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Corso breve di lettura – parte IV

E’ l’oggetto che racconta, non può essere la grafologia economica può essere nemmeno la grafica simbolizzata.


Un grafologo competente direbbe che la parola “Il” di fig.4 è stata vergata in maniera accurata, isocrona, sostanzialmente lenta e parca (si osservi il riccio finale della “l” che del tipo eccessivamente laconico, in quanto il concavo basale della “i” non solo è tronco, ma è incompleto, come in figura l’arco rosso esemplifica): vi corrisponderebbe il carattere dell’attesa. Ha ragione il grafologo, oppure ha preso un granchio?

Lo stesso grafologo direbbe, della fig.11, che è stata scritta con eccesso di esuberanza verticale ed orizzontale, con una forte velocità esecutiva, con profusione e slanciatezza di gesto, con assenza di cura grafica (vi corrisponde Gettata via), con trasandatezza e così via. In questo caso, vi corrisponderebbe il carattere dell’assalto, controbilanciato dal carattere della cessione.
Tutto bene, se si è in grafologia, ma non va più bene se si è nel campo dello studio della scrittura e/o nel campo della perizia grafica.

La grafologia è un punto di vista che non sa leggere la scrittura.

Perché? Vi chiedo: dove la si rinviene la scrittura nelle due descrizioni sopra dette?
Ecco, per l’appunto, ci si accorge che la grafologia non descrive una scrittura, ma il modo come la grafologia si autorappresenta un prodotto grafico manoscritto, di qualsiasi tipo. Insomma, che cosa è stato scritto nella fig.11? Non ce lo si è chiesto! Ossia, ecco il punto, quella figura potrebbe anche non essere scrittura, ma solo un tracciato grafico qualunque, obbligato a dipanarsi secondo le regole volute per la scrittura.
Le grafologie “vedono” i propri segni grafologici (la grafologia italiana vede i suoi, la grafologia francese i propri, e così via), ma i segni grafologici non sono scrittura, in quanto sono concetti di colui che li ha formalizzati, secondo il metodo che egli ha edificato (lo stesso segno nella grafologia italiana e francese, ad esempio, ha diversità di significato, dipendente dagli specifici punti di vista dei due metodi implicati).

Ma siamo sicuri che la grafologia conosca “le regole volute per la scrittura”? Non le conosce e lo so in quanto l’ho insegnata dal 1991 al 2012, ed ho iniziato a studiarla nel 1973.

LA FIG.13, LA FIG.12 E LA FIG.11 SONO STATE SCRITTE DALLA STESSA PERSONA?

Intendiamoci, se si fosse nell’ambito peritale direi che è impossibile rispondere a questo quesito (però si potrebbe dimostrare, che la fig.12 e la fig.13 sono state vergate dalla stessa mano), ma qui si è in un ambito di riflessione teorica. Preciso ancora che quanto seguirà, attinente alle letture simboliche e simbolizzate, non ha alcun diritto di cittadinanza in un procedimento peritale: indiscutibilmente.

Per quanto sembri strano, eppure le due scritte di fig.11 e di fig.13 sono entrambe spontanee, allora, come spiegare le differenze ritmiche che vede la grafologia?

Con il fatto che è la relazione “Il” che incute molta apprensione, in quanto la lettura inconsapevole di questa lettera è come mamma deposita il cucciolo sul suolo (lettera “I”) prima che lo prenda in braccio, con lei vigile, papà (la “l”). Dunque, la lentezza che la grafologia vede nella fig.4 è spiegabile con il racconto simbolico e simbolizzato della striga “Il”. In altre parole, la persona che ha scritto la relazione “Il” potrebbe anche avere una grafia veloce, tranne che, per l’appunto, nella stringa “Il” (con la maiuscola “i” del corsivo).

