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Dallo studio dei “Diari di Mussolini, veri o presunti”…

La perizia grafica come applicativo di una disciplina, l’identikit della lettera, il metodo comparativo.

Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

L’OGGETTO DELLA PERIZIA SU SCRITTURA. L’ESIGENZA DI ANCORARE LA PERIZIA SU SCRITTURA AD UNA DISCIPLINA SPECIFICA

L’oggetto della perizia su manoscrittura (anche realizzata su tablet) è l’oggetto di chi studia la scrittura e la manoscrittura. Per quello che si sa, chi studia la scrittura e la sua traduzione manoscritta è la sola grafica simbolizzata: ecco la saldatura tra quest’ultima e la perizia. Solo chi studia la scrittura, è il tema che si intende introdurre con questo post, sa padroneggiare il metodo comparativo (grafia autografa vs grafia contestata). E, all’inverso, colui che non sa padroneggiare tale metodo non è attendibile.

La grafica simbolizzata, a propria volta, nasce dalla grafologia e il metodo peritale  “su base grafologica” (B.Vettorazzo) e il metodo grafonomico, applicato da tutte le polizie scientifiche del mondo, si convalidano a vicenda, in quanto, come già ho precisato (vedi post precedenti), ogni perito grafico può confermare che applicando con competenza un metodo o l’altro si giunge alle stesse conclusioni. 

Dunque, le procedure e le integrazioni metodologiche che la grafica simbolizzata sta sperimentando sono coerenti con tutti i metodi peritali conosciuti e convalidati, e lo posso testimoniare personalmente in quanto esercito dal 1991 avvalendomi del metodo “su base grafologica” ed in quanto saprei applicare lo stesso metodo grafonomico. Tuttavia, anche la suddetta coerenza dovrà essere dimostrata e sarà dimostrata.

E tuttavia, all’opposto, si potrebbe anche considerare che quella su scrittura è l’unica perizia che si basa sui metodi (sono molteplici, in quanto i due principali detti hanno varie “derivazioni”, per così dire), il che sconcerta gli avvocati e i giudici. In effetti, negli altri settori, la perizia non è altro che un applicativo specifico di una disciplina scientifica. Nella perizia grafica, invece, la disciplina che studia l’oggetto non esiste, o meglio non è ancora consolidata: l’AIDAS–DGS sta cercando di edificarla e di convalidarla.

Per l’immediato e sin tanto che sarà necessario, si propone solamente di integrare le normali procedure che appartengono ad ogni perito grafico, secondo criteri che sono incontestabili. Ciò, comunque, non mi esime dall’obbligo di prospettare agli studiosi di altre discipline e ai colleghi lo scenario futuro che potrebbe essere in gioco, con il progresso degli studi.

Nel merito, ribadisco anche in questo post ciò che ho scritto in precedenza: la questione dell’accertamento dell’autografia di una scritta, per quanto importante sia, è una questione molto minore.

In effetti, già da ora si dimostra che lo studioso della grafica simbolizzata saprebbe effettuare un “profiler” esistenziale (ossia dei condizionamenti subiti dallo scrivente), sebbene vada detto che ciò che ancora non si sa dire è un oceano sterminato (ma sarà sempre così, come in tutte le scienze). 

Del resto, all’inverso, lo studio della scrittura e della manoscrittura e la perizia grafica, se concepita con i criteri scientifici che si stanno delineando in questi post, sono la stessa cosa. Per l’appunto: sono la stessa cosa, ben fermo che il perito grafico deve possedere innumerevoli competenze che non sono necessarie allo studioso della manoscrittura per scopi psicoterapeutici, educativi, medico, psicopedagogico, criminalistico, ecc…

L’OGGETTO COME ICONOGRAFIA E LO STUDIO DELL’OGGETTO COME ICONOLOGIA: L’IDENTIKIT.

CIÒ CHE NON HA UN NOME, CON ALTA PROBABILITÀ, NON ESISTE (OSSIA NON È NOTATO NÉ DALLO SCRIVENTE, NÉ DALL’IMITATORE, NÉ DAL PERITO GRAFICO). IL METODO COMPARATIVO.

L’oggetto è una iconografia che non si muove, si è già detto nei post precedenti, eppure, nell’aspetto della forma (semplificando nell’iconografia del tratto) ci informa sul moto relativo che la mano ebbe, quando detta iconografia fu redatta (non quello “esatto” e matematico ricercato da colui che studia la velocità che un autoveicolo aveva quando andò a schiantarsi contro un altro – segnalo, tuttavia, che oggi sono disponibili dei software che “calcolano” la velocità e la pressione di un tracciato grafico redatto su tablet… si sperimenterà). 

Ogni iconografia, fosse anche quella di un volto, ha più parti, e tali parti sono i costitutivi della stessa. Nel volto umano, ad esempio, sono parti la fronte, gli occhi, le ciglia, il naso, la bocca, il mento, ecc..  Le relazioni tra le parti del volto sono la simmetria, la proporzionalità dei vari costitutivi, e via via (non so proseguire, in quanto non ho la competenza necessaria). Dunque, un esperto saprebbe descrivere un qualsiasi volto, ed in effetti nell’ambito criminalistico ci sono dei professionisti che sanno eseguire l’identikit di un volto.

Vale a dire, allora? Vale a dire che non si può – ecco un altro punto di forte svolta – descrivere un oggetto qualsiasi – fosse un volto o fosse una lettera – se non lo si sa descrivere e se non lo si sa rappresentare con criteri scientifici e condivisi.

Dunque, come è possibile continuare ad effettuare le perizie grafiche se, ad esempio, il perito non sa descrivere in maniera univoca ed incontestabile una lettera, supponiamo, come la “c”? Ecco, per l’appunto, quanti elementi costitutivi ha una “c” corsiva minuscola? E la “c” dello stampatello maiuscolo, invece, quanti elementi costitutivi ha? Oppure, quanti elementi costitutivi ha un “1”?  E lo “0”? Quali sono le differenze iconografiche tra lo “0” e la “o”? Certo ma di quale “o” parliamo, nel caso la volessimo comparare con lo “0”? Ma della “o” congiunzione, è ovvio…

Chi saprebbe descrivere in maniera univoca una qualsiasi lettera manoscritta in modo tale che un’altra persona sappia riprodurla (nell’aspetto della geometria, ossia nel disegno) in cieco?     

Insomma, il perito grafico deve saper fare l’identikit di una lettera. All’opposto, invece? All’opposto, il suo elaborato peritale non dovrebbe aver valore: lo si provi a contestare e si vedrà che non è possibile.

Non avrebbe valore perché non dimostra di avere la cognizione di cosa sia il metodo comparativo. In effetti, l’esperto sa distinguere il volto di una persona sospettata dalla persona “ritratta” con identikit, perché, per l’appunto, sa applicare il metodo comparativo, sia in relazione all’aspetto dell’iconografia e sia in relazione all’aspetto dell’iconologia detti.  

Allora, quale è il modello di riferimento della lettera manoscritta? E’ la lettera del modello (42 lettere per il corsivo maiuscolo e minuscolo, 42 lettere per lo stampatello maiuscolo e minuscolo, 10 lettere per il numero…). Ed ogni lettera è come un volto, ossia ha una iconografia, ha dei costitutivi, e i vari costitutivi strutturano delle relazioni tra loro, con l’insieme di tali relazioni che chiamiamo “iconologia”.

Tutto quanto sopra per la geometria (il perimetro della lettera e il bianco inglobato e/o che circonda lo stesso), ma anche il tratto, ossia la forma, ha un modello di riferimento, ma qui il discorso diventerebbe troppo lungo: si può soprassedere.

Ora sperimentiamo, se vi va: osservate le cinque A che sono rappresentate in figura . Ditemi quella che non vi piace (in privato) e “scommetto” che racconta anche voi (la condizione necessaria è che non piacciano veramente, in quanto non potrei essere disponibile ad assecondare eventuali curiosità. Ragione per cui le persone interessate dovrebbero scrivermi parole con la A, tipo ALA, AMA, PAPPA, MAMMA E NONNA)

Segue

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