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Corso breve di lettura. Parte I

Osservare è leggere, ma come si legge? Perché la “a” si legge inconsapevolmente “mamma”?

Secondo la grafica simbolizzata la “a” del modello è mamma, ma perché?

Sostanzialmente, noi sappiamo che la “a” è mamma in quanto le sperimentazioni ce lo hanno confermato, cosicché tale conferma ha dimostrato anche la validità della teoria sulla base della quale, circa 10 anni fa, supposi che la “a” racconti mamma.
il “Metodo Angeloni”, una volta illustrato, almeno per come lo vedo io, lo si scopre come un banale e lo si apprende con facilità. E’ banale, in quanto si basa sulla lettura.

A) IL PRESUPPOSTO: OGNI FORMA APPRESA PER IMITAZIONE, SE LA SAPPIAMO LEGGERE TUTTI, È LETTERA. LA LETTERA DUNQUE È UN MODELLO, CHE APPARTIENE AD UNA FAMIGLIA DEL LEGGERE SCRIVERE

B) LE ABILITÀ COINVOLTE SONO DUE: LA LETTURA E LA SCRITTURA, CONTA SOPRATTUTTO LA PRIMA
Se, per lo meno dal punto di vista che osserviamo noi (la grafica simbolizzata studia i condizionamenti), tutto avviene su base imitativa (vedi l’omino girino), allora ciò che predomina è la lettura, non è la scrittura.

E’ la lettura del modello, infatti, che ingenera la provocazione stimolo, che induce la risposta. Non necessariamente – ecco un punto di forte importanza – la risposta è manoscritta, in quanto è un fatto emotivo soggettivo, spesso inconsapevole.

La manoscrittura, dunque, è un atto manifesto che racconta la reazione a detta provocazione stimolo. Esattamente, come il fuggire dinnanzi ad un leone affamato, è l’atto manifesto dell’emozione che proviamo alla provocazione-stimolo costituita dal quando immaginiamo un leone affamato che corre verso di noi.

In altre parole, nella persona che ha manoscritto (non disegnato) la freccia di fig.1b, magari a sua insaputa, il modello letterale della freccia, che appartiene alla famiglia della geometria, ingenera forte ansietà. Infatti, la sua freccia manoscritta racconta due traumi, uno antico ed uno relativamente recente.

Tutto quanto sopra ormai si dà per provato.

C) LA LETTERA E’ UN’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE E TEMPORALE

E’ un’organizzazione spaziale e ciò è manifesto in sé. E’ anche un’organizzazione temporale, non solo perché spazio e tempo sono intimamente legati, ma perché, grafica simbolizzata alla mano, sappiamo rendere concreta questa interdipendenza e la sappiamo sperimentare. Ad esempio, ci si potrebbe chiedere che cosa risulti spiacevole, nella provocazione stimolo, nel modello della freccia orizzontale della fig.1d.

Si provi a manoscriverla (in maniera spontanea, altrimenti si eseguirebbe un disegno geometrico, non di interesse) quella freccia e si avrà modo di osservare che con altissima probabilità la si scrive nel modo indicato in fig.1e: nel caso contrario, mi si contatti su chat privata e ne parleremo.

Una traiettoria orizzontale è un continuum spazio temporale, nel quale ogni punto della stessa, mentre lo si legge, è il qui ed ora, cosicché il punto che lo precede è l’attimo precedente ed il punto che seguirà è l’attimo successivo. In altre parole, nel diagramma della fig. 1d, la discesa è il qui ed ora, ciò che è a sinistra è il passato e ciò che è a destra è il futuro.

Ciò che non va nella fig. 1d è costituito dal fatto che le due alette (chiamo in questo modo i trattini diagonali che costituiscono i quattro angoli acuti) rendono l’idea che le traiettorie siano finite. Per l’appunto, se si vuole sottoporre a sperimentazione questa affermazione, si provi a scrivere (non a disegnare) il diagramma di fig.1d.

La conclusione è questa: in ogni attimo della nostra esistenza, dobbiamo chiederci da dove veniamo (l’attimo precedente, il prima), perché altrimenti non sapremmo dove stiamo andando (l’attimo successivo, il dopo) ed in definitiva non sapremmo chi siamo. Ma siccome il qui ed ora è figlio del prima, e il prima è figlio di un “prima – prima”, ecc.., allora siamo indotti a ripercorrere il tutto dalle nostre origini. Insomma, il cucciolo che fummo è ancora in noi: questa è la scoperta più importante della grafica simbolizzata, probabilmente.