La rigidità e la lentezza (è sempre il grafologo che è in me che parla) della fig.13 mi ha talmente sorpreso che ho chiesto alla stessa persona di scrivermi un triangolo equilatero. Il risultato che se ne è ottenuto lo si legge in fig.12. Ed allora mi sono detto: ecco perché*!

Alcuni criteri orientativi per la lettura del tratto


E’ il tratto che ci racconta la velocità che ebbe la mano (ce lo insegnano coloro che eseguono le perizie sugli incidenti stradali, ma a loro insaputa e all’insaputa della stessa grafologia).
Come criterio generale si può partire dalla fig.14: è stata scritta con intenzione e volendo simulare una velocità esagerata. I bordi dei tratti sono nettissimi, come se lo stesso fosse stato eseguito avvalendosi di un righello: questa è la condizione basilare della velocità esecutiva. Conta anche la “direzione della marcia” (poi mi spiegherò meglio), in quanto ad ogni deviazione, fosse anche quella voluta per eseguire un concavo, corrisponde un freno. Tuttavia, dobbiamo apprendere la distinzione tra le variazioni appropriate delle traiettorie (ad esempio, quelle che si rendono necessarie quando si deve affrontare un curva o una svolta obbligata), dagli sbandamenti.

Fatto sta che nella fig.14 non esiste alcuna deviazione di traiettoria.

In secondo luogo, in fig.14, il tratto si assottiglia progressivamente, perché è la mano che si solleva progressivamente dalla superficie del foglio.

Sul piano che ci interessa, al sollevamento progressivo vi corrisponde un decrescere progressivo dell’attrito, dunque, nelle condizioni date (il bordo del tratto è netto e non vi sono deviazioni di traiettoria), anche il sollevamento accresce la celerità esecutiva che ebbe la mano. In questo contesto, interesserebbe moltissimo soffermarsi sulle caratteristiche del segmento di fine del tratto, ma soprassiedo.

All’opposto, la fig.11 (per semplicità ci si riferisce solamente al riccio evidenziato dal poligono, ma la lettura dovrebbe essere effettuata su ogni millimetro, dall’avvio alla fine, in quanto in ogni scrittura i parametri che si stanno considerando variano costantemente), ha un tratto netto, ma la nettezza non può essere massima, in quanto il tratto è ingrossato, ossia in quel punto c’è molto attrito. Insomma, l’attrito produce un freno ed il freno, lo si intuisce, induce una irrequietezza che incide sulla dirittura dei bordi, ma anche sbandamenti (vedi la freccia).

La metafora della guida (il primo che ne ha parlato, ma per altri scopi, è stato C.Jamain)


In altre parole, quando si legge il tratto bisogna immaginarsi di essere alla guida di una macchina. Ad ogni deviazione non autorizzata (non giustificata dalla strada, potremmo dire) vi corrisponde una sbandata ad ogni ingrossamento del tratto vi corrisponde più “gomma rilasciata sull’asfalto dai pneumatici”, ossia vi corrisponde freno.

Dunque, in fig.11 il tracciato fu scritto con rapidità (bordi netti), ma in un contesto nel quale era anche esercitato il freno (osserva l’ingrossamento evidenziato dalla freccia), associato a sbandamento.

LE FIGG. 12B E 13B


In fig.12b, invece, si ha un contesto nel quale la grafologia parlerebbe di pressione spostata (la discesa è più sottile della parte che risale). Prenderemo in considerazione solo la salita: si osservino gli sbandamenti e gli ingrossamenti evidenziati dalla freccia. Il tutto indica rallentamento.

In fig.13b, si ha un fenomeno di pressione spostata molto vistoso, anche in questo caso si parla di forte freno e di sforzo.

Come si prova?

Si ribadisce questo concetto: l’osservazione della manoscrittura” significa dire “leggere la manoscrittura” , in altre parole, nel nostro caso, lo strumento attuativo dell’osservare è il leggere l’iconografia. Anche la velocità e la pressione che esercitò la mano che vergò la manoscrittura che si legge hanno un’iconografia: quella del tratto.
Ma come si prova che il tracciato della fig.14 è stato scritto con una velocità esecutiva esagerata?

