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Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A. Vigliotti, medico, psicoterapeuta, grafologo)

*(Per la parte attinente alla grafica simbolizzata)

Nella fig. 2, tutti gli ovali delle lettere minuscole sono più che adeguati (vedi la “q” e la “a”, ma si può anche considerare la buona curvilineità della “u”), ma allora COME SI SPIEGA LA MAIUSCOLA “a”? Questa lettera sembra completamente estranea al grafismo del bambino, come se scritta da un’altra persona.

COME SI SPIEGA IL MODELLO DELLE MAIUSCOLE DELLA “o” ED “a” CORSIVE?

  • PERCHÉ IL MODELLO DELLE MAIUSCOLE “o” (in questo caso, solo del corsivo, però) ed “a” è voluto con l’ELLISSE BUCATA*?
    Si deve ragionare partendo dal presupposto che tutto ciò che è proposto dal modello calligrafico è anche una “proposta” del maestro e che di conseguenza è anche una “proposta” di mamma e papà.
    Si tratta di una “proposta” che il bambino deve apprendere a riprodurre come voluto dal modello. A propria volta, il lungo processo dell’apprendimento comporta che il modello – che va considerato come PROVOCAZIONE STIMOLO – CONDIZIONERÀ lo scrivente e favorirà la sua RISPOSTA reattiva.

Dobbiamo porci quest’altra domanda:

In effetti, la maiuscola “a” manoscritta di fig.2, molto sofferente e dura, suggerisce che il modello racconta una storia idealizzata che è completamente estranea alle esperienze del bambino.

Non importa se quando è in prima elementare il bambino non capirà la “proposta” (ad esempio, potrebbe non capire perché nello stampatello e nelle minuscole gli ovali sono voluti chiusi): capirà, infatti, quando sarà grande. Non si dice così, infatti? Si dice così.

Questa proposizione (“capirà quando sarà grande”), però, pone l’accento su un altro aspetto: la trasmigrazione della concezione del modello infantile nelle concezioni adulte avverrà con il tempo (ossia con la crescita e secondo il genere dello scrivente), là dove per modello infantile si intende il solo modello corsivo proposto ai bimbi delle prime elementari.

L’ANSIETÀ INSITA NEL MODELLO INFANTILE DALLA DIDATTICA: LE RAGIONI DELLA STESSA

Tuttavia, l’esempio dimostra che il racconto simbolico del modello è subito (ingenera emozioni) e dimostra anche che nell’età infantile lo si sa già leggere inconsapevolmente, o inconsciamente se lo si preferisce.

La lettera del bambino ci conferma che il racconto del modello è potenzialmente angosciante (altrimenti il bambino non avrebbe eseguito la “a” maiuscola in modo così sofferente).

CHE COSA È IN DISCUSSIONE, ALLORA, RISPETTO ALLA TRASMIGRAZIONE NELL’ETÀ ADULTA?

Evidentemente il modello delle maiuscole degli ovali corsivi dice due cose:
1) Con la crescita (le maiuscole si riferiscono ad un bimbo che deve apprendere a comportarsi come i grandi) si deve essere pronti a fare delle scelte potenzialmente dolorose;

2) Ma tali scelte avranno degli effetti benefici, indispensabili alla crescita e al dispiegamento delle potenzialità soggettive, secondo l’età e il genere dello scrivente.

IL RACCONTO SIMBOLICO DEL MODELLO

A questo punto il problema che si ci pone è nel seguente interrogativo: quale è la scelta dolorosa imposta dalla crescita?

Tutto va ricondotto allo schema basilare della grafica simbolizzata, detto del PRIMO INGLOBAMENTO (la fase prenatale), che è il condizionamento basilare (ossia esistenziale) di ogni individuo e che dunque permarrà anche in tutte le fasi evolutive ed involutive (ossia anche nella senilità).


Dunque, con il primo esempio di fig.3 ci si sta riferendo ad un bambino piccolino che si avverte inglobato (ossia abbracciato, voluto bene, protetto, coccolato ecc..) da mamma (a sinistra) e da papà (a destra).
Nel secondo esempio della “O” (rispetto al nostro discorso vale per la maiuscola “a” ciò che vale per la maiuscola “o”, ovviamente) il modello racconta che il bambino ha raggiunto un’età e sta vivendo esperienze di vita che gli debbono (è il modello che “parla”) fare percepire che è abbracciato da altri “mani” (secondo esempio di fig. 3).
In effetti, le maiuscole “o” e “a” del corsivo rappresentano simbolicamente il MAESTRO, la prima, e la SCUOLA, la seconda.

Con la crescita, lo scrivente dovrà apprendere ad “abbracciare” e a “coccolare” a sua volta, il che avverrà quando saprà collegare le maiuscole alle lettere contigue (terzo esempio di fig.3 – vedi l’ovale derivato).

Di conseguenza, la maiuscole del corsivo “o” ed “a” indicano che non si devono temere né la crescita, né la lontananza da casa e da mamma e papà, né le nuove amicizie, né i mutamenti, né di diventare mamma o papà, perché ogni nuova tappa della vita, anche se in apparenza potrebbe sembrare che comporti subire o provocare abbondoni, costituirà nuove opportunità di crescita e di autorealizzazione.

Inoltre, lo sviluppo maturo dei modelli detti indica anche che tutto ciò che amiamo e che tutto ciò che ci ha amato, così come è stato per mamma, prima, e per papà, poi, resterà con noi, per il sempre, alle nostre spalle, come noi resteremo con loro, nel loro davanti.

IL RACCONTO DELLA “A” MANOSCRITTA


La “a” manoscritta, dunque, racconta che il bambino ha sofferto troppo l’incontro con le nuove figure che si stanno occupando di lui. Verosimilmente dovrebbe essere implicato l’incontro con la scuola e con il maestro.

Se il bambino non verrà aiutato a diluire la sofferenza provata, rischia di rimanerne condizionato negativamente nell’età adolescenziale ed adulta: temerà eccessivamente i possibili abbandoni e, con probabilità, anche le possibili nuove esperienze.

Tuttavia è coinvolta un’età nella quale la “medicina” è la coccola, il sorriso, il dialogo, ecc.., ecc…

Grazie.

  • La grafica simbolizzata non reputa più opportuno utilizzare la locuzione “apertura dell’ovale”, in quanto ciò che è “aperto” evoca un concetto positivo. Invece, si tratta di un buco, ovvero di una ferita)?

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