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Ferite del corpo, ferite dell’anima

Dovrebbe essere dimostrato: la lettera racconta le “ferite del corpo” e le “ferite dell’anima”, anche se, al solito, moltissimo ancora deve essere capito.

Nella scrittura del bambino di seconda elementare sono rappresentati varie ferite, che, se affrontate per tempo, con le “medicine” delle coccola e del sostegno affettuoso, tenero e protettivo,  potrebbero diluirsi facilmente. 

Sono coinvolti una caduta che lo ha molto allarmato, con possibile ferita nella zona dell’occhio, una “botta” subita nel capo, più un lutto (forse un nonno). 

Ci interessano le ferite del “corpo”

Come si è notato, sono coinvolti episodi banali, che abbiamo subito un po’ tutti. Eppure, bisogna sforzarsi di osservare i fatti con gli occhi di un bimbetto: lui subì un forte spavento e, quasi sicuramente, associò allo stesso un sentimento di colpa, se avesse disubbidito a mamma e a papà. 

La ricerca dimostra che questi eventi – che generalmente mamma e papà considerano banali,  possono segnare la vita delle persone coinvolte

Ho effettuato una ricerca su questa pagina: ho dedicato al tema delle “ferite del corpo” e delle “ferite dell’anima” ben 32 post. 

Ne parlai, quasi casualmente, già il 1 maggio 2015, nel post in cui parlai dei due “sensitivi” il polacco Schermann e l’italiano Moretti.

Solamente nei primi mesi del 2019, però, ho inaugurato una fase di studi dedicati alle “ferite del corpo” e alle “ferite dell’anima”, ma sinora non mi era stato possibile formulare una teoria dello “schema corporeo”, per così dire: ecco, per l’appunto, da questo punto di vista negli ultimi tempi si è compiuto un passo in avanti importante. 

Si necessita di progredire. Poi si tratterà di approfondire, ragionando sul tema: come una ferita del corpo si tramuta in una ferita dell’anima? Si necessiterà del contributo di altri specialisti, ad iniziare dagli psicologi e dai medici. 

Aggiornamenti

Nel post precedente, la riflessione sui disegni infantili degli omini detti “girini” e “testone” (dai 3-4 anni, di norma), in quanto li si è considerati come lettere universali (appartengono ad ogni bambino di ogni latitudine, almeno verosimilmente), mi ha imposto la seguente conclusione: anche il corpo deve essere rappresentato nelle lettere manoscritte infantili e di tutte le età. 

Si tratta della conclusione di un lungo processo di studio, che invece avrebbe dovuta essere posta in premessa, ma non lo potevo capire allora. 

La ricerca di questi ultimi tempi si è concentrata sui segni della sofferenza nell’apparato digerente, ma da questo punto di vista si necessita di ulteriori osservazioni.

Invece si sono avuti forti riscontri nel campo delle“ferite del corpo” (piccoli o grandi traumi fisici subiti per lo più in età infantile, il più delle volte senza conseguenze invalidanti), interessanti il capo (fronte, calotta, nuca, mento, bocca e dentatura), partendo dalla prima produzione infantile assimilabile a lettera (i disegni degli omini  detti “girino” e “cefalopode”, altrimenti detto  “testone”).

Ci si era detti che la genesi remota di tutte le lettere la si dovrebbe rinvenire, per l’appunto, in tali “omini” e si era anche detto che un modo per accertare la correttezza di tale ipotesi sarebbe consistita nella ricerca delle ferite del capo sopra dette.

Ebbene la ricerca sta confermando questa ipotesi, in una misura tale che ormai la si potrebbe considerare quasi provata, fermo che è certo che non si può aver capito in maniera sufficiente.

Sul piano grafologico ne è coinvolto il segno fondamentale del metodo morettiano: il largo di lettere (l’ampiezza di un ovale). 

Chi ne volesse sapere di più, può scrivermi sulla mia chat privata.

Per informazioni sul come associarsi all’AIDAS-DGS, invece, scrivere a info@vigliottiangelo.it

Grazie.


Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

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