Importante conferma della teoria della grafica simbolizzata. La stessa analisi grafologica ne risulterebbe rivoluzionata, solo se la grafologia lo volesse, naturalmente. Che cosa raccontano le iniziali di parola delle tre figure?
Premessa (Simbolo–Simbolizzazione)
I concetti fondamentali sono due: a) il simbolo e b) la simbolizzazione.
Il simbolo è studiato da tanti e qui non importa nemmeno precisare come lo si studi (ovviamente sono studi importantissimi e che insegnano anche alla grafica simbolizzata), la simbolizzazione, invece, è un’intuizione del sottoscritto.
La grafica simbolizzata non studia il simbolo, ma il simbolo che nasce con il concepimento (si intende tutto il periodo prenatale) e con la nascita dell’uomo.
Chi legge e scrive (1) legge il simbolo inconsapevolmente, e ha avuto bisogno di concepirlo per raccontare la sua storia, per confronto-opposizione con la storia del popolo cui appartiene: questo processo è la simbolizzazione che ci interessa nel qui ed ora ed in questa parte del mondo.
Ed anche tale processo ha una storia, come si vedrà, in quanto ci si racconta attraverso il simbolo. Ciò implica il saper scrivere in maniera personalizzata, che nei tempi antichi apparteneva solamente alle élite.
Definizione di Simbolo
La grafica simbolizzata studia i modelli. Il simbolo della grafica simbolizzata ha un nome che si sa leggere (equivale a nominarlo, tipo i fonemi di “a”, cerchio, animale, ecc.), in quanto ha una forma grafica o è rappresentabile con la stessa (l’animale o il fiore del pittogramma, ad esempio), basata su un modello codificato da una collettività nel corso della sua storia.
Ne discende che qualunque forma grafica che si basa su un modello, e che dunque ha un nome, è un simbolo.
Infine, un simbolo così concepito nella grafica simbolizzata è inteso come “lettera”, cosicché ne sono coinvolti sia i simboli alfabetici (secondo una concezione estesa che include anche il numero) sia i simboli non alfabetici (le forme geometriche, il disegno infantile, gli esercizi di prescrittura dei bimbi, i segnali stradali ed altro).
Il simbolo studiato dalla grafica simbolizzata, dunque, è un costrutto storicamente determinato, che le collettività degli uomini hanno avuto bisogno di elaborare per raccontarsi.
Dal leggersi di pochi al raccontarsi di tutti.
Le scritture dei tempi antichi, ma anche le scritture degli Scriptorium medievali, costituivano le simbolizzazioni di quelle che, con il linguaggio di oggi, potremmo definire le classi dirigenti (come le stesse si “leggevano” e dunque come si raccontavano e come le “classi non elette” e persino gli analfabeti dovevano “leggere le loro autorappresentazioni”).
La svolta si è avuta quando, per la nostra parte, la scrittura corsiva assume forme simili alle attuali (2) e quando, in tutte le parti del mondo o quasi, a partire dall’età moderna, progressivamente, subentra lo “scrivente di massa”.
Insomma, se da una parte si sostiene che qualsiasi simbolo grafico è letto dall’individuo secondo la propria storia individuale, dall’altra occorreva uno strumento che consentisse ad ogni individuo il raccontarsi scrivendo.
E’ stato indispensabile che le persone apprendessero a scrivere in maniera personalizzata, dunque. Di conseguenza, tutto quello che sinora è stato detto rispetto all’età antica e alle stesse scritture degli Scriptorium è una supposizione ragionevole, che si sorregge sulle recenti scoperte della grafica simbolizzata, ivi comprese quelle delle quali sto parlando in questo post.
In altre parole, si suppone (in quanto non lo si sa provare) che la simbolizzazione, intesa nella lettura inconsapevole del simbolo secondo la propria storia, sia sempre esistita; la novità dei tempi moderni è che finalmente ogni individuo (scolarizzato) sa raccontarsi attraverso la sua lettera manoscritta. E ciò, ecco il punto, lo si sa provare.
La scoperta: è impossibile non simbolizzare
Si è scoperto che la simbolizzazione è un processo inevitabile, in quanto come detto nasce con il concepimento e con la nascita dell’uomo.
In altre parole, si assume che sia impossibile non simbolizzare, sebbene lo si possa provare, e lo si prova, solo studiando le lettere manoscritte. La prova definitiva si avrà quando la grafica simbolizzata potrà studiare il disegno infantile.
Tuttavia, il fatto che il disegno infantile sia, per un verso, un fatto imitativo del tutto spontaneo (nessuno insegna al bambino a disegnare il corpo umano, la casa, la famiglia, il paesaggio, ecc… Chissà, tornando nel passato più remoto, vi potrebbe corrispondere l’età del pittogramma) e che altri gli attribuiscano un significato psicologico, rende molto plausibile l’assunto.
La grafica simbolizzata vorrà provare che detto disegno racconta anche i traumi subiti dal bambino, non solo il vissuto (appartengono al vissuto, ad esempio, le relazioni familiari che si rinvengono nel disegno della famiglia) studiato da altri e che ovviamente è studiato anche dalla grafica simbolizzata, per la parte che interessa il racconto e per la parte che tale racconto implica a livello di conseguenze, in totale autonomia dalla psicologia.
Tuttavia la grafica simbolizzata ha già dimostrato nel corsivo, prima, e nello stampatello negli ultimi tempi, che in ogni lettera manoscritta le persone di qualsiasi età, raccontano i traumi che hanno subito nel corso della loro vita, a partire da quelli dell’età del cucciolo e della primissima infanzia (l’atto della nascita, l’assunzione del latte, l’andare a ninna, i brutti sogni infantili, le ferite subite, i lutti e così via).
Insomma, allo stato, ciò che si dovrebbe provare, in modo indiretto ovviamente, è che la simbolizzazione è inevitabile, esattamente come è impossibile non comunicare, il che lo si potrebbe anche spiegare con il fatto sostenuto da altri (la linguistica) che la facoltà del linguaggio è innata.