D) OGNI MODELLO HA PIÙ COSTITUTIVI E I COSTITUTIVI SONO ORGANIZZAZIONI DI SEMEIOTICA BASILARE: LEGGERE SIGNIFICA DARE UN NOME SIA AL MODELLO SIA AI COSTITUTIVI SIA ALLA SEMEIOTICA BASILARE
Dire lettera “a” corsiva significa leggere il nome di una lettera di una famiglia degli apprendimenti basilari della letto-scrittura (corsivo, stampatello, numero), la quale costituisce il cognome. Si deve precisare ancora, leggendone la specie (maiuscola o minuscola).

Quindi dire (figg. 2-5):
1) puntello,
2) ovale accostato al puntello, ovvero non collegato,
3) astina di completamento accostato all’ovale,
4) concavo basale finale

è il leggere in maniera consapevole la lettera “a” minuscola corsiva.

Questo modello lo abbiamo appreso tutti quanti: lo leggiamo, obbligatoriamente ed in maniera inconsapevole, ogni volta che dobbiamo scrivere una “a”, indipendentemente dal modo in cui poi lo mano-scriviamo.

costitutivi: puntello
costitutivi: ovale
costitutivi: astina
costitutivi: concavo basale

E) IL LEGGERE VUOLE ANCHE CHE AL NOME SI ASSOCI LA FUNZIONE ESERCITATA DALLO STESSO. IL RUOLO FONDATIVO (DELLA GRAFICA SIMBOLIZZATA) DEL MODELLO APPRESO PER IMITAZIONE

Dire ovale, ad esempio, è una lettura consapevole di un modello letterale. La lettura inconsapevole, della quale si sta parlando, invece, associa a questo nome la funzione simbolica dello stesso, che qui semplificando definiamo con l’inglobare.

Nell’esempio dell’omino girino si è visto che l’atto imitativo dei modelli formali è (verosimilmente, in quanto non compete alla grafica simbolizzata provarlo) innato: ci si potrebbe anche interrogare e chiedersene la ragione, ma si tralascia per brevità.

Ma cosa significa imitare un modello, ovvero chi agisce su chi? E’ il soggetto che agisce sull’oggetto o è l’oggetto che agisce sul soggetto? E’ l’oggetto che agisce sul soggetto, indiscutibilmente, semmai il problema, come si è visto, è costituito dalla ragione che spinge quest’ultimo ad imitare il primo.

E’ l’oggetto che agisce sul soggetto in quanto, è il primo che “dice” al secondo, semplificando: devi fare come io ti ordino, in quanto ciò è buono e giusto. La conclusione alla quale si arriva è la seguente: se si accetta il punto di vista della grafica simbolizzata, allora nella fase in cui si apprende a leggere scrivendo su base imitativa, ogni segmento dell’oggetto costituisce un’operazione (un atto concreto) che fu agita sul soggetto.

Dunque, l’oggetto condiziona il soggetto: questo è il punto di interesse della grafica simbolizzata, cosicché, ecco il punto, quando colui che è obbligato ad apprendere a leggere scrivendo saprà effettivamente leggere e scrivere in maniera spedita, allora lui diventerà il modello. Insomma, alla fine del processo di condizionamento, i cani di Pavlov divennero Pavlov (come lui li volle), portando a paradosso.

Quindi leggere in maniera inconsapevole è assegnare ai nomi dei costitutivi di un modello letterale appreso per imitazione le rispettive funzioni. Il bimbetto delle elementari che apprende a leggere scrivendo sa, in maniera inconsapevole, assegnare una funzione ad ogni costitutivo di un modello letterale: lo sappiamo, in quanto lo abbiamo provato su base di ricerca e di riscontri empirici.

F) L’ORIGINE DEL TUTTO (STUDIABILE CON GLI STRUMENTI DELLA GRAFICA SIMBOLIZZATA)
Dunque se supponiamo per vero, come ci è imposto dalle sperimentazioni, che nella fase imitativa è l’oggetto che condiziona il soggetto, ed ancora se supponiamo che il soggetto è obbligato ad imitare l’oggetto, allora quando costui ha subito tale condizionamento?

primo e secondo inglobamento

Lo ha subito nel I inglobamento (fig. 6): in quanto tutti fummo inglobati in un ente tridimensionale, che nella rappresentazione in piano è un ovale e, in quanto, in quella fase dipendevamo in tutto e per tutto da lui.

