stesso di supporto positivo.
C’è da ricordare che il bambino con DSA a parte le difficoltà di apprendimento che vive con disagio, la paura dell’insuccesso, le continue frustrazioni, il disadattamento sociale, la perdita di motivazione, può avere un cattivo rapporto con la scuola (sforzo, rabbia, rifiuto, incomprensione), andare verso un disimpegno scolastico (scoraggiamento, confronto, stress), entrare in problemi di disattenzione eccessiva con fughe nella fantasia (per la fatica, lo sforzo, il disinteresse, la preoccupazione), complessi di inferiorità e malessere esistenziale, può reagire con condotte inadeguate (aggressività, ostilità, tensione, irritabilità), e entrare in circolo vizioso di problemi psicosomatica (cefalea, dolori addominali ricorrenti e altre difficoltà riferite al soma).

Per avere una buona comprensione del problema dell’apprendimento in senso generale il grafologo medico o il grafologo specializzato nella riabilitazione grafica,deve avere una idea chiara della differenza tra i disturbi evolutivi specifici del linguaggio, i disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche, I disturbi evolutivi specifici della funzione motoria. Questi disturbi si intrecciano tra di loro e spesso in un bambino con DSA ad esempio in comorbidità è presente qualche disturbo del linguaggio o della funzione motoria. La terapia va fatta anche coinvolgendo il cervello in stimoli compensatori integrati.

Nelle perizie grafologiche in cui è presente una scrittura in corsivo antiestetica, inelegante, stentata, impacciata, o una scrittura in stampatello con tracciato irregolare nella dimensione, nellaforma e nella pressione bisogna sempre indagare su un passato di disturbi specifici dell’apprendimento per evitare ipotesi errate sulla personalità del soggetto scrivente e conclusioni affrettate non obiettive per il lavoro scientifico peritale

Bibliografia

American Psychiatric Association
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali
Quinta edizione DSM 5 – Raffaele Cortina ed. -2014 – Milano


De Grandis Chiara
La dislessia – Erickson ed. –2007 – Trento


Dislessia
Giornale Italiano di Ricerca Clinica e applicativa
La prima rivista italiana dedicata alladislessia e ai disturbi correlati.
E’ uno spazio di ricerca molto ampio e rappresenta la voce dell’Associazione Italiana Dislessia.


Pratelli Monica
Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo motorie
Erickson ed. 2009 ( ristampa) – Trento


Reid Gavin
E’ dislessia
Erickson ed. – 2009 ( ristampa) – Trento


Ripamonti Itala Riccardi
Le difficoltà di letto – scrittura Eickson ed. – trento


Stella G. et al.
Dislessia evolutiva in pediatria
Guida all’identificazione precoce Erickson ed. 2011 – Trento
Da questo testo sono stati ripresi gli strumenti che il pediatra può utilizzare per la valutazione in età prescolare (questionario per i genitori, prova di ripetizione di parole e denominazione dei colori),e la tab. n° 5 a pagina 5: percentili sulla produzione di parole).


Inoltre il testo di Giacomo Stella fornisce un’ottima bibliografia per ulteriori approfondimenti. .

Webgrafia

• dislessia evolutiva dott.ssa Luigia Milani- Dipartimento di neuroscienze
neuropsichiatria infantile http://www.ospedalebambinogesu.it- 2008


• Cíntia Alves Salgado , Logopedista, Dottore in Scienze Mediche – FCM/UNICAMP
(Brasile).Sylvia Maria Ciasca www.nweuroscien.net


• Angela Maria Granara correlati comportamentali del soggetto
dislessicohttp://www.educare.it


• www.aiditalia.org
E’ un sito molto aggiornato. Dal sito si possono scaricare la guida per la dislessia per
genitori e altre informazioni scientifiche.


Vio Claudio e Gianluca Lo Presti
Diagnosi dei disturbi evolutivi ( DSM 5) Erickson ed. 2014

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