Tutto quanto sopra implica che ogni modello grafico è un pretesto per leggersi e per raccontarsi, simbolizzandolo (si osservino, ad esempio, le due A di fig.1). Ad esempio, la differenza abissale tra le due lettere maiuscole della fig.1 – che invita a riflettere coloro che si occupano di perizie – si spiega con il fatto che la scrivente non avrebbe potuto raccontare la propria storia con la sola lettera corsiva.
La prova che bisognava fornire, innanzitutto
Dunque, se la scrittura (il modello) è la storia simbolica delle collettività degli uomini, e se la scrittura manuale è il raccontare la storia di un individuo appartenente a detta collettività, allora si doveva dimostrare che nella scrittura di ogni individuo si raccontano anche nonno, nonna e talora l’avo (in genere il bisnonno e la bisnonna) se di questi ultimi il cucciolo e il bimbo che fu lo scrivente ne sentì parlare in famiglia.
A maggior ragione, la scrittura manoscritta deve raccontare anche i nonni non conosciuti, in quanto deceduti prima che il cucciolo nascesse.
Dopo la scoperta di mamma e poi di papà, i bimbetti apprendono quasi subito che anche mamma e papà sono figli di nonno e di nonna e poi, con la crescita, scoprono il concetto di avo e il concetto simbolico di “Adamo ed Eva”.
Di conseguenza, la grafica simbolizzata doveva dimostrare che c’è una scrittura che racconta la storia degli “avi” di questa parte del mondo, e questa scrittura è il latino romano, ovvero lo stampatello maiuscolo attuale.
Per confermare questo dato bisognava provare che nella simbolizzazione dei bimbetti di questa parte del mondo e nel qui ed ora, lo stampatello racconta nonno, nonna, conosciuti o meno.
Ciò è stato dimostrato e si proverà facilmente anche a coloro che non conoscono la grafica simbolizzata.
La possibile portata per la grafologia
A propria volta, il concetto di nonno e di storia individuale che parte addirittura dal nonno e dall’avo, oltre che di forte potenziale interesse per le psicologie, lo potrebbe essere anche per la grafologia. In pratica, in quanto sono anche un grafologo ed amo la grafologia, sto dicendo che le analisi grafologiche attuali sono insufficienti e che anche la semeiotica attuale dei metodi grafologici andrebbe, gioco forza, riadattata e integrata.
Si ha una conferma diretta della fortissima influenza del nonno anche osservando le iniziali maiuscole del corsivo manoscritte, delle tre figure in visione (ma il fenomeno è generalizzato). Tali maiuscole di inizio frase – come non vederlo, se grafologi? – ci dicono chiaramente che il destino individuale non può fare a meno dell’eredità lasciata da nonna e da nonno, ossia dai genitori di mamma e di papà. Logicamente ne sarà influenzato anche il destino di chiunque deciderà o meno di diventare genitore.
Cosa raccontano le iniziali di parola?

Le lettere iniziali di parola dello stampatello maiuscolo e del corsivo delle tre figure raccontano (in ordine sparso – ogni figura si riferisce a scritte di uno stesso scrivente):
– Che almeno un nonno non lo si è conosciuto;
– Che almeno un nonno se ne è andato prematuramente (in genere lo scrivente era un bimbetto);
– Che il pensiero del nonno di cui sopra ancora è persistente e che lo si conserva gelosamente;
– Che nonna e nonno non ci sono più;

– Che si è abitato in casa di nonna e nonno, oppure che nonno e nonna hanno abitato nella casa del cucciolo, ovvero nella casa di mamma e di papà;
– Che il bimbetto che fu lo scrivente ha temuto di essere destinato ad un’altra culla (ha temuto che, alla nascita, sia stato assegnato ad una mamma non sua);
– Che quando era cucciolo e piccolino era affidato alle cure della sola nonna e mamma, con papà completamente assente;
– Ecc..
Lo so che è inverosimile, ma tanto è, e sono gli scriventi intervistati a confermarlo.
Tutto ciò, ormai, tranne che per la parte teorica che ho l’obbligo di rendere pubblica (in accordo con il Comitato Direttivo dell’AIDAS-DGS) e che ho reso pubblica anche in questo post, appartiene al segreto deontologico ed etico, nell’interesse degli scriventi, in quanto rivela segreti. Le scoperte saranno rese pubbliche nell’AIDAS-DGS (i soci sottoscriveranno l’obbligo al segreto), ma ricordo che chiunque può iscriversi a tale associazione.
Grazie.
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1) Include anche il concetto dello scrivente della grafologia, ma si è scoperto che il protagonista fondamentale è il lettore,
2) Con l’umanistica corsiva. Da Wikipedia: La scrittura umanistica fu la grafia dell’alfabeto latino propria del periodo umanistico ed è il frutto di un’elaborazione cosciente da parte degli intellettuali del Tre-Quattrocento per reazione alla scrittura gotica. Il primo che propose di adottarla fu Petrarca.
Di Guido Angeloni, autore della grafica simbolizzata (©), socio fondatore e direttore scientifico* dell’AIDAS-DGS (presidente A.Vigliotti).
*Per la parte della grafica simbolizzata