Poi fummo espulsi e lo schema precedente si ripeté a parti invertite, fummo noi ad inglobare un ente tridimensionale, più piccolo del precedente, detto capezzolo.

E’ la nascita della ripetizione incessante a parti invertite: ne ho parlato decine di volte su questa pagina https://www.aidas-dgs.it/la-provocazione-stimolo-fondamentale-del-primo-inglobamento-ribadita-a-parti-invertite-dal-secondo/

Ma la conclusione di forte interesse che qui preme è la seguente: si è obbligati a rievocare inconsapevolmente le origini, ossia il primo e il secondo inglobamento, non solo perché non potremmo farne a meno (in forza dei condizionamenti subiti), ma anche perché altrimenti non sapremmo nemmeno di esistere. Anche altri dicono più o meno le stesse cose, ma noi le diciamo in autonomia e secondo un punto di vista specifico ed originale.

G) LA LETTURA INCONSAPEVOLE DELLA LETTERA “A” CORSIVA MINUSCOLA, FINALMENTE
Riprendiamo le fila:

a) Il modello è un’organizzazione spazio-temporale. Rispetto allo spazio, sono coinvolti la sinistra–destra, l’avanti-dietro e l’alto-basso. Rispetto al tempo, in ogni millimetro del modello vi sono il qui ed ora (quello che lo si legge scrivendolo), un prima ed un dopo;

b) Nella fase dell’apprendimento per imitazione ogni sequenza del modello che è imitato è un’azione esercitata su colui che lo sta imitando. Colui che imita, come visto, è obbligato ad operare un riferimento alle primissime fasi evolutive, ossia al I e al II inglobamento.

I luoghi di maggiore interesse del modello letterale della “a”, tenendo conto di quanto sopra, sono quelli che consentono il percepirsi inglobati. Tali luoghi sono l’ovale (fig. 3) e il concavo basale (fig. 6). A propria volta, come si intuisce i riferimenti agli inglobamenti indicano che si è obbligati a tornare indietro, ossia all’inizio (al prima, del prima, del prima, semplificando): lo si è supposto e lo si è dimostrato su base di sperimentazioni, come detto.

Tutto ciò che è nel perimetro sono azioni agite sul cucciolo e per il cucciolo, ovviamente in questa fase l’oggetto che agisce è mamma. Dunque, mamma è in tutto il perimetro.

Secondo la grafica simbolizzata si è nella genesi remota (la si suppone nell’età del cucciolo, dal momento della nascita in poi, in quanto attualmente il precedente non lo si sa studiare) del simbolo e della simbolizzazione (il raccontarsi attraverso la lettura e la manoscrittura del simbolo).

Intanto si fa notare che lo schema spaziale costituito dal puntello, più l’astina più il concavo basale restituisce la “i”.
Nella genesi remota della “i” mamma insegna al cucciolo e la postura eretta (lo sorregge alle spalle con il proprio corpo, in quanto l’astina è lei). In pratica, la “i” è il deposito sul suolo, operato da mamma, che avviene subito dopo la fase del gattonamento (è studiata nel “2” e nella lettera “L”, principalmente).
In pratica, il cucciolo è manipolato dall’avvio alla fine della lettera: nel puntello, è sollevato, nell’ovale è inglobato in ogni luogo simbolico.

Quando il cucciolo è nell’ovale dovrà necessariamente chiedersi chi c’era nel prima, e nel prima c’era il puntello. Dunque, il puntello è l’ente che lo ha sostenuto, nel mentre lo depositava nell’ovale e che ora, dall’esterno, sorregge e l’ovale e lui che è all’interno dello stesso.

Poi, infine, mamma lo estrae dall’ovale, e, nella discesa costituita dall’astina, lo deposita sul rigo del suolo: nel concavo basale.

Quando è nel concavo basale, infine, il cucciolo dovrà chiedersi chi sia l’ente che è alle sue spalle che lo sorregge e che un attimo prima lo inglobava. Apprenderà che è mamma. La mamma biologica.

Grazie


Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata).

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