Come si provano le lentezze (per freno e sbandamento) dei tratti di fig,13b e di fig.12b?
Come si prova la velocità esecutiva della fig.14? E come si prova in questa figura che all’ingrossamento e alla deviazione di traiettoria (sbandamento) evidenziati dalla freccia vi corrisponde un forte rallentamento?

Intanto, allora bisognerebbe anche dimostrare che il segmento di fine evidenziato dall’ellisse verde è stato eseguito con relativa lentezza. Deve essere stato eseguito con lentezza, in quanto, se restiamo alla nostra metafora della guida, ai fenomeni visti (freno associato allo sbandamento) vi deve corrispondere un aver provato un moto di spavento.

Già ma sinora si è ragionato su dati oggettivi (nettezza del bordo del tratto, sbandamento, ingrossamento e affievolimento del tratto) e su base di logica: ci dovrebbe bastare.

Non ci basta più quando dai fenomeni detti (nettezza dei bordi dei tratti, sbandamenti, ingrossamenti dei tratti) si vuole risalire a fenomeni fisici (la velocità e la pressione appartengono alla fisica) che sono assenti nella scrittura, in quanto in quest’ultima tutto giace.

Nella perizia si potrebbe fare a meno dei concetti di velocità – lentezza e di pressione: basta leggere le iconografie, infatti, se non fosse per il fatto che tutti i periti si avvalgono di tali concetti. Allora come si fa a provare che il perito è in errore quando sostiene a torto che una grafia è veloce?

Lo si prova studiando le iconografie dei tratti apposti sui Tablet per le firme dette elettroniche.
Nel merito, va detto che, rispetto alle firme elettroniche il grafologo è il software del Tablet: per l’appunto noi sappiamo per certo che la fig.11 è stata scritta con rapidità e con discreta pressione in quanto quella firma è di tipo digitale ed in quanto il software ha annotato, per ogni punto del tracciato, e le velocità esecutive e le pressioni esercitate dalla mano, con il tutto che è documentato su una tabella Works.

Di conseguenza, si faranno molti esperimenti, si definiranno le iconografie specifiche, il tutto sarà poi pubblicato e a quel punto i fenomeni detti saranno provabili, in quanto saranno sottratti dal dominio soggettivo dell’occhio del grafologo o del perito grafico, del quale non ci si può fidare.


LA LETTURA DELLA FIG.4
A questo punto, chiunque, leggendo il tratto secondo i criteri detti (nettezza dei bordi, sbandamenti, ingrossamenti) sa analizzare tutta la conformazione in ogni millimetro o quasi.


Allora come si spiegano i fenomeni che si leggono sul tratto?


Il post è troppo lungo: sono costretto a soprassedere. Dico solamente questo: il tratto è l’insieme delle caratteristiche qualitative del perimetro, ossia della geometria della lettera.
Non è vero il fenomeno precedente. In altre parole, ogni anomalia del tratto, è in primo luogo una anomalia del perimetro, ossia, sul piano della lettura consapevole (che non interessa il perito), non lo si può comprendere se lo si considera isolatamente.


A titolo di esempio, la forte deviazione di traiettoria (è impropria e vi corrisponde una “svolta”) che si nel collegamento tra la “I” e la “l” va letta nel seguente modo:
1) nella fase del cucciolo, la persona che legge scrivendo ha avvertito papà distante (inclinazione di 30 gradi), cosicché ha provato un moto di spavento (inclinazione di 48°). Per comprendere questo racconto si consideri che:
a) L’inclinazione di 30° allontana troppo la “I” dalla “l”, ossia distanzia eccessivamente papà;
b) L’inclinazione di 48°, invece, riavvicina la “l” alla “I”.


Grazie.


Